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Il “socio” può attendere

Una Commissione presieduta da Zamagni aveva licenziato una bozza di provvedimento nell’aprile scorso. Ma complicati aspetti tecnici ne hanno ritardato il cammino. Ecco perché

di Francesco Maggio

Si sta rivelando molto più tortuoso del previsto il percorso che avrebbe dovuto portare alla presentazione di un disegno di legge governativo che disciplini in modo organico la figura del socio-lavoratore di cooperativa. Come noto, infatti, coloro che prestano la loro opera presso una cooperativa di lavoro, partecipando nel contempo, come soci, all?attività d?impresa, non rientrano in alcuna previsione normativa che ne definisca chiaramente lo status di lavoratori autonomi, subordinati o altro. Questa assenza di qualificazione giuridica ha alimentato un aspro dibattito – in merito al quale ha dovuto pronunciarsi anche la Corte di Cassazione – tra i sostenitori della tesi che il socio lavoratore fosse da considerarsi un lavoratore subordinato a tutti gli effetti e quelli che invece, ponendo l?accento sugli aspetti legati alla natura associativa del rapporto, ritenevano non vi fossero affatto i presupposti giuridico-economici per giungere ad una simile conclusione. Comprensibilmente elevate sono state quindi le attese del mondo cooperativo suscitate dalla decisione assunta dal governo agli inizi dell?anno di affidare al professor Zamagni, già ?padre? della legge sulle Onlus, il compito di presiedere una Commissione di studio che entro sessanta giorni licenziasse un articolato di legge completo per risolvere l?annosa questione.
Una volta terminati i lavori della Commissione, il governo avrebbe presentato a breve un disegno di legge. E che i tempi sarebbero stati davvero contenuti lo fece intendere lo stesso Presidente del Consiglio Prodi a Padova, in occasione della Convention del Terzo settore svoltasi lo scorso aprile. Sono trascorsi più di tre mesi da quando la Commissione Zamagni ha concluso il suo mandato. Il documento finale contiene proposte innovative che hanno registrato un vasto e qualificato consenso sia presso i sindacati che il mondo cooperativo, soprattutto in ordine al ?rivoluzionario? principio della duplicità del rapporto (vedi box) che mette il socio lavoratore nelle condizioni di poter instaurare con la cooperativa due diversi rapporti, uno in base al quale diventa socio, l?altro con cui stabilisce la tipologia contrattuale di lavoro (subordinato, autonomo, part time) che meglio si confà alle sue caratteristiche professionali. «L?impianto della Zamagni è decisamente innovativo e ne condividiamo in pieno l?ispirazione di fondo. Ma la novità dell?approccio proposto può causare dei ritardi di assimilazione culturale e comunque rimangono da definire ancora tutta una serie di dettagli. Ma confidiamo che i tempi non si allunghino troppo», ci ha detto Costanza Fanelli, di Lega Coop. Sulla stessa lunghezza d?onda, seppur con accenti leggermente diversi, le opinioni di Carmelo Romeo della Cgil: «La bozza Zamagni, in linea di massima, va bene. Nutriamo ancora riserve circa la libertà contrattuale che propone. Per noi deve esserci sempre un contratto nazionale che introduca le regole generali, e uno aziendale che riguardi la singole cooperative o il singolo territorio. Tuttavia siamo fiduciosi di arrivare ad un accordo in tempi brevi». Secondo Mario Conclave,della Cisl, al di là di alcune perplessità che derivano dalla varietà di profili dei rapporti di lavoro che la bozza Zamagni introduce, l?auspicio è che «la specificità di un percorso di approfondimento sulla figura del socio lavoratore proceda in parallelo a quello relativo ai cosiddetti nuovi lavori». Sintonia diffusa sulle tesi di fondo, disponibilità a collaborare con il ministero del Lavoro per offrire arricchimenti, auspicio che tutto si concluda in tempi brevi: in presenza di simili condizioni il provvedimento avrebbe dovuto già essere cosa fatta. Abbiamo chiesto lumi all?uffico stampa del ministero del Lavoro circa l?annuncio del ministro Treu – fatto il 27 maggio scorso all?assemblea delle cooperative – che presto il governo avrebbe presentato una proposta di legge sulla regolazione della figura del socio-lavoratore. Ci hanno risposto che si susseguono settimanalmente riunioni con i tecnici del ministero ma che ormai l?estate incalza e se ne riparlerà a settembre. Aspettiamo.

I punti della riforma

La proposta di riforma della legislazione in materia di cooperativa di lavoro e soci lavoratori elaborata dalla ?Commissione Zamagni? si compone di sei articoli e ruota attorno a tre punti cardine, eccoli:

  1. configurazione del rapporto di lavoro nell?ambito di un rapporto di scambio ulteriore rispetto al contratto di società;
  2. facoltà di scelta della cooperativa fra le varie tipologie di lavoro, associato, subordinato o altro;
  3. controllo esterno della congruità di tali scelte.

La Commissione, nel prospettare una simile ricostruzione, ha sostenuto l?opportunità di disciplinare la materia con norme non invasive dell?autonomia contrattuale bensì ispirate al principio di libertà delle parti. Così l?articolo 1, al primo comma, recita che ?i soci lavoratori stabiliscono con la propria adesione, o successivamente, ulteriori e distinti rapporti di lavoro con cui contribuiscono al raggiungimento degli scopi sociali, secondo quanto previsto dal regolamento ai sensi del successivo articolo 5, mettendo a disposizione le proprie capacità professionali anche in relazione al tipo e stato di attività, nonché al volume di lavoro per essa disponibile?.

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