Cultura

Idea ambientalista: no all’Iva sui prodotti biologici

La proposta è dell'associazione Primula Verde-Campagna contro gli alimenti transgenici. Ecco il testo della petizione

di Gabriella Meroni

«Il fenomeno della mucca pazza ha di certo una qualche relazione con i meccanismi economici voluti dagli allevatori e imposti dalla Unione Europea ai cittadini europei. La Politica Agricola Comune attuale è basata sui sistemi compensativi che prevedono l’acquisto da parte della Unione Europea delle eccedenze di carne, di latte e dei cereali a prezzi prefissati.
Questa politica era stata introdotta dopo la guerra per conseguire la autosufficienza produttiva agricola e per sostenere i redditi degli agricoltori/allevatori. Dagli anni ’70 la autosufficienza produttiva è stata conseguita e si sono prodotte eccedenze sempre maggiori di carne e latte pagate con i soldi dei consumatori. I consumatori con l’IVA sugli acquisti, pagano infatti le eccedenze produttive degli allevatori della Unione Europea.

In presenza di un meccanismo che “premia” le eccedenze, gli allevatori hanno puntato sempre di piu’ su un sistema industriale di allevamento a veloce crescita e a immediato profitto. Le farine animali per la alimentazione del bestiame permettevano risultati di crescita degli animali e l’entrata nel circolo produttivo carne/latte più velocemente del bestiame allevato con mangimi tradizionali. Il trasferimento dei redditi dai consumatori agli allevatori è automatico sulla base della presente legislazione fiscale IVA e dei sistemi compensativi.
Per assurdo, coloro che fanno una scelta di consumo biologico, in presenza di un costo alla base dei prodotti più elevato degli analoghi prodotti alimentari non-bio, vanno a pagare un totale di IVA maggiore di quella pagata sui prodotti alimentari industriali; l’IVA viene poi redistribuita nel circolo della produzione agricola e di allevamento eccedentaria e torna ad alimentare fenomeni di produzione e sanitari che sono all’origine della mucca pazza e di tante altre situazioni al limite dell’epidemia».

Alcune proposte concrete:
– Ridurre/azzerare l’IVA sull’acquisto dei prodotti biologici.
– Destinare una percentuale dell’IVA ai progetti agricoli/allevamento
biologici
– Aumentare l’IVA sui prodotti non-biologici, anche solo dell’1%

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