Famiglia
Il 15% degli italiani è un volontario
Lo riferisce il sondaggio Ipr Marketing. Il 43% delle persone che volentieri si impegnerebbero nel volontariato punta sull'accoppiata sociale-sanita
di Redazione
Negli ultimi tre anni 15 italiani su 100 hanno svolto attivita’ riconducibili al volontariato. E, tra quelli che non l’hanno praticato mai, il 41% conosce almeno un volontario. Sono i dati emersi dal sondaggio Ipr Marketing sul mondo del volontariato, pubblicato oggi nel dossier del “Sole 24 ore” del lunedi’ e riportato dall’agenzia Dire.
Il 43% delle persone che volentieri si impegnerebbero nel volontariato punta sull’accoppiata sociale-sanita’, in particolare donne, anziani e soggetti con un titolo di studio inferiore. La protezione dell’ambiente e degli animali, la ricreazione e la cultura interessano, invece, di piu’ i giovani. Gli uomini sono coinvolti, in particolare, dalla protezione civile a dallo sport, mentre sono le donne ad essere protagoniste, quando si tratta di ascolto del disagio psicologico. Per il 51% e’ preferibile l’impegno in un’associazione religiosa, ma anche quelle laiche raccolgono una buona percentuale di adesioni (37%). Tra tutte le organizzazioni che si occupano di volontariato, la Caritas e’ quella che risulta essere piu’ conosciuta (17%), seguita dal Telefono Azzurro (13%) e dall’Unicef (10%). Ma, sulla scelta delle dimensioni, sono preferite le associazioni piu’ “piccole” della propria citta’. Infine, sono ben 62 su 100 le persone che hanno versato almeno un contributo a favore di una campagna di volontariato.
econdo il censimento Fivol, poi, dal 1996 al 2006 le organizzazioni di volontariato sono passate dal 12mila a 28mila. Un numero che rileva un aumento consistente del settore, accompagnato anche da una modifica degli caratteristiche che attraggono il volontario. “Mentre un tempo contava molto la matrice culturale dell’organizzazione- spiega Renato Frisanco, responsabile studi e ricerche della Fivol (Fondazione italiana per il volontariato)- adesso la ‘mission’ ha sempre piu’ importanza. Deve essere chiara, coinvolgente e concreta. Bisogna considerare che e’ cresciuto il numero delle istanza alla base di fare volontariato. I giovani, in particolare, negoziano continuamente la loro appartenenza, hanno bisogno di confrontarsi su progetti e obiettivi precisi”. Stanno soprattutto cambiando i settori nei quali si sente un maggiore bisogno di nuove associazioni: “Il deficit riguarda le attivita’ a sostegno di immigrati, anche minori- sottolinea Frisanco- nuovi poveri, ex detenuti, rom, senza dimora, vittime di violenza, abuso, usura, tratta di esseri umani”. Per il resto, rileva il responsabile studi Fivol, c’e’ un dislocarsi del volontariato su tutti i temi dlela qualita’ della vita. “Inoltre- conclude Frisanco- il nascere di parecchie organizzazioni su iniziativa di gruppi di cittadini, e non per ‘gemmazione’ da strutture gia’ esistenti, e’ un fatto positivo: significa che esiste un tessuto sociale ricco e partecipativo un po’ ovunque nel nostro Paese, non solo nelle regioni centro-settentrionali”.
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