Non profit

Il “Parnaso” dei musei

La sigla sta per “Patrimonio Artistico: Ricerca e Nuove tecnologie Applicate allo Sviluppo e alla Occupazione”. Ovvero, la telematica al servizio di restauro e fruizione multimediale delle opere d’art

di Alessandro Sortino

In Italia c’è un giacimento: il patrimonio artistico culturale. Il governo ha deciso di cominciare a sfruttarlo utilizzando le nuove tecnologie. Il progetto si chiama Parnaso dal nome del monte dove abitavano le Muse. Lodevole è lo sforzo dei comunicatori governativi di far coincidere la sigla del progetto con il nome mitologico del monte. Per esteso infatti l’acronimo vuol dire: Patrimonio Artistico: Ricerca e Nuove tecnologie Applicate allo Sviluppo e alla Occupazione. Non è un caso dunque che il progetto sia frutto di una sinergia tra il ministero della Ricerca scientifica (titolare, Luigi Berlinguer) e quello per i Beni culturali (titolare il vicepremier Walter Veltroni). La scommessa è quella di attirare le imprese italiane a investire nel restauro e nella valorizzazione del patrimonio, utilizzando forme di cofinanziamento che comprendano fondi italiani ed europei (in tutto ci sono 250 miliardi pubblici disponibili, di cui 80-90 subito). E ciò al fine di inventare nuovi sistemi tecnologici, di applicare quelli già inventati, di formare nuove professionalità, e in definitiva di contribuire allo sviluppo e alla occupazione utilizzando l’unica materia prima di cui l’Italia abbonda: le opere d’arte. Spiegano gli esperti: la moltiplicazione dei canali di comunicazione richiederà sempre di più una produzione di contenuti. Chi ha la fortuna di possederli deve avere l?intelligenza per sfruttarli. Qualche esempio: grazie a un sistema multimediale si potrà partire dall’opera contenuta in una sala del museo per andare poi a verificare quali opere sono collegate con essa (per genere, per soggetto, per epoca, per autore), nonché quali sono presenti nelle altre sale, creandosi un percorso personalizzato. L??ipervisita? al museo può estendersi telematicamente agli altri musei, attraverso collegamenti in rete. Fin qui la telematica. Ma esistono grandi spazi di applicazione anche in altri settori, primo fra tutti il restauro. L’Italia è all’avanguardia (sono italiani i restauratori dell’esercito di terracotta di Xian, in Cina, il più importante ritrovamento archeologico dell?ultimo decennio) ma occorre specializzarsi in nuove tecnologie. In particolare potranno essere messe a punto nuove tecniche diagnostiche di un opera pittorica, attraverso l’uso del laser. Entro gennaio ci sarà la pubblicazione del primo bando.


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