Idee Mondo

Dopo Trump, l’Europa esisterà ancora?

La Ue si è cullata nell'illusione che il tycoon non tornasse alla Casa Bianca. Nell'ultimo vertice a Bruxelles i leader si sono trovati alle prese con il terremoto geopolitico provocato dall'alleato Usa. Mentre la Russia punta a una nuova Jalta, Bruxelles si rende conto che si sta giocando la propria esistenza?

di Paolo Bergamaschi

Quattro anni di imbarazzante dormiveglia cullandosi nell’illusione che l’incubo di una nuova presidenza Trump non potesse ripetersi; quattro anni sprecati senza affrontare i problemi cronici che affliggono l’Unione europea impedendole di recitare sulla scena globale quel ruolo che le spetterebbe se solo riuscisse a convertire in potere politico il suo peso economico. 

Ogni tanto qualcuno fra i leader del vecchio continente ha mostrato qualche lampo di lucidità invocando il concetto di autonomia strategica e radicali riforme, ma il discorso si è subito incagliato fra le secche di un processo di approfondimento sia politico sia istituzionale che ha ormai perso la spinta originale. 

Il reinsediamento di un Trump senza più freni

Con il reinsediamento di Donald Trump alla Casa Bianca lo scorso 20 gennaio si è definitivamente chiusa quella che gli anglofoni chiamano window of opportunity ovvero l’occasione buona da sfruttare per fare quello che si doveva fare ma non si è fatto.

È risaputo che negli Usa il vero volto di un presidente si mostra durante il secondo mandato cioè quando l’inquilino dello studio ovale non è più assillato dalle preoccupazioni di ottenere dagli elettori un nuovo incarico. Non ci sono più cautele o freni inibitori nei quattro anni finali di una presidenza tanto meno per quanto riguarda Trump che, rispetto al 2016, oggi si trova in una posizione molto più forte controllando sia i due rami del Congresso che la Corte Suprema ovvero i due poteri che, sulla carta, potrebbero mettergli i bastoni fra le ruote. 

L’ordine del giorno del vertice informale dei leader europei che si sono riuniti lunedì scorso a Bruxelles prevedeva originariamente il tema della difesa comune come unico punto, ma inevitabilmente si è esteso al terremoto geopolitico scatenato dai primi provvedimenti adottati dall’alleato di oltre-Atlantico che poi, alla prova dei fatti, così alleato non è.

L’Ue schiacciata

L’Unione europea rischia di trovarsi schiacciata in un sandwich con una guerra convenzionale sul fronte orientale in corso da tre anni e una commerciale all’orizzonte sul lato occidentale. 

Senza considerare le minacce di una guerra ibrida arrembante che poggia su disinformazione e interferenze esterne nel processo democratico condotta a est dal Cremlino, più o meno sottotraccia, e a ovest da Elon Musk, decisamente sopra le righe. Non c’è affatto da stare allegri con uno scenario simile; urgono rimedi adeguati e immediati ma i governi dei Paesi europei esitano, latitano o si limitano a campare alla giornata per sopravvivere confidando in una sorte clemente per nulla scontata. 

Il sovranismo sempre più suprematista

Fra quattro anni l’Unione europea potrebbe avere completamente cambiato i connotati o, addirittura, non esistere più sotto la spinta sia esterna sia interna di un sovranismo cieco che sempre di più sta assumendo l’aspetto truce di becero suprematismo, sia esso bianco-occidentale, slavo-ortodosso o cino-asiatico. Da questa settimana per gli utenti americani di Google il Golfo del Messico compare sulle mappe con il nome di Golfo d’America in linea con i diktat di Donald Trump. 

Dallo spazio digitale a quello fisico la distanza non è così grande. Panama e Groenlandia sono sulla lista della spesa come fossero caselle su una cartina di Risiko da giocarsi ai dadi; le vacanze sulla “riviera” di Gaza è la mossa successiva. Da Mosca, intanto, il ministro degli esteri russo Lavrov si dice aperto a un possibile incontro con gli Usa sul conflitto ucraino escludendo, però, la partecipazione dell’Europa e della stessa Ucraina. 

La Russia vuole una Jalta bis

Il segnale è forte e chiaro se ancora non lo si fosse capito: la Russia punta ad una Jalta bis per spartirsi, delimitare e gestire indisturbati le rispettive zone di influenza. Intanto Washington piccona il fragile ordine globale abbandonando l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ritirandosi dall’accordo di Parigi sul clima, uscendo dall’Unesco e dal Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu, predisponendo sanzioni per i giudici della Corte Penale Internazionale e imponendo sanzioni commerciali ai concorrenti in violazione delle norme dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, nel solco dello stravolgimento del diritto internazionale perpetrato dalla Russia in Ucraina. 

Nei corridoi di Bruxelles amano ripetere che l’Europa dà il meglio di sé nei momenti di crisi. Sempre che l’Europa si renda conto di essere in piena crisi.  

Nell’immagine in apertura il presidente Donald Trump mentre firma l’ordine esecutivo per il ritiro degli Usa dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite – photo Associated Press / LaPresse

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