Idee Lavoro sociale

Quali servizi per i caregiver del futuro?

Il consorzio Cgm fotografa così la situazione attuale dei servizi per la non autosufficienza e i caregiver: i lavoratori che oggi si scontrano con l’attuale sistema di welfare in qualità di caregiver, non vorrebbero mai - domani - essere presi in carico dall’attuale sistema dei servizi. Ecco la sfida chi opera nei servizi socio-assistenziali e sanitari: ripensarli oggi, partendo dagli anziani di domani

di Elena Silvestri e Francesca Scarinci

Secondo l’Istat in Italia al 31 dicembre 2023 ci sono circa 14 milioni di persone over 65. Di questi, circa 4,5 milioni hanno superato gli 80 anni. Gli anziani non autosufficienti sono almeno 3.860.000 (il 28,4% del totale); dinamica che si aggrava al crescere dell’età e colpisce il 14,6% tra i 65-74enni, sale al 32,5% tra gli anziani di 75-84 anni e al 63,8% tra gli ultra85enni. I disabili si attestano su una percentuale del 5-6% della popolazione totale: sono cioè circa 2-3 milioni. Sempre Istat, poi, calcola che nel 2030 saranno circa 15,4 milioni gli over 65 anni e gli anziani non autosufficienti aumenteranno a 4,4 milioni per raggiungere nel 2050 i 5,4 milioni. 

L’attuale transizione demografica non comporta solamente la crescita progressiva della popolazione anziana e una maggiore cronicità, ma anche il crollo della natalità e la riduzione delle dimensioni dei nuclei familiari ormai vicinissimi a una media di due unità. Famiglie non più in grado di farsi carico delle crescenti necessità assistenziali, come avveniva nel secolo scorso.

Una situazione che rappresenta un debito demografico nei confronti delle generazioni future, soprattutto in termini di previdenza, spesa sanitaria e assistenza. Si tratta di un cambiamento demografico che comporterà un incremento esponenziale della domanda di cure e assistenza per persone parzialmente o totalmente non autosufficienti. A soddisfare tale domanda saranno solo in parte i caregiver professionali.

Alla luce dei dati demografici, sarà richiesto uno sforzo sempre maggiore ai caregiver familiari, in un Paese nel quale il peso del debito pubblico e i vincoli di bilancio difficilmente consentiranno di offrire un contributo risolutivo alla gestione della transizione demografica che stiamo già attraversando

Alla luce di tutti questi dati, sarà richiesto uno sforzo sempre maggiore ai caregiver familiari, in un paese nel quale il peso del debito pubblico – alla soglia dei 3mila miliardi di euro – e gli stringenti vincoli di bilancio difficilmente consentiranno di offrire un contributo risolutivo alla gestione della transizione demografica che stiamo già attraversando. Nell’ultima rilevazione rispetto ai caregiver in Italia fatta dall’Istat è del 2019 si parla di quasi 8 milioni di persone che prestano assistenza ad un proprio familiare, di cui il 58% sono donne; il 29% hanno tra i 45 e 55 anni e il 27% tra i 55 e i 65 anni (questi stessi dati sono stati ripresi da un rapporto del Cnel del 18 ottobre 2024, Il valore sociale del caregiver). Il Long-Term Care Report del 2021 stima che in Italia i caregiver familiari rappresentano il 5,8% della popolazione.

Il tema della cura e dell’invecchiamento è qualcosa che tocca molto da vicino il mondo delle cooperative che operano nel campo dei servizi socio-assistenziali e sanitari. 

