Welfare

I volontari pronti allo sciopero

Lo annuncia Elisabetta Laganà, presidente della Conferenza nazionale volontariato e giustizia

di Daniele Biella

“Date le condizioni attuali delle carceri italiane, il volontariato penitenziario è disposto a interrompere il proprio servizio”. È questa la proposta choc che arriva dalla Cnvg, Conferenza nazionale volontariato giustizia, ente che racchiude varie sigle dell’associazionismo che entra in carcere, da Arci ora d’aria a Caritas, dalla Fondazione italiana per il volontariato alla Seac. Per quanto tempo, un giorno, una settimana, in via definitiva? “Lasciamo libera scelta alle singole realtà, ma una mobilitazione pacifica ci sarà ovunque, dalle manifestazioni fino all’autosospensione dal servizio”, spiega a Vita.it Elisabetta Laganà, presidente della Cnvg, che ha emesso un comunicato nel quale viene spiegata l’inedita iniziativa.

“La  cifra della detenzione ha superato la quota 67mila presenze. Numeri  giganteschi impossibili ormai da contenere, se si considera che ad ogni numero corrisponde una persona”, inizia il comunicato della Cnvg. “Questo carcere è ridotto a contenitore di tutti i disagi sociali, dai tossicodipendenti, agli immigrati, ai malati fisici e psichici. Il sovraffollamento crea grossi problemi di gestione degli istituti di pena, rendendo pressoché invivibile il carcere non solo per i detenuti, ma anche per gli stessi operatori penitenziari. In questa situazione è quasi impossibile assolvere alla funzione assegnata dalla Costituzione: la rieducazione dei detenuti”.

Per assolvere a tale scopo, la richiesta del Cnvg è quella di “preparare un vero e proprio Piano sociale per le carceri, che dia effettivi strumenti a chi esce dal carcere”, continua Laganà, “lo ripetiamo dall’indomani dellindulto, e lo riaffermiamo ora che si parla del Piano carceri voluto dal ministro Alfano e del decreto legge che starebbe preparando Berlusconi per far scontare l’ultimo anno di pena ai domiciliari: queste sono azioni utili ma minimali rispetto alla vera esigenza, perché toccano una piccola parte dei detenuti e soprattutto non eliminano il problema dell’arrivo di 600-700 nuovi carcerati ogni mese”.

Il ‘Piano sociale straordinari per le carceri’ che chiede il Cnvg andrebbe a “sostenere  il reinserimento sociale per coloro che escono o che potrebbero uscire dal  carcere, attraverso la formazione, il sostegno lavorativo, l’attivazione del  terzo settore e dell’associazionismo”. E contribuirebbe a ridurre anche la piaga dei suicidi, che dopo aver raggiunto un triste record nel 2009, sono già a quota 22 dall’inizio di quest’anno. “Di questa situazione va sicuramente imputata la responsabilità alla  legislazione in materia di droghe, di recidiva e di immigrazione, alle nuove  leggi orientate alla logica della “tolleranza zero”, ma anche alla  mancata applicazione di quelle in vigore, come il regolamento penitenziario del 2000,  le leggi Smuraglia, Gozzini, quelle sulle detenute madri, e la difficoltà del passaggio  dalla sanità penitenziaria al Ssn, Servizio sanitario nazionale”.

Mobilitazione sia, quindi, “fin da ora”. L’intento è anche quello di risvegliare le coscienze dei politici, che “da tanti anni non vedono l’emergenza carcere come una priorità. A parte alcuni che per slancio individuale hanno a cuore il problema (leggi qui, ndr), la maggior parte reputa il carcere l’ultimo dei problemi e si basa sull’equazione sbagliata ‘più carcere uguale più sicurezza’”, riprende la presidente del Cnvg. Che indica anche la formula corretta: “un carcere che riabilita significa una società più sicura. Questo funziona solo se sono garantiti tutti i diritti costituzionali ai carcerati, cosa che ora non accade”.

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