Idee Generazioni

La partecipazione non basta, i giovani chiedono responsabilità

Il 12 agosto si celebra la “Giornata internazionale della gioventù” dell'Onu. Un'occasione per dare voce agli adolescenti. Noi lo abbiamo fatto. A partire da un documento redatto in occasione delle elezioni europee da ragazzi fra i 10 e i 18 anni

di Stefano Arduini

We are the present, not the future. We are here: questa frase potente è di Valentina, 15 anni, una ragazza croata. Chiude Our rights, our future, il documento redatto in vista delle elezioni europee dai bambini e dai ragazzi europei fra i 10 e i 18 anni. Un documento che oggi, nella data che l’Onu ha scelto come “Giornata internazionale della gioventù” vale la pena riprendere (noi lo rifacciamo dalle pagine del magazine di maggio “L’Europa da rifare” nel servizio curato da Sara De Carli).

La cover e il sommario del numero di VITA magazine di maggio

Il 68% dei giovani ritiene che i politici abbiano priorità diverse dalle loro: uno scollamento enorme. «Tutte le nostre raccomandazioni sono accomunate da un tema», dicono, «coinvolgere bambini e giovani nel processo decisionale che determina la loro vita e il loro futuro». La prima azione su cui i nuovi Parlamento e Commissione europei dovranno impegnarsi è la partecipazione sostanziale e non formale di bambini, ragazzi e giovani a tutti i processi decisionali. Non è una richiesta retorica: è un cambio di mindset che va a impattare su tutti gli ambiti. From voice to choice. In altri termini i ragazzi, soprattutto i teenager, chiedono responsabilità. La partecipazione da sola non basta.

Del resto nell’ultimo biennio l’impegno nel volontariato è calato sia tra la popolazione generale, dall’8,3% del 2022 al 7,8% del 2023, che soprattutto tra i neomaggiorenni,-3 punti nello stesso periodo. Ma gli adolescenti mostrano segnali in controtendenza. La quota di 14-17enni che ha svolto attività gratuite in questo tipo di associazioni è infatti passata dal 3,9% del 2021 al 6,4% del 2022, fino a sfiorare il 7% nel 2023. (Per chi vuole approfondire ne parliamo qui).

In Europa molti Paesi hanno o stanno introducendo processi di Child Rights Impact Assessment e Child Rights Impact Evaluation, per una valutazione ex ante ed ex post dell’impatto su bambini e giovani di leggi, politiche, programmi e servizi. La rete europea dei garanti per l’infanzia e l’adolescenza lo chiede da tempo. Finalmente si inizia a parlarne.

Il “papà” della valutazione di impatto generazionale in Italia è Luciano Monti, che insegna Politica dell’Unione europea all’Università Luiss e dirige l’Osservatorio Politiche giovanili della Fondazione Bruno Visentini. Durante il governo Draghi ha coordinato il Comitato per la Valutazione dell’Impatto Generazionale delle politiche pubbliche, che nel 2022 ha adottato le Linee Guida per la valutazione dell’impatto generazionale delle politiche pubbliche. Monti è stato anche advisor del Cese per la stesura del parere Cooperazione nel settore della gioventù — SOC/759 approvato a giugno 2023, dove si chiede che «tutte le leggi, gli atti aventi forza di legge, le politiche, le strategie, i programmi, le misure e gli investimenti pubblici degli Stati membri siano sottoposti a una consultazione per accertare l’impatto dell’Ue sui giovani e a una valutazione d’impatto». La metodologia che Monti ha messo a punto con la Fondazione Bruno Visentini ha trovato la sua prima declinazione concreta a Parma: «Parma è la prima realtà non solo in Europa ma di tutto l’ambito Ocse ad applicare lo Youth Check a livello di ente locale. Bologna farà lo stesso a breve. I giovani sono chiamati non solo a valutare le norme, ma a scriverle», spiega il professore. Quanto al decreto Semplificazioni, Monti auspica che «nel dibattito parlamentare si chiarisca che la Vig deve preoccuparsi non solo delle generazioni future ma anche delle attuali giovani generazioni. L’intensità delle difficoltà che i giovani già oggi devono superare per aprire le tre porte della vita — casa, lavoro, possibilità di una genitorialità responsabile — sono enormi: se nel 2006 il divario generazionale era “un muro” alto 1 metro, oggi quel muro è alto 1,33 m».

Anche per Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani, «i criteri di valutazione della Vig non devono guardare solo all’efficienza, ma rispondere soprattutto al criterio di rilevanza». Il fatto che tante criticità permangono, pur essendo state oggetto di attenzione politica ed economica, significa che «richiedono un approccio che vada oltre il contributo tecnico, richiedono una capacità di coinvolgimento giovanile. Questo è fondamentale per affrontare efficacemente le sfide attuali».

Qui il link all’intervento di Stefano Arduini oggi su SkyTg24 nello spazio riservato alla Giornata internazionale della gioventù: https://app.shift.io/review/66ba267fefaaee0042117a7d

Foto Archivio VITA: Simona Bianco di Young Care Italia al centro in un evento dedicato ai giovani caregiver


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