Sostenibilità

Il 5 per mille al WWF, investimento sul futuro

di Redazione

Quando chiedo ad amici e parenti di attribuire al WWF la quota del 5 per mille che la legge consente di destinare – nella dichiarazione fiscale e senza aggravi per il contribuente – alle associazioni senza fine di lucro, mi sento spesso rispondere: «Ma poi che ci fate con questi soldi?». L’opinione corrente, in un Paese di furbi e corrotti come il nostro, è che ogni contributo dato alle associazioni di volontariato finisca a «pagare gli stipendi del personale». O, nell’ipotesi più favorevole, nell’organizzare inutili convegni, finanziare lussuose pubblicazioni o mantenere la sua burocrazia.
Pur se una parte di queste contribuzioni finisce, anche da noi, in queste necessarie iniziative, la risposta che mi sento di dare ai contribuenti indecisi è la seguente: la maggior parte del bilancio del WWF è destinato a cose concrete. Come le nostre oltre 100 Oasi – che difendono paesaggi, acque, suolo e biodiversità su 30mila ettari – e nei Centri di recupero animali selvatici (Cras), che ognuno può visitare per rendersi conto come i suoi soldi vengono usati. Andare nelle Oasi e nei Cras e parlare con i responsabili e le guardie, fa capire come il WWF spende i suoi contributi.
Infine, a coloro che sono in dubbio tra la ricerca medica e la difesa della natura, vorrei dire che è assai importante cercare di sanare le malattie come il cancro ed altre terribili patologie. Ma è altrettanto (e forse più) utile impegnarsi nella loro prevenzione, eliminandone le cause e garantendo una migliore qualità della vita e dell’ambiente. Proteggere aria e acqua, foreste e litorali, mare e montagne da devastazioni e inquinamenti costituisce un presidio contro tante orrende patologie, la cui causa è legata proprio al degrado ambientale.
Fulco Pratesi


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