Idee Verso il 2025

Quattro auguri (e quattro sfide) al Terzo settore per l’anno che verrà

Riscoprire il desiderio; rilanciare riti e luoghi; passare dal preoccuparsi all'occuparsi di economia; riscoprire il ruolo politico dei soggetti sociali. Lettera aperta del direttore di Aiccon

di Paolo Venturi

L’augurio rivolto a tutto il Terzo Settore, alla società civile e all’economia sociale si traduce in quattro auspici da consegnare al 2025.

Il primo ha a che fare con il riscoprire il desiderio. All’interno delle nostre organizzazioni è necessaria un’energia che consenta di affrontare le sfide che ci attendono e di non rinunciare a quella sana dose di antagonismo rispetto alle tendenze e al sistema dominante. Non si tratta solo di strategia, ma di un’energia che ci permette di correre dei rischi, di agire per il cambiamento e, soprattutto, di evitare di cadere nella trappola dell’efficientismo o della tecnocrazia. Nella frase tanto citata di Diderot: “Non basta fare il bene, bisogna farlo bene”, viene spesso omessa la parte più importante: “Il bene bisogna volerlo fare”. Non basta farlo bene; bisogna desiderarlo. Per questo è necessario uscire dalle secche di un approccio troppo orientato all’efficienza e alla mera risposta ai bisogni primari e fondamentali. Senza il desiderio, infatti, rischiamo di vedere desertificati il senso e l’impatto delle nostre azioni. Occorre dunque creare un ambiente nuovo e aperto, capace di lasciare spazio e potere alle aspirazioni.

La seconda raccomandazione riguarda l’importanza di rilanciare con forza i riti e i luoghi, sia all’interno delle organizzazioni sia nei territori. I riti sono fondamentali per contrastare l’impoverimento dei legami e per preservare la dimensione simbolica delle comunità. In una società sempre più narcisista e atomizzata, emerge, anche dalle ricerche, che la dimensione relazionale si sostanzia nel produrre, accedere e partecipare a riti. Questi, in molti casi, conservano il senso e il valore dello stare insieme e dell’aiutarsi reciprocamente. La dimensione rituale, intesa non come liturgia per pochi, ma come manifestazione pubblica di chi si riconosce in una visione comune, è cruciale per costruire una società migliore. I riti rendono gli spazi significativi, trasformandoli in luoghi. Fare e rifare comunità è una sfida che richiede luoghi e conversazioni autentiche, non strumentali.

Il terzo augurio per il 2025 è che dobbiamo smettere di preoccuparci dell’economia e iniziare a occuparcene. L’economia, oltre a essere una scienza “sociale”, è alla base, insieme alla democrazia, del modello di sviluppo. Troppo spesso, negli ultimi anni, la società civile e il Terzo settore si sono trovati impreparati e relegati in fondo alla catena economica, con un ruolo riparatorio o di mero “rammendo”. Occorre riappropriarsi di un protagonismo economico, non per cadere nella trappola del mercatismo, ma per dimostrare che la creazione di valore non è appannaggio esclusivo dell’economia for profit. Il valore non si esaurisce nei bilanci e non tutto ciò che conta può essere monetizzato. Il valore economico deve essere espressivo della qualità della vita, del benessere e della felicità che riesce a generare. Stare nel mercato, e non fuori, è sempre più urgente, per contrastare paradossi sempre più evidenti, come il rischio di vedere crescere la cooperazione senza cooperative, strategie che puntano a incrementare la fiducia riducendo però l’associazionismo e il volontariato, o imprese che offrono cura senza relazioni.

Paolo Venturi

L’ultima raccomandazione al Terzo Settore è di non celare la propria ambizione e missione politica. Si tratta, in fondo, di riscoprire ciò che è insito nel Dna delle organizzazioni: l’attivazione e l’auto-organizzazione delle comunità, che generano processi deliberativi e partecipativi orientati all’interesse collettivo. La politica non si esaurisce nella partecipazione elettorale, ma si sostanzia nel rendere vivi e vitali i processi di partecipazione e deliberazione, che i partiti, in molti casi, non riescono più a generare. Al contrario, nel Terzo Settore questi processi mantengono ancora una rilevanza cruciale. È quindi fondamentale per la società civile rilanciare questo ruolo, non limitandosi a fornire indicazioni, ma costruendo la politica come azione comune dal basso, orientata alle istanze generali. Il compito della società civile organizzata non è solo quello di produrre buone pratiche da consegnare alla politica, ma di impegnarsi nella costruzione delle politiche stesse, collaborando con la pubblica amministrazione e condividendo non solo la gestione, ma anche la sovranità. La sfida del futuro si giocherà sempre più sul piano politico, in termini di programmazione e visione strategica. È nell’ambito dei programmi, più che nei progetti, che si sostanzia il ruolo politico e trasformativo del Terzo Settore e dell’economia sociale.

Foto: Pexels

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