Idee Mondo
Così il Papa ci sta semplicemente insegnando a vivere
Con la sua voce flebile, ma più potente delle altre Francesco è l'unico che "canta un'altra canzone". Che apre un varco in una contemporaneità fatta di ipocrisia e di incapacità di incontrare la sofferenza dell'altro. La minuscola bellezza di un mazzo di fiori gialli sta aprendo un varco nel mondo

Viviamo in un mondo di mostri. C’è uno che vuole la Groenlandia, un altro che vuole l’Ucraina, un altro che vuole Taiwan, un altro ancora che, se a Gaza crepano duecento bambini in più o in meno, ma chissenefrega, tanto da grandi sarebbero diventati tutti terroristi, no?
Poi c’è quella che ha sparato al cane, una vera dura, labbra siliconate, rolex d’oro e nessuna vergogna; si mette in posa davanti all’umanità deportata, reclusa, umiliata, un monito per tutti i disperati del mondo: portate la vostra disperazione altrove, soffrite, morite, non ci interessa. E che dire di quello che ammazza curdi da anni e adesso ha avuto la bella idea di mettere in prigione il suo oppositore politico?
Poi ci sono nazioni dove andiamo tranquillamente a giocare i mondiali di calcio anche se appoggiano terroristi e schiavizzano operai.E ci sono i mostri che rivendicano il diritto di dire “ritardato”, “idiota”, “mongoloide”, forse perché in queste parole riconoscono loro stessi.
Sui social dialoghiamo senza ascoltarci
E mostri siamo anche noi, incluso me che scrivo, mostri che vivono incollati ai loro piccoli mondi racchiusi nei device elettronici, zombie incapaci di intendere e di volere, soprattutto incapaci di incontrare il volto dell’altro, quel volto che, per dirla con Levinas, è il luogo dove la totalità, radice di ogni totalitarismo, scompare per lasciare il posto all’infinito, radice di ogni grazia. Ma noi non lo incontriamo più il volto dell’altro, incontriamo il nostro, di volto, ci facciamo i selfie.
Lo sappiamo: siamo mostruosi anche nel modo con cui dialoghiamo sui social, senza ascoltarci, senza cercare la verità, solo cercando la vittoria. Lo facciamo noi, lo fa chi abbiamo eletto, che è pur sempre espressione di noi.
L’ipocrisia dell’Europa
Anche l’Europa è mostruosa. Sì, mi lascia la libertà di poterlo scrivere senza temere ritorsioni di alcun genere. Questo non è poco e va sempre, sempre riconosciuto. Chi odia l’Europa dovrebbe davvero trasferirsi a vivere sotto Putin, o Erdoğan, o Trump. Ma non c’è dubbio che anche l’Europa sappia essere mostruosa, anche se in modo meno diretto.
Affoga nell’ipocrisia. Difende l’aggredito quando si tratta di Ucraina – ed è sacrosanto – ma a Gaza si volta dall’altra parte, e di migranti poi non ne parliamo. Von Der Leyen e Meloni se la intendono alla grande, su questo fronte. Esternalizzare il problema. Tanto non sono esseri umani, si tratta di carico residuale, come dice quell’altro mostro di Piantedosi. Diamo soldi, tanti soldi. Teneteveli voi quegli straccioni, noi non li vogliamo.

La voce più flebile ma la più potente
Ora, in tutto questo, in mezzo a tutto questo marasma, dentro questa specie di inferno quotidiano che è diventato il nostro mondo contemporaneo – forse è sempre stato così, per carità, ma questo non cambia le cose – c’è una voce particolarmente flebile, addirittura quasi muta ormai, proprio un filo di voce a malapena udibile, che però a me pare la voce più potente, perché è l’unica che possiede un timbro diverso, l’unica che canta un’altra canzone, una canzone per la quale forse ci vogliono orecchie fini, altrimenti si rischia di non farci caso, di sottovalutarla, di annegarla nel chiasso generale, oppure, col cinismo acquisito in anni di “adesso usciamo dal mondo dei sogni e cerchiamo di essere concreti”, potremmo derubricarla, svuotarla, ritenerla sì graziosa e preziosa per un mondo ideale, ma del tutto irrilevante per il mondo reale.
È la voce di Papa Francesco. Lo dico, en passant, ai detrattori che ha all’interno del mondo cattolico, a quelli che lo ritengono troppo modernista: ragazzi, non avete capito niente. Di questo Papa si parlerà a lungo.
I fiori gialli
«Vedo questa signora con i fiori gialli, che brava». Io non so dirvi quanto mi ha colpito questa frase, e quanto mi abbia commosso, anche. La prima frase pronunciata in pubblico dopo un mese e più di silenzio quasi totale al Policlinico Gemelli. Sembra niente. Non parla di Dio, non parla di Gesù. Parla solo di fiori gialli e di una signora. Sembra niente. Eppure. Io credo che questa frase stia lavorando nel cuore di milioni di persone, in modo sommesso, come una melodia, per l’appunto, come un’altra canzone, come la “possibilità” di un’altra canzone. Non impartisce una lezione morale, non prescrive doveri, non sancisce divieti, non afferma una dottrina, non vezzeggia una parte politica, non fa nulla, sembra niente, e tuttavia è profondamente morale. Chi c’è, oggi, tra i potenti del mondo, che parla così? Voglio la Groenlandia! Annienteremo l’Ucraina! Deportiamo i palestinesi!
I fiori gialli. Una minuscola bellezza che si apre un varco nel mondo. Ed è la prima cosa che il Pontefice nota, affacciandosi al balcone. E poi c’è una brava signora, che con quei fiori gialli il mondo lo cambia.
Il Papa ci insegna uno sguardo. In questa cordialità, in questo a tu per tu – che non è dei potenti, dei potenti è l’a tu per voi – io credo ci sia una lezione che sarebbe da ottusi sottovalutare.
Ma ci sono altre cose. Nel momento peggiore, quando il fiato è ridotto al minimo e il rischio di morire è altissimo, dice al medico che lo cura: «È brutto». Sì, perché morire è brutto, anche per chi ha fede. E mi risulta che anche Gesù non fosse così entusiasta di andare in croce.
Poi le telefonate quasi quotidiane alla parrocchia di Gaza. E il continuo riferimento alla “martoriata” Ucraina. Sempre lo stesso aggettivo: martoriata. Le parole sono importanti. Per questo il Papa non le cambia. Ciò che ad alcuni potrebbe sembrare formale, ha in realtà la forma di un giudizio che non traballa, che non si sposta. La martoriata Ucraina. Chi ha orecchie per intendere, intenda.
Il valore delle parole
Ci sono anche le parole potenti della lettera: «Disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra». Qui viene colto il punto più profondo del mondo di mostri che abbiamo creato: le parole. Usate come una clava, come immondizia, come oggetto contundente.
E poi c’è la visita al Santuario, prima di rientrare a Santa Marta. Il Papa porta dei fiori alla Madonna. Un atto di devozione che è profondamente religioso, ma anche profondamente umano; un gesto rivolto al genere femminile, alle donne e alle mamme tutte.
Io credo che il Papa, oggi, sia la voce degli invisibili, dei silenziosi, di chi scende in piazza in Palestina contro Hamas, o in Turchia contro Erdoğan, e di chi va per mare a salvare vite e intanto gli spiano il telefono, e di tutte le signore con i fiori gialli. Con la sua voce flebilissima, con le sue parole semplici e con gesti misurati, delicati, raccolti, credo che il Papa ci stia semplicemente insegnando a vivere.
In apertura papa Francesco durante l’udienza del 29 gennaio di quest’anno – Foto di Avalon/Sintesi
Si può usare la Carta docente per abbonarsi a VITA?
Certo che sì! Basta emettere un buono sulla piattaforma del ministero del valore dell’abbonamento che si intende acquistare (1 anno carta + digital a 80€ o 1 anno digital a 60€) e inviarci il codice del buono a abbonamenti@vita.it