Welfare

Il 3 per mille che occupa l’8 per cento

15mila disabili lavorano nella cooperazione sociale

di Redazione

Il 3 per mille dell’economia dà lavoro all’8% dei disabili. Stiamo parlando delle oltre 15mila persone occupate nella cooperazione sociale. Il settore fattura quasi 2 miliardi di euro a fronte dei 1.600 del Pil nazionale e impiega circa 65mila persone su 23 milioni di lavoratori italiani. Il calcolo lo ha fatto Gianfranco Marocchi di Federsolidarietà sul blog libroverdefedersolidarieta.wordpress.com. Per il presidente del consorzio “Idee in rete” si tratta di «un vero miracolo», confermato dalle esperienze sul territorio.
«Le cooperative sociali nascono per dare lavoro a persone svantaggiate», ricorda Alberto Fontana, presidente Uildm – Unione italiana per la lotta alla distrofia muscolare e socio della cooperativa milanese Spazio aperto. «La nostra attenzione si concentra soprattutto su quelli che hanno maggiori difficoltà lavorative, come chi non ha un titolo di studio elevato o ha un handicap mentale», continua Fontana. La sua è una delle poche coop a lavorare anche in convenzione con un’azienda privata, la farmaceutica Boehringher Ingelheim, che dal 2005 ha attivato una partnership per curare le pulizie della sede milanese. «Siamo entrati in contatto con Spazio Aperto grazie al servizio della Provincia di Milano», racconta Concettina Costanza, responsabile Risorse umane di Boehringer, «Abbiamo iniziato con due disabili e oggi lavorano con noi sette disabili psichici». Un caso in cui la rete tra amministrazione pubblica, privato sociale e imprese ha funzionato a dovere. Ma sembra una storia quasi isolata. «Sì», riconosce Fontana, «le convenzioni sono uno strumento da migliorare».
Il 99% delle persone con disabilità che lavorano nel settore è impiegato direttamente nelle cooperative, come la bolognese Virtualcoop, fondata nel 1996 da Maurizio Cocchi, 58 anni, affetto da tetraparesi spastica. «Siamo partiti con l’idea dell’autogestione dei disabili e ci siamo specializzati in particolare nel settore dell’informatica e della comunicazione», spiega Cocchi. La cooperativa oggi offre servizi per alcune delle più importanti aziende della zona come Atc, l’azienda dei trasporti di Bologna, e Hera, la multiutilities dell’Emilia-Romagna. «Su 23 soci, 18 sono disabili», continua Cocchi, «e uno dei nostri problemi maggiori riguarda la formazione. Noi abbiamo bisogno di personale molto qualificato ma non è facile trovare un ingegnere meccanico disabile…». Infatti le statistiche segnalano che oltre il 60% dei disabili ha al massimo la licenza media. «Invece di starcene a casa a far niente, noi disabili dovremmo impegnarci di più nello studio: è difficile, ma non impossibile», chiosa Cucchi.
Difficoltà simili a Padova, alla cooperativa Sinfonia. «Ci occupiamo di comunicazione sul web, pubbliche relazioni e ufficio stampa. Il nostro lavoro è di alto livello qualitativo e richiede una competenza tecnica notevole e nel nostro staff sono inseriti a pieno titolo quattro portatori di handicap: due stabilmente inseriti, altri due tirocinanti», spiega il presidente Antonio Cabras. «Le nostre strutture lavorano sul mercato come tutte le altre, partecipiamo a gare per appalti pubblici e privati. Ma allo stesso tempo vogliamo che il lavoratore dia il massimo, per questo siamo dotati di educatori e psicologi», ricorda Fontana. Non senza difficoltà, però: «Si dovrebbero rivedere i criteri per le gare d’appalto nella pubblica amministrazione, assegnando punteggi più alti a chi rispetta le categorie protette».

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