La rete Cgm: problematiche comuni e piste di lavoro

Come rete Cgm a fine 2023 è stato sviluppato un lavoro di ricerca per valutare lo “stato di salute” del settore all’interno della rete e le problematiche emerse rispecchiano in generale quelle dell’intero settore in Italia: lo schiacciamento delle cooperative su servizi che hanno molti vincoli gestionali ma che allo stesso tempo sono vecchi, non pienamente rispondenti ai bisogni di fruitori e famiglie, legati a sistemi di risposta parcellizzati, dove per entrare è necessario appartenere a specifiche categorie/situazioni, altrimenti non si ha diritto. A questo si sommano le difficoltà di gestione date da una progressiva riduzione di risorse economiche, dalla complessità dei rapporti con gli enti pubblici, ma anche dalla mancanza di personale. 

Sono sempre meno le persone (giovani) che scelgono di lavorare nel mondo dell’assistenza, i modelli di gestione dei servizi e delle persone tendono ad essere soffocanti e non rispondenti alle aspettative e desideri dei lavoratori. Mentre, i lavoratori “storici” dell’assistenza sono sempre “più vecchi”: talvolta hanno bisogno di essere ricollocati perché non ce la fanno fisicamente a svolgere determinate mansioni, hanno bisogno di acquisire nuove competenze, e sempre di più sono “donne, tra i 45 e i 58-60 anni, con carichi di cura, e che (spesso) per quasi tutta la loro vita lavorativa hanno fatto part-time  per gestire le necessità familiari. 

Uno scenario complesso, fatto di fattori interdipendenti, che in Cgm ci ha portato a riflettere sulle sfide e sulle direzioni da prendere per poter incidere un cambiamento possibile.

Due gli “oggetti” su cui lavorare: i servizi (tipologia di servizi e modelli) e le persone (lavoratori, utenti, familiari ecc.).

Due le direzioni di lavoro: gli anziani del futuro a partire dai 45-60enni di oggi e il contrasto ai bias cognitivi rispetto all’invecchiamento per cambiare non solo la “narrativa” di settore (il modo in cui raccontiamo questi servizi), ma anche il modo in cui li organizziamo e il tipo di protagonismo (e dignità e diritti) che diamo alle persone che ne fruiscono e a quelle che vi lavorano. 

Quattro gli strumenti di lavoro: progettazione, formazione, comunità di pratica e integrazione degli strumenti di rete (interazioni tra cooperative e consorzi, ma anche maggiori collaborazioni con le società e i programmi di sistema (EPC-EnerNoi, Cooperjob, Mestieri, Cgm Finance, Cgmoving, Human Tech).

Ripensare i servizi

Entrando più nel dettaglio delle linee programmatiche presentate agli Stati Generali di Cgm dell’11 e 12 marzo 2025 a Cremona, ecco cosa occorre.

  1. Ripensare i servizi partendo non dai vincoli di gestione ma dalle necessità e desideri di vita delle persone e quindi individuare quegli spazi non coperti dall’attuale sistema che possono diventare campo per la progettazione, sperimentazione e messa a terra di servizi leggeri, modulabili, economicamente sostenibili e integrati all’interno di filiere sociali in modo che la persona possa trovare una continuità di risposte.
  2. Per ripensare i servizi è necessario ri-partire dalle persone, non solo gli attuali fruitori, ma quelli del futuro: prima tappa 2030. Chi sono gli anziani del futuro? che necessità avranno? In che condizioni di salute, economiche, psicologiche, sociali ecc. arrivano alla “terza età”? Proviamo a costruire un profilo degli over 65 nel 2030. Sono la generazione baby boom, quelli nati tra il 1946 e il 1965, che ha vissuto gran parte della propria vita in un’epoca di rapida trasformazione tecnologica, economica e sociale. Hanno familiarità con smartphone, internet e social media e saranno disponibili ad utilizzare dispositivi digitali per la salute. Puntano ad una maggiore indipendenza e potrebbero preferire soluzioni abitative smart, così come comunità intergenerazionali alternative alle case di riposo tradizionali. Ecco allora che i servizi per la terza età degli anziani del futuro partono molto prima del compimento del 65esimo anno, coinvolgono direttamente i lavoratori delle proprie cooperative, ma anche le imprese e i sistemi di welfare aziendale. Diventeranno quindi essenziali una serie di misure che consentano di mettere in campo prodotti e servizi indirizzati a tutelare i futuri bisogni della popolazione anziana: dallo sviluppo di campagne volte a promuovere una vita sana e regolare prima della terza età, all’educazione a soluzioni finanziarie, fino al coinvolgimento nella progettazione e co-gestione dei servizi. È un sistema che non è ancora scritto, in cui la cooperazione sociale può avere molto da dire e può esprimere tutto il suo potenziale creativo partendo in primis dall’ascolto e coinvolgimento dei propri lavoratori sociali dai 45 anni in su!

