Idee Medio Oriente

Gaza, l’Europa potrebbe ottenere il cessate il fuoco ma non lo fa. Ecco perché

Josep Borrell, l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell'Ue, ha proposto di sospendere l'accordo di associazione fra Ue e Israele sbattendo, però, contro il muro di alcuni Paesi membri, fra cui l'Italia. In questi mesi i richiami di Borrell hanno rappresentato la foglia di fico che ha coperto in parte la vergogna di chi si ostina a non vedere la catastrofe umanitaria in corso a Gaza. Ma da lunedì il testimone della politica estera europea passerà all'ex primo ministro estone Kaja Kallas. Speriamo non cada anche questa

di Paolo Bergamaschi

«Sono assolutamente convinto che l‘Europa potrebbe e dovrebbe svolgere un ruolo maggiore sia per fermare il conflitto attuale che per raggiungere una pace negoziata nel conflitto israelo-palestinese. Siamo il principale fornitore di aiuti internazionali al popolo palestinese, attraverso il nostro sostegno all’Unrwa e all’Autorità palestinese. Siamo anche il principale partner di Israele per quanto riguarda il commercio, gli investimenti e gli scambi umani, grazie a un accordo di associazione che è il più esteso al mondo. Alcuni dei nostri Stati membri sono anche i principali fornitori di armi a Israele. In altre parole, se volessimo influenzare gli attori di questo conflitto per ottenere un cessate il fuoco e riprendere i negoziati di pace, abbiamo i mezzi per farlo…».

Più che una constatazione le parole di Josep Borrell, l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, appaiono come un sintomo di frustrazione se non una dichiarazione di impotenza o un atto di manifesta rassegnazione. Il suo mandato quinquennale scade a fine settimana dopo il voto di conferma di mercoledì della nuova Commissione da parte del Parlamento europeo.

Non si può dire che non abbia tentato in questi mesi di tessere un complicato e paziente lavoro diplomatico che dia un minimo di coerenza e visibilità all’approccio europeo nei confronti della crisi mediorientale. Anche lunedì della scorsa settimana, durante l’ultima riunione del Consiglio Affari Esteri da lui presieduto, ha incluso all’ordine del giorno la proposta di sospendere l’accordo di associazione fra Ue e Israele sbattendo, però, contro il muro di alcuni Paesi membri, fra questi anche l’Italia, determinati a mantenere i ponti con Tel Aviv nonostante l’immane catastrofe umanitaria in corso a Gaza in sfacciata violazione del diritto internazionale umanitario.

«Ho presentato il rapporto del nostro Rappresentante speciale per i diritti umani. La maggior parte degli Stati membri ha ritenuto che fosse molto meglio continuare ad avere rapporti diplomatici e politici con Israele. Quindi, la decisione non è stata presa in considerazione, come ci si aspettava. Ma, almeno, ho messo sul tavolo tutte le informazioni prodotte dalle organizzazioni delle Nazioni Unite e da tutte le organizzazioni internazionali che lavorano a Gaza e in Cisgiordania e in Libano, per giudicare il modo in cui viene condotta la guerra», ha commentato Borrell a fine riunione. Come dire “io ci ho provato ancora anche se sapevo già in partenza che non sarebbe cambiato nulla”.

Che la politica estera e di sicurezza comune sia il tallone d’Achille dell’Ue è un dato di fattonon è, tuttavia, affatto logico che l’Ue rinunci a recitare un ruolo di primo piano sulla scena globale per la sua incapacità cronica di convertire il considerevole peso economico in potere politico. D’altronde il fatto stesso che ancora oggi tutte le decisioni in materia di politica estera siano vincolate alla regola dell’unanimità la dice lunga sulla reale volontà dei ventisette Paesi membri di agire in modo coerente, tempestivo ed efficace di fronte a crisi sempre più ricorrenti. 

«Il mantenimento dell’ordine mondiale basato sulle regole inizia applicando le sue regole senza distinzioni e difendendo le istituzioni incaricate di attuarle. In altre situazioni in cui queste regole internazionali vengono abitualmente violate, abbiamo messo in atto numerose sanzioni. Finora Israele è stato risparmiato da qualsiasi conseguenza significativa». È ancora Borrell in un suo blog a mettere il dito nella piaga ed è sempre Borrell a ricordare ai membri del G7, riuniti nei giorni scorsi in Italia, che, in merito al recente mandato di arresto emesso dal Tribunale Penale Internazionale «non si può applaudire quando la corte va contro Putin e tacere quando la corte va contro Netanyahu». 

Da lunedì il testimone della politica estera europea passa all’ex primo ministro estone Kaja Kallas. Poco si conosce delle sue posizioni sul conflitto israelo-palestinese. Sono in tanti a chiedersi se ha ancora un senso mantenere una carica così altisonante, equivalente a un ministro degli esteri, se non è dotata dei poteri indispensabili per svolgere il compito. I richiami di Josep Borrell hanno rappresentato la foglia di fico che ha coperto in parte la vergogna di chi si ostina a non vedere riportando l’attenzione sui valori che stanno alla base del processo di costruzione europeaSperiamo non cada anche questa.   

Nella foto di apertura Josep Borrell. Credit AP Photo/Geert Vanden Wijngaert/LaPresse

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