Idee Diseguaglianze

Con l’Intelligenza Artificiale servirà un Salario di Esistenza?

L'impatto delle innovazioni tecnologiche sulla produttività potrebbe portare a un aumento del reddito medio, ma anche al suo esatto contrario in un mondo sempre più diseguale. Sul tavolo ci sono tre opzioni

di Simone Cerlini

L’Intelligenza Artificiale sostituirà il lavoro? Ci stiamo concentrando su una domanda oziosa. Dovremmo chiederci: quale sarà l’impatto dell’Intelligenza Artificiale sulla diseguaglianza? L’IA è una evoluta forma di automazione che invece di colpire le mansioni a bassa qualifica (i poveri), come la robotica, colpisce le professioni liberali classiche, il mondo della creatività e della comunicazione (i laureati benestanti), pertanto fa più chiasso.

Già da questa premessa sembrerebbe che un fenomeno di grande livellamento possa contribuire a ridurre la diseguaglianza, perché impatta anche sulle classi più ricche, per cui: tutti più poveri, ma per lo meno mal comune mezzo gaudio. A ben vedere però ci sono pochi argomenti anche per questa speranza al ribasso. Sappiamo che le innovazioni tecnologiche hanno impatto sulla disuguaglianza quando conducono ad aumenti di produttività quindi all’aumento del reddito medio. Chiamiamo il fenomeno “curve di Kuznets”: con l’aumento del reddito la diseguaglianza disegna un grafico a U rovesciata. Sarà così anche per l’IA? Facciamo tre ipotesi. 


Scegli la rivista
dell’innovazione sociale



Sostieni VITA e aiuta a
supportare la nostra missione


Ipotesi 1: l’IA aumenta la produttività di tutte le professioni. Ad esempio l’informatica ha aumentato la produttività delle professioni impiegatizie: è facile usare un programma di calcolo o scrittura elettronica o spedire mail. Ha aumentato ancora di più la produttività dei broker finanziari, con la possibilità di operare su quantità prima impensabili di dati con algoritmi automatici. Le professioni ad alta qualifica aumentano ancora di più la produttività dunque il loro valore sul mercato. La disuguaglianza dei redditi aumenta, ma aumentano tutti i redditi. Poi con opportune policy e con il potenziamento del sistema di istruzione diventeremo tutti broker e la diseguaglianza scenderà per far contento Kuznets.

Ipotesi 2: l’IA distrugge più posti di lavoro di quanti ne crea. In questo scenario aumenta la disoccupazione involontaria, per cui cala la forza contrattuale dei lavoratori e i salari medi scendono. Le nuove professioni ad alta qualificazione si dividono l’aumento della produttività con le imprese, con aumento rapido della diseguaglianza. Ogni nuova professione tecnologica creata fa sbocciare domanda per servizi, si creano nuove opportunità di lavoro e di redistribuzione della ricchezza e di nuovo Kuznets sembra avere ragione, la diseguaglianza scende e si assesta, seppure a livelli più alti.

Ipotesi 3: l’IA abolisce il lavoro così come altri avevano abolito la povertà. Tutto l’aumento di produttività va alle imprese e ai loro proprietari. La diseguaglianza aumenta in modo vertiginoso, in modi mai visti prima. Si pone un problema: se non c’è più classe lavoratrice nessuno può comprare prodotti e servizi. Ecco le policy redistributive inventarsi un Salario di Esistenza, per trasformare tutti noi in perfetti consumatori. Qualcuno questo Salario Incondizionato Universale dovrà pur pagarlo, e anche stavolta, per l’effetto congiunto di tassazione e sostituti del reddito da lavoro la diseguaglianza scenderà. Certo, si creerà una plutocrazia, con in mano il monopolio della produzione e del lavoro, il potere di scegliere cosa serve alle persone e cosa le persone desiderano. Il resto del mondo si ridurrà ad uno sciame di consumatori appiattito dal sostengo pubblico. Sì, potrebbe non essere esattamente un’utopia, ma almeno potremmo confermare la curva di Kuznets. 

In sintesi il futuro che ci aspetta potrebbe essere amaro, sicuramente in un primo momento vedremo la diseguaglianza salire, ma possiamo stare certi che poi scenderà, gli economisti sanno sempre trovare gli argomenti giusti per confortarci. Oppure potremmo vedere le cose in modo completamente diverso, ma non ditelo a Kuznets o ai tecnocrati delle Banche Centrali.

In apertura photo by Maria Teneva on Unsplash

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.


La rivista dell’innovazione sociale.

Abbònati a VITA per leggere il magazine e accedere a contenuti
e funzionalità esclusive