Il sistema di oggi

Lavoratori, persone che oggi si scontrano con l’attuale sistema di welfare in qualità di caregiver, ma che sono anche gli anziani del futuro, quelli che un domani avranno necessità di accedere a questi stessi servizi di cura e assistenza e che potrebbero non avere un caregiver, perché non hanno avuto/scelto di avere figli o perché i figli si sono trasferiti o semplicemente perché il lavoro dei figli non è compatibile con la gestione di carichi di cura… e in ogni caso, nessun caregiver di oggi vorrebbe essere preso in carico dall’attuale sistema dei servizi o essere trattato come vengono trattati e concepiti gli anziani oggi.

Nessun caregiver di oggi vorrebbe essere preso in carico dall’attuale sistema dei servizi o essere trattato come vengono trattati e concepiti gli anziani oggi

Ripartire dai propri lavoratori, soci o dipendenti, per Cgm non è solo mettersi all’ascolto e analizzare il potenziale futuro mercato dei servizi per la terza età, ma è anche agire per trasformare i modelli organizzativi, favorire la partecipazione e il protagonismo dei lavoratori dell’assistenza, dare strumenti ai “lavoratori di prima linea” (Oss, educatori, Asa, assistenti ecc.) affinché capiscano di non essere gli ultimi della catena dei lavoratori del socio-assistenziale destinati ad essere consumati dal sistema, ma i detentori di un know-how importante per poter trasformare anche i servizi di oggi, perché sono coloro che più di tutti sono in contatto con le persone di cui si prendono cura e sanno ciò che desiderano o di cui hanno bisogno. 

Gli strumenti

E arriviamo agli strumenti:

  • Progettazione che è soprattutto co-progettazione di nuovi modelli di servizio e sperimentazione e scambio di esperienze all’interno della rete.
  • Formazione perché per cambiare è necessario anche dotarsi di strumenti operativi e di nuove visioni.
  • Comunità di pratica, per favorire lo scambio e il supporto all’interno della rete e per conoscere nuove esperienze anche in ambito europeo.
  • Strumenti di rete: nel corso degli anni Cgm ha sviluppato e fatto nascere diverse società di sistema ciascuna con un proprio oggetto imprenditoriale con cui sarà importante sviluppare nuove collaborazioni per affrontare sfide complesse: EPC per le comunità energetiche, Cooperjob per il tema lavoro e somministrazione, Mestieri per le politiche attive del lavoro, Cgm Finance il braccio finanziario, Cgmoving per il welfare aziendale e lo sviluppo di piattaforme territoriali e il Programma Human Tech per l’Open Innovation

Ripensare la terza età, gli anziani che vogliamo essere, e i servizi che serviranno è una sfida complessa ma Cgm è a sua volta una rete ricca e complessa che ha in sé le risorse per poterla affrontare.

Il nuovo numero di VITA magazine, titolato La solitudine dei caregiver è dedicato a loro: se hai un abbonamento puoi scaricare subito qui la versione digitaleoppure abbonati per scoprire il magazine e tutti gli altri contenuti dedicati.

Elena Silvestri è vicepresidente di Cgm, Francesca Scarinci è project manager di Cgm. Foto da ufficio stampa Cgm

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