Formazione

Il 21 febbraio è la giornata del Braille

L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti festeggia la ricorrenza

di Redazione

Con l?approvazione della legge 126/2007 il Parlamento italiano ha stabilito che il 21 febbraio di ogni anno sia dedicato alla celebrazione della Giornata Nazionale del Braille. Il braille è il sistema di lettura e scrittura in rilievo, ideato dal francese Louis Braille, per consentire anche ai ciechi di leggere e di scrivere, di comunicare, di fissare il proprio pensiero, di studiare, di lavorare e di integrarsi nel contesto sociale di appartenenza. Con l?approvazione della legge 126/2007, il Parlamento italiano, primo nel mondo, ha riconosciuto l?importanza fondamentale di una scrittura dedicata, per una minoranza, altrimenti condannata irreparabilmente all?emarginazione. I ciechi di tutto il mondo sono consapevoli dell?importanza decisiva che l?invenzione di Louis Braille ha avuto per la loro vita. Senza l?alfabeto ideato da Louis Braille, essi sarebbero rimasti indefinitamente esclusi dalla cultura e dal lavoro, i soli mezzi grazie ai quali hanno potuto liberarsi dalla condizione di perenne dipendenza dalla compassione e dalla beneficenza, degli altri, per divenire protagonisti consapevoli della loro integrazione sociale. Se i ciechi del mondo intero possono esprimere in questi termini il loro impegno programmatico, lo si deve esclusivamente alla genialità di uno di loro: Louis Braille. L?Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ha organizzato, per il 20 febbraio alle ore 12 una conferenza stampa per raccontare l?importanza e l?attualità di questo metodo, che ha spalancato ai ciechi le porte della conoscenza. Una scheda A cura dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti L?autentica originalità del sistema braille consiste, in primo luogo, nella sua perfetta rispondenza alle esigenze della percezione tattile. Infatti, la fondamentale preoccupazione di Braille fu quella di trovare una scrittura leggibile per mezzo delle dita. «Il lettore cieco non conta i punti in rilievo, come non pochi sembrano credere, ma percepisce delle strutture costituite di punti, in modo tale che i complessi meglio individuabili non sono quelli costituiti da un minor numero di punti, bensì quelli rappresentati da forme più peculiari» (Henri). Ogni segno del sistema ha dimensioni tali, da poter essere ricoperto dal polpastrello del dito lettore (per un?altissima percentuale di ciechi è l?indice della mano sinistra). Al fine di accelerare la velocità di lettura, alcune scuole insegnano ad utilizzare insieme l?indice e il medio di entrambe le mani. La lettura avviene mediante il movimento delle dita secondo la direzione della riga. I normali caratteri prodotti in rilievo richiederebbero movimenti trasversali alla riga, a causa delle loro forme e delle loro dimensioni, determinando un eccessivo rallentamento della lettura. Braille, proprio perché si era avvalso della sua esperienza personale, aveva potuto definire con precisione le dimensioni dei caratteri del proprio sistema, tanto che non hanno ottenuto significativi successi tutti i tentativi di utilizzare caratteri con dimensioni ridotte. Il potere di risoluzione del tatto è incomparabilmente inferiore rispetto a quello della vista; la soglia percettiva tattile presenta limiti invalicabili. In secondo luogo, vanno segnalate la semplicità e la razionalità del sistema, costituito dalle sessantaquattro combinazioni di sei punti, (compreso lo spazio vuoto). I punti sono organizzati in serie ricorrenti, in modo tanto razionale, da consentire ad un adulto di apprenderlo facilmente in poche ore. È tuttavia possibile, mediante l?unione di più segni, ottenere un numero anche elevato di simboli, particolarmente utili per la trascrizione della musica, della matematica e delle scienze. Da ultimo, vanno ricordate due caratteristiche veramente straordinarie del braille: il sistema risulta estremamente duttile e flessibile, tanto che, con i solititi sei punti, ricorrendo a piccoli accorgimenti, i ciechi hanno la possibilità di leggere e di scrivere tutti i testi di loro interesse. Lingue antiche e moderne, le lingue slave, l?arabo, il cinese (i ciechi cinesi, per scrivere in braille, hanno sostituito gli ideogrammi con una scrittura fonetica). Lo stesso Braille, come si è accennato sopra, fin dalla prima edizione della sua opera, si preoccupò affinché fosse possibile scrivere la musica. Al fine di evitare equivoci sulla natura del testo da leggere (le dieci cifre, ad esempio, corrispondono alle prime dieci lettere dell?alfabeto, come sono scritte con segni, corrispondenti a lettere dell?alfabeto, le note musicali), si usano apposite chiavi di lettura, in modo che il lettore possa immediatamente comprendere se sta leggendo un testo letterario o matematico o musicale o altro. Il braille è risultato perfettamente adattabile anche all?informatica, tanto che gli otto punti utilizzati dal sistema binario hanno consentito di realizzare display braille con cui l?utente può utilizzare indifferentemente il braille a otto o a sei punti. Questa ulteriore possibilità di adattamento del sistema ha prodotto risultati di incalcolabile valore: i testi possono essere agevolmente trasferiti da un qualsiasi computer al dispay braille e viceversa, possono essere memorizzati, immessi in una stampante, possono essere rielaborati, integrati, corretti innumerevoli volte? Al fine di ridurre gli spazi notevoli richiesti dalla trascrizione in braille, ma anche per accelerare la lettura, si è fatto ricorso a speciali forme di stenografia. Per l?italiano, esiste una stenografia braille, ma, per ragioni diverse, praticamente non viene utilizzata. Larghissimo uso della stenografia, invece, si fa in Germania, nei Paesi anglofoni e francofoni. Il braille ha fatto uscire i ciechi dalla preistoria, consentendo loro di comunicare per iscritto, di partecipare attivamente alla vita culturale della società. Sarebbe impossibile, oggi, pensare alla formazione di una persona che non padroneggiasse con disinvoltura un proprio sistema di scrittura. Da un?indagine, condotta negli Stati Uniti, è risultato che i ciechi alfabetizzati hanno probabilità di trovare un?attività lavorativa soddisfacente, mentre gli analfabeti sono generalmente destinati alla disoccupazione. Nonostante i molteplici benefici recati ai ciechi dal sistema di lettura e scrittura, ideato da uno di loro, appositamente per loro, purtroppo ancora molti manifestano una forte ostilità. Da molti genitori, ad esempio, il braille è considerato emarginante e stigmatizzante. In qualche modo, l?apprendimento del braille è identificato con il riconoscimento definitivo della cecità del figlio: occorre rispetto per il sentire di ognuno, ma noi abbiamo l?obbligo di far sapere che nel contesto sociale attuale, l?analfabetismo crea enormi difficoltà. L?autentica emarginazione deriva dall?impossibilità di risolvere problemi, non già dagli strumenti con i quali i problemi si risolvono. Molte volte abbiamo sentito dire che il braille è superato e che non serve più. Lo dicono anche troppi insegnanti di sostegno che, particolare tutt?altro che trascurabile, non solo non conoscono il braille che dovrebbero insegnare agli alunni affidati alle loro cure, ma che rifiutano anche di impararlo, relegando i malcapitati bambini alla condizione di analfabeti strumentali. Scrive il Gauvrit: «Braille ha liberato l?intelligenza e le forze vive di una massa di uomini emarginati dall?istruzione e dal lavoro degli altri uomini?», «Ponendo i suoi sei punti sotto le dita dei ciechi, egli li ha resi simili agli altri, ha consentito loro di leggere in modo diretto, corrente ed intelligibile i medesimi testi, di conoscere la stessa civiltà, di partecipare con gli altri e come gli altri alle più alte manifestazioni della vita culturale». Il braille presenta, però, anche alcuni gravi limiti. Anzitutto, gli alti costi di produzione, dovuti alla carta speciale ed alla necessità di avvalersi di personale preparato ad hoc. Poi i lunghi tempi necessari per produrlo, a causa dei quali il materiale posto a disposizione dei lettori risulta sempre insufficiente. Finalmente, le dimensioni dei volumi braille: ogni opera occupa numerosi e spessi volumi di centimetri ventisei per trentacinque, tanto da non consentire ai ciechi di disporre di una biblioteca personale. Si è, almeno in parte, ovviato all?inconveniente, ricorrendo al sistema della biblioteca circolante.


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