Welfare

I volontari nelle carceri a convegno

Si è chiuso ieri il convegno del volontariato di giustizia. Ecco di cosa si è discusso

di Francesco Agresti

In tutti gli interventi si è lamentato un ritardo complessivo dell’amministrazione penitenziaria che resta inefficiente, in particolare in più riprese il presidente dell’associazione mi ha confermato che il protocollo sottoscritto nel ’99 dal ministero della Giustizia e la conferenza nazionale volontariato giustizia è rimasta lettera morta. Le associazioni chiedono di non essere relegati a un ruolo di supplenza delle deficienze dell’amministrazione. Nell’immediato l’associazione lavorerà per ottenere l’istituzione di un numero verde al quale i familiari dei detenuti possono rivolgersi per avere informazioni utili sulle regole dei penitenziari; l’istituzione dell’anno del detenuto; la realizzazione di strutture di accoglienza per i familiari in visita ai detenuti; formazione permanente dei volontari e la creazione di un rete territoriale tra le associazioni per non perdere di vista i detenuti che vengono trasferiti in altre carceri. Inoltre sarà formulata una proposta per la creazione dei centri di recupero dei giovani adulti, si tratta in sostanza di estendere quanto già previsto per i minori fino al compimento dei 26 anni. In Sardegna grazie al lavoro dei volontari è stata creata una comunità di questo tipo, in due anni ha ospitato 9 detenuti, dei quattro che hanno scontato al pena nessuno è tornato a delinquere e tutti i sono inseriti nel tessuto economico e sociale della comunità in cui vivono. Interessante anche l’intervento di Magno, ancora per poco capo dipartimento per la giustizia minorile, il quale dopo aver fatto un escursus storico sull’evoluzione del concetto di pena ( funzione retributiva, dissuasiva, rieducativa) è arrivato a delineare i contorni della concezione che si va affermando la quale rifiuta il concetto stesso della pena