Non profit

I volti coraggiosi dell’Africa assediata

editoriale

di Giuseppe Frangi

Non si è letto molto nelle settimane passate circa le testimonianze e i drammatici giudizi espressi dai vescovi africani a Roma per il Sinodo. Eppure non sono mancate notizie e denunce clamorose. I vescovi africani hanno parlato, in tantissimi casi, con una libertà e un coraggio inversamente proporzionali alla pigrizia con l’informazione li ha silenziati. Hanno dimostrato un amore al destino comune dei loro popoli, al di là delle appartenenze religiose. Sono stati un grande esempio di umanità e civiltà. Eccovi tre esempi.

Michele Russo, vescovo di Doba e Edmond Djitangar, vescovo di Sarh in Ciad. «L’Africa e i suoi beni suscitano l’invidia e la rivalità delle potenze mondiali. Per sfruttare il petrolio del Ciad il Governo ha convinto tutti, anche la Banca mondiale, dicendo che si trattava di un “progetto modello” che rispettava l’ambiente, i diritti umani, che l’informazione sarebbe stata trasparente e che le risorse avrebbero contribuito a ridurre la povertà. La Banca mondiale ha detto “si” e la gente ha creduto in questo progetto: dal 10 ottobre 2003, il Ciad è entrato nella cerchia dei paesi produttori di oro nero…. Oggi, ogni giorno fuoriescono dal nostro sottosuolo 8.550.000 dollari, di cui l’86% (7.353.000 dollari) è destinato alle compagnie petrolifere e solo il 14% al Ciad (1.197.000 dollari). Se la popolazione della zona petrolifera prima viveva nella povertà, oggi versa nella miseria! Ci chiediamo che peccato essa stia espiando».

Cardinale Bernard Agré della Costa d’Avorio. «Le giovani Nazioni dell’Africa hanno dovuto fare ricorso a banche internazionali e ad altri organismi finanziari per realizzare i numerosi progetti volti al loro sviluppo… Molto spesso i dirigenti poco preparati non sono stati molto attenti e sono caduti nelle trappole di coloro che gli intenditori chiamano “gli assassini finanziari”, sciacalli mandati da organismi avvezzi ai contratti sleali, destinati ad arricchire le organizzazioni finanziarie internazionali abilmente sostenute dai loro Stati o da altre organizzazioni immerse nel complotto del silenzio e della menzogna. I profitti strabilianti vanno agli “assassini finanziari”, alle multinazionali e ad alcuni personaggi potenti del Paese stesso che fanno da paravento».

Théophile Kaboy, vescovo coadiutore di Goma nella Repubblica democratica del Congo. «Come parlare di riconciliazione e di autentica pace in una società nella quale i figli sono stati costretti a violentare le loro madri e le loro sorelle davanti allo sguardo impotente dei loro padri? Quale avvenire garantire ai ragazzi arruolati con la forza dai gruppi armati e divenuti carnefici delle loro madri e sorelle? Quale armonia sociale aspetta una gioventù nata da madri traumatizzate? I conflitti e le guerre hanno portato, specialmente in Congo, alla vittimizzazione e alla “cosificazione” della donna. Su migliaia di donne sono state perpetrate, da tutti i gruppi armati, violenze sessuali di massa, come arma di guerra, in flagrante violazione delle disposizioni giuridiche internazionali».

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