Non profit

Ici/Imu, i tre indizi che fanno una prova

Come definire la commercialità di un ente

di Carlo Mazzini

La domanda ormai è sulla bocca di tutte le non profit di questo Paese: in fin dei conti, che cosa comporterà la rivoluzione Ici-Imu sbandierata dal governo? Quali differenze per il non profit? Erano meglio le bizantine “non definizioni” Berlusconi / Bersani del 2005 e 2006 o il taglio al nodo gordiano praticato dal tecnico Monti?
Il fatto di aver concesso l’esenzione a quelle attività (educative, assistenziali, ecc.) esercitate con modalità non commerciali è un significativo contributo alla chiarezza.
Le questioni interpretative sorgono però per quegli immobili che sono in parte dedicati alle attività non commerciali e in parte a quelle commerciali. Parliamo prima del cosa e poi del come.
Se dovessi spiegare cosa è un’attività commerciale, dovrei prendere in ostaggio un numero intero di Vita. Premesso che la commercialità delle imposte sui redditi delle società (Ires) non coincide con quella concernente l’Iva, alcuni paletti per l’Ici/Imu possiamo fissarli. Il primo è relativo al fatto se un bene o un servizio viene dato gratuitamente o offerto dietro corrispettivo; nel primo caso ci troviamo di sicuro in presenza di un’attività non commerciale. Se invece vendiamo il bene o servizio, bisogna considerare altri indizi. Un secondo elemento consiste nel fatto se l’attività di offerta del bene o servizio sia realizzata secondo i costumi commerciali oppure no. Possiamo ad esempio dire che la presenza ? anche su internet, soprattutto su internet ? di pubblicità che reclamizzi in via continuativa la disponibilità da parte del nostro ente a vendere beni o servizi a terzi con indicazione di prezzi, sconti ecc, fa sorgere un secondo indizio di commercialità. La terza questione consiste nel considerare la tipologia di attività. Attività assistenziali, residenziali, sportive ecc sottostanno a normative di settore. Con la circolare 2/2009, il ministero dell’Economia aveva già cercato di dare indicazioni “per settore” sulle attività meritevoli di ottenere l’esenzione; ne consiglio una lettura approfondita.
Tre indizi ? diceva Agatha Christie ? fanno una prova, pertanto ? e qui passiamo al “come” ? se nel vostro caso ricorrono le tre condizioni, iniziate a chiedervi se per l’immobile che utilizzate tanto per le attività commerciali quanto per quelle non commerciali possa essere denunciata in catasto una divisione dello stesso in modo da esentare la parte utilizzata per attività non commerciali. Se per le caratteristiche dell’immobile o dell’attività ciò non fosse possibile, il ministero dell’Economia uscirà a breve con indicazioni in un decreto che dovrebbero consentire, secondo determinati indicatori, un’esenzione proporzionale all’uso non commerciale dell’immobile.

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