Idee Giornata della Memoria
Come raccontare ai ragazzi l’Olocausto senza perdere la speranza
Il sociologo Pietro Piro, che oggi terrà due lectio magistralis in occasione dell'80º anniversario del giorno della liberazione di Auschwitz, riflette sull'importanza di lavorare sulle dinamiche sociali per non far prevalere l'indifferenza
di Pietro Piro
Per queste importanti lezioni ho scelto di non mostrare nessuna immagine di persone brutalmente assassinate nei campi di sterminio. È una scelta molto rischiosa. Tuttavia, necessaria. Vorrei proporre una “strategia cognitiva” diversa dal solito e ragionare per intuizioni, per stimoli trasversali. Nel 2003 Susan Sontag pubblicava il libro Davanti al dolore degli altri e scriveva: «Inondati da immagini che in passato ci avrebbero scioccato e indignato, stiamo perdendo la capacità di reagire […] Ma non ci sarà un’ecologia delle immagini. Nessun comitato di tutori razionerà l’orrore, per conservarne intatta la capacità di scioccare. E neppure gli orrori diminuiranno». Condivido pienamente l’intuizione della Sontag. Siamo una società satura d’immagini e il rischio che corriamo è quello della totale indifferenza. Occorre lavorare sulle dinamiche sociali e stimolare le persone a pensare con la propria testa.
Proverò a descrivere il processo di distruzione degli ebrei senza parlare di campi di sterminio, analizzando tre aspetti interconnessi. Per primo la funzione sociale che hanno avuto i falsi Protocolli degli Anziani di Sion (e che purtroppo continuano ad avere ancora oggi nella propaganda antisemita) e su come la propaganda può distorcere la realtà a proprio piacimento. Successivamente, racconterò le fasi della politica eugenetica nazista e l’Aktion T4 (“Operazione T4” o “Programma T4”) per la soppressione di persone affette da malattie genetiche inguaribili e da persone con disabilità mentali, ovvero delle cosiddette “vite indegne di essere vissute”. E infine – tempo permettendo – prenderò come esempio di dilemma morale le immagini dell’atlante di anatomia Pernkopf che sono basate sui corpi di persone giustiziate (per lo più per attività di resistenza) nel sistema carcerario di Vienna dai militari o dalla polizia segreta, tra il 1938 e il 1945.
Una sete di potere illimitata
Voglio cercare di far capire che i nazisti avevano una “visione del mondo” che doveva garantire la sopravvivenza del popolo tedesco nei millenni a venire. Che prevedeva l’omicidio di massa come fase dolorosa ma necessaria per la realizzazione di progetti vitali per la sopravvivenza del popolo tedesco. Una società dove agire con freddezza e senza emozioni, perché provare emozioni significa condividere l’animalità dell’ebreo. Ebreo ridotto a parassita, virus, sangue infetto che indebolisce la carne del popolo tedesco. Una visione biopolitica che prevedeva l’utilizzo di tutti i ritrovati tecnologici più avanzati in ogni settore per realizzare un impero globale con al centro una élite con una sete di potere illimitata. Vorrei che le persone presenti ragionassero su quali meccanismi possono essere ancora circolanti nella nostra società. Per poterli riconoscere innanzitutto, e poi, eventualmente contrastarli attivamente.
Siamo una società satura d’immagini e il rischio che corriamo è quello della totale indifferenza. Occorre lavorare sulle dinamiche sociali e stimolare le persone a pensare con la propria testa
Pietro Piro
Dare strumenti ai giovani
Se i giovani capiscono quali di queste cose “cosiddette del passato” possono essere utili per vivere le loro circostanze presenti, certamente saranno interessati a questi argomenti. I giovani che conosco sono assetati di punti di riferimento e di strumenti per vivere il proprio tempo. Però non vogliono assolutamente essere indottrinati o forzati a condividere una posizione. Io spero di poter fornire categorie ermeneutiche in grado di leggere i segni del tempo in cui vivono.
Nessun facile parallelismo
Non parlerò del conflitto tra Hamas e Israele di oggi. Non mi piacciono i facili parallelismi senza che vi sia un’attenta analisi delle circostanze. Io ho studiato il meccanismo di distruzione degli ebrei nella Germania nazista e credo sia importante comprendere la mentalità e i valori di quel tempo. Per quanto ci possa sembrare assurdo, a un certo punto della storia europea, i nazisti hanno dato al popolo tedesco dei valori in cui riconoscersi. Ricordiamo sempre questa prospettiva nazista: il tutto precede la parte, l’individuo non è nulla di fronte al Volk che gli conferisce senso ed esistenza; l’umanità universale è una chimera, e conta solamente, come realtà tangibile e normativa la Volksgemeinschaft germanica, unita da un sangue e da valori comuni. Occorre evitare i parallelismi con l’oggi e ricostruire bene le circostanze e i valori. Solo così possiamo fare analisi corrette e avere strumenti utili per interpretare il nostro tempo.
Auschwitz è ancora possibile?
No. Ma la distruzione dell’uomo sull’uomo con tutti i mezzi tecnologici a disposizione in quel momento storico non finirà. La narrazione nazista non prevedeva il riconoscimento dell’altro, del diverso, del debole, del bisognoso, come elementi fondativi della vita comunitaria. Questa mancanza di riconoscimento e di riconoscenza impedisce la cooperazione e la crescita armoniosa e distrugge i legami di solidarietà e di fraternità. L’orrore della guerra è ancora sotto i nostri occhi. A noi, spetta il duro compito di organizzare la speranza.
Il sociologo Pietro Piro oggi terrà due lectio magistralis a Termini Imerese in Sicilia, una di fronte a un pubblico di giovani e una dedicata a un pubblico più adulto
Alla vigilia della Giornata internazionale della Memoria, alcune persone accendono candele su una lastra di cemento del Memoriale dell’Olocausto a Berlino Lapresse/AP Photo/Markus Schreiber
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