Idee Sicurezza della Rete

Internet e minori, elogio di Telefono Azzurro

La fondazione di Ernesto Caffo indica un metodo di lavoro sui temi più delicati intorno a bambini e adolescenti: la continuità di impegno contro le indignazioni estemporanee o furbette. Il Safer Internet Day come cartina di tornasole

di Giampaolo Cerri

La Rete e i social, come un tempo la televisione, sono un magnifico catalizzatore dell’indignazione della nostra politica, quando vuole occuparsi di infanzia e adolescenza.

Solo a novembre scorso, per almeno una settimana, improvvisamente pareva che la politica italiana, specialmente quella di opposizione, avesse trovato la soluzione al problema adolescenti e tecnologia, sposando il modello australiano: vietare l’accesso ai social e alla Rete ai minori di 16 anni, senza se e senza ma. Dracone reloaded, insomma. E un bel po’ di pubblica opinione dietro, ovviamente, come un sol uomo.

Un’infatuazione globale, specialmente su X (ante-indignazione Musk/Trump), magari da parte degli stessi che, un anno prima e poco più, si erano slogati i polpastrelli per dargli il diritto di voto, ai medesimi 16enni.

Come accade spesso, l’allarme sociale e la sua impellenza, sono stati rapidamente archiviati.

Ernesto Caffo

Finita la hashtag opportunity, si ripiega

È il destino tragico della politica e dalla società all’epoca dei social network, si dirà. Anche con le migliori intenzioni, terminata la hashtag opportunity, arriva l’inevitabile ripiegamento, l’inesorabile dismissione civile, l’inarrestabile disimpegno di quell’engagement che era parso viceversa degno di un concertone del 1 maggio.

Per esempio domani, pur ricorrendo l’undicesimo Safer Internet Day, la giornata mondiale per la sicurezza sulla Rete che fu istituita nel 2004, parrebbe che l’allarme, l’indignazione, i toni da mobilitazione civile – dei politici ma anche di noi cittadini, educatori, genitori – abbiano già smaltito l’Australiana, come si faceva un tempo con l’influenza omonima, quando veniva: un febbrone di qualche giorno e via.

In questo, una realtà storica del Terzo settore italiano dà l’ennesima lezione alla politica tuitta-e-getta: Telefono Azzurro, nata 38 anni fa per tutelare e promuovere l’infanzia, da sempre documenta in questa ricorrenza un’attenzione e un metodo di lavoro.

La continuità di impegno vs indignazioni tuitta e fuggi

Le energie e la competenza che Ernesto Caffo e la fondazione dedicano a questa tematica dicono a tutti che, più i temi che riguardano l’infanzia sono delicati, più richiedono una tensione, una continuità, una dedizione che sono l’esatto contrario delle “campagnine” strillate, quelle con cui si lucrano magari quattro interviste sui giornali e un’ospitata in fascia pomeridiana tv.

A guardare i programmi delle due giornate di confronto organizzati da Telefono Azzurro, una a Milano, alla Cattolica, oggi, e un’altra a Roma, domani a Palazzo Wedekind, programmi che trovate qui, la qualità dei relatori, la robustezza delle esperienze e dei dati portati, l’accuratezza delle scelta dei temi da svolgere, dicono di un impegno che dura nel tempo, nella pazienza del dialogo coi diversi attori, con la necessaria sobrietà di toni.

Per queste ragioni il professor Caffo è uno dei pochissimi rappresentanti del mondo associativo che riceve attenzioni, ai massimi livelli, da Big Tech alle grandi compagnie dei social, per questo la politica di destra e di sinistra, quella seriamente impegnata sui dossier, corre ai suoi convegni; dove, per questo, i rappresentanti del mondo scientifico, delle autorithies e delle istituzioni non mancano mai.

Per questo, se un giorno avremo, per esempio, finalmente un meccanismo serio di age verification, in grado cioè di discriminare gli accessi per età – anche alle piattaforme di gaming, spesso curiosamente dimenticate dagli allerta intermittenti della politica (saranno mica tutti giocatori di Grand Theft Auto?) – lo si dovrà a questo impegno e a questa serietà d’approccio.

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