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Chat Gpt, la secchiona a cui bisogna insegnare tutto
È eruditissima, ha divorato milioni di pagine di narrativa, articoli di giornale e formule, sa risolvere calcoli complessi di matematica e fornire soluzioni immediate agli ingegneri aerospaziali, eppure quando si cimenta con la costruzione di messaggi significativi perde il suo smalto. Come dimostra questo dialogo
Quella compagna di scuola secchiona, che prendeva bene gli appunti, annotava anche i sospiri dei professori a lezione, oracolo da consultare per recuperare compiti per casa o lezioni perse, ma alla quale capitava di restava interdetta alla prima richiesta di un guizzo creativo: ecco il profilo di Chat Gpt, almeno quello che svela quando la interroghi per sperimentare se può essere di aiuto a chi si occupa della comunicazione del non profit. Sa scrivere bene, per quanto ci lasci esterrefatti, e viaggia su reti neuronali più giovani e fresche delle nostre, non potrebbe allora aiutare, perfino sostituire chi deve produrre continuamente slogan, messaggi brevi, titoli efficaci di campagne per sensibilizzare su un’emergenza sociale o raccogliere fondi per una buona causa?
È eruditissima, ha divorato milioni di pagine di narrativa, articoli di giornale e formule, sa risolvere calcoli complessi di matematica e fornire soluzioni immediate agli ingegneri aerospaziali, eppure quando si cimenta con la costruzione di messaggi significativi perde il suo smalto. Questo il suo punto debole: dà l’impressione di non saper esprimere il significato, smarrisce il sottotesto, ciò che sta nascosto tra le pieghe del nostro dire, che scaturisce da associazioni di parole selezionate con cura e custodisce la scintilla del messaggio. Provare per credere.
Io: Chat GPT scrivi un post breve per i social per esortare a coinvolgersi con la mia organizzazione e sostenerla.
Chat GPT: Vogliamo fare la differenza e migliorare la vita delle comunità in difficoltà. (…) Unisciti a noi per un mondo migliore!
Sembra la frase di uno stagista in comunicazione appena arrivato, che sceglie parole ed espressioni inutilizzabili perché già lette mille volte in simili call to action. Allora riprovo, precisando la richiesta:
Io: riscrivi il post cercando di essere meno banale, usando delle immagini non consuete per il linguaggio della cooperazione allo sviluppo, qualche metafora ingaggiante.
ChatGPT: 🌱 Ecco un’organizzazione che è un’orchestra di speranza in un mondo di sfide! 🎶💫 Dal 1972, è stata la sinfonia della dignità umana, suonata in oltre 33 paesi. I nostri progetti sono note di cambiamento, dalla crescita delle comunità all’armonia delle opportunità.
Unisciti a noi in questa sinfonia di cambiamento. Insieme, creiamo una melodia di speranza e opportunità!
Quasi stordita dalle metafore musicali iperboliche, sapendo Chat Gpt è molto colta, tento di offrirle dei riferimenti più espliciti a dei maestri del genere, per instradarla su terreni più del settore:
Io: riscrivi il post come se fossi Armando Testa.
ChatGPT: 🚀 Ciao amici! Sono Armando Testa e voglio condividere con voi la mia passione per il cambiamento positivo nel mondo. Da sempre, ho creduto che l’arte della comunicazione potesse essere una forza motrice per ispirare azioni significative.
Oggi vi presento un’organizzazione straordinaria una melodia di speranza, un mosaico di soluzioni e un’epica avventura per il bene comune….
Unisciti a questa straordinaria sinfonia di cambiamento e insieme, possiamo creare un mondo migliore!
Qui ha raggiunto delle vette epiche. Rilancio proponendole come riferimento un nome noto dell’ambito umanitario, per provare a caratterizzarla ulteriormente:
Io: prova a scrivere lo stesso messaggio come se fossi Angelina Jolie ambasciatrice di agenzie internazionali
ChatGPT : 🌟 Ciao a tutti, sono Angelina Jolie, ambasciatrice dell’UNHCR e fervente sostenitrice del cambiamento positivo nel mondo. Oggi sono entusiasta di presentarvi un’organizzazione incredibile che sta facendo la differenza in 33 paesi. (…) Unisciti a me in questa missione di speranza e cambiamento. Insieme possiamo fare la differenza!
Ma si sprofonda nella banalità totale, con i soliti inviti, come “fare la differenza”, che è talmente corroso dall’uso da non provocare la minima scossa.
I testi che produce la volenterosa Chat Gpt sono freddi, imbarazzanti, o più precisamente, di un’ingenuità disarmante. Chat Gpt è ingenua: anche se la alimenti di input, di informazioni, di riferimenti, non regge
I testi che produce la volenterosa Chat sono freddi, imbarazzanti, o più precisamente, di un’ingenuità disarmante. Chat Gpt è ingenua: anche se la alimenti di input, di informazioni, di riferimenti, non regge (ancora) il paragone con la molteplicità dei nostri livelli comunicativi e con la complessità dei contesti in cui siamo immersi. Procede selezionando parole e metafore per statistica, segue la legge della probabilità: dalla quantità infinita di informazioni che ha incamerato, estrae e propone quanto risulta sensato perché altamente probabile.
Mentre noi, uomini e donne, parliamo a partire dall’urgenza di dire alcuni – pochi – concetti rilevanti (lo sostiene il linguista Chomsky) e non estraendo il nostro materiale verbale da biblioteche sterminate che abbiamo mandato a memoria. Procediamo in modo radicalmente diverso: il nostro parlare svela significato, non si esaurisce e non consiste solo nella sequenza ordinata e corretta di sillabe. Evoca sempre altro (che poi è il motivo per cui ci si accapiglia anche attorno a una frase). Ogni parola nostra è un essere vivente, si dilata, evolve, incrementa il suo impatto nella misura in cui è accostata, allontanata o combinata con un’altra, e si dispiega dentro a relazioni interpersonali che rendono riconoscibile il senso.
Tuttavia resta favoloso l’esercizio con Chat Gpt: dopo alcune sessioni di allenamento con questa compagna secchiona, acquisisci nuovi strumenti e criteri per leggere in modo critico documenti, comunicati stampa, articoli o campagne di comunicazione e marketing. Ti addestra ad amare ancora di più il lavoro dei nostri cervelli che, imprecisi, modesti, limitati quanto a memoria, sanno produrre meraviglia. Ancora.
Foto: Matheus Bertelli/Pexels
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