Idee Migranti
Da atea dico: seguiamo papa Francesco per ridare dignità al nostro Mediterraneo
Il papa interverrà a Marsiglia nell'ambito di Rencontres Méditerranéennes. Il suo sarà un messaggio importante: diventa sempre più evidente che nessun partenariato con nessun Paese della sponda Sud potrà fermare le persone in movimento in cerca di pace e di giustizia, ma potrà solo portare ulteriore destabilizzazione
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In questo settembre del 2023 Marsiglia sarà il simbolo dell’altro Mediterraneo possibile. All’interno di Rencontres Méditerranéennes, festival che ha per obiettivo riunire giovani di tutte le confessioni e religioni, assieme a vescovi, associazioni e movimenti dei Paesi che affacciano sul Mediterraneo (si svolgerà dal 17 al 24), la città si riempirà di voci e volti provenienti da 30 Paesi e appartenenti a diverse confessioni religiose, per ricordare a tutti che prima che cimitero e frontiera Mediterraneo è “mare di mezzo” che unisce e tiene insieme in un ecosistema comune; per parlare di diritto di migrare e di diritto di restare delle persone, come bussola che orienti le relazioni tra le rive e unica soluzione ai naufragi materiali e morali del nostro tempo. Papa Francesco, che sarà presente, ci ha del resto abituati, in questi anni, a una Chiesa (o almeno a una parte di essa) che accoglie, e ancora di più ricerca e sostiene il valore delle differenze e persino di quelle che a rigor di fede sarebbero miscredenze, perché nel messaggio che continua a consegnarci c’è innanzitutto la possibilità di un rinnovato concetto di umanità, ripulito da ogni strumentalizzazione storicamente usata per sopraffare, e che diventa invece la chiave per rivoluzionare le priorità violente e nocive di un mondo alla deriva.
Al precedente appuntamento di Firenze il Papa non era andato. Molto ha fatto discutere il suo rifiuto, formalmente per motivi di salute, di partecipare a un’iniziativa in cui a parlare di Mediterraneo c’era l’ex ministro dell’interno Marco Minniti, coinvolto nell’industria delle armi e ideatore dell’accordo tra Italia e Libia che ha prodotto un numero incalcolabile di violenze e morti. Niente di più distante dalla sua visione di giustizia ed ecologia integrale.
Francesco resta l’unico capo di Stato al mondo a cercare di costruire una prospettiva lungimirante e coraggiosa, oltre che ragionevole, a parlare di speranza
E così, mentre diventa sempre più evidente che nessun partenariato con nessun Paese della sponda Sud potrà fermare le persone in movimento in cerca di pace e di giustizia, ma potrà solo portare ulteriore destabilizzazione; mentre sul territorio italiano il sistema di accoglienza viene ovunque smantellato, promettendo impossibili espulsioni veloci da centri di ammassamento di esseri umani, e alimentando soltanto violazioni del diritto e dei diritti e insicurezza, Francesco resta l’unico capo di Stato al mondo a cercare di costruire una prospettiva lungimirante e coraggiosa, oltre che ragionevole, a parlare di speranza, a cercare di supportare chi ogni giorno, anche se di fede diversa, anche senza nessuna fede religiosa, non si arrende all’indifferenza, al calcolo economico e alla guerra come cifra unica della politica contemporanea. E a pensare al Mediterraneo all’interno di questa visione.
Scriveva Danilo Zolo, indimenticato filosofo del diritto che ci ha messo in guardia contro ogni deriva del concetto di umanità e di umanitario utilizzati per esportare dominio e guerra, che il Mediterraneo è «la riserva morale dell’Occidente, il bacino ecologico del suo umanesimo» e, soprattutto, è l’alternativa possibile «alla dimensione monista, cosmopolitica e “umanitaria” delle potenze oceaniche».
Questo dovrebbe essere il Mediterraneo, finalmente, superando le nostre dinamiche mentali che restano predatorie e coloniali, superando la nostra idea di culture a compartimenti stagni, capendo finalmente che non c’è modo di salvarsi da soli e che i mari vanno attraversati. Diceva Michel Foucault che “nelle civiltà senza navi i sogni inardiscono» e oggi più che mai servono navi e servono marinari per affrontare la tempesta di catastrofi ambientali, geopolitiche, sociali che sta travolgendo le nostre vite e il futuro di quelle che verranno senza che nemmeno ci fermiamo un momento per capire il rischio che stiamo già correndo.
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E allora da atea, da laica, dico che per fortuna abbiamo un Papa che non ha paura di attraversare mari e tempeste, controcorrente, che ha formato un equipaggio di pirati con lo stesso coraggio, che ha iniziato il suo mandato dall’isola di Lampedusa ricordando al mondo che il sangue che riempie il mare è frutto di precise scelte politiche, che protegge chi, anche senza messe, continua a combattere e sperare, da una sponda all’altra, nell’alternativa mediterranea.
Foto: la ong Aita Mari soccorre dei migranti al largo di Lampedusa/La Presse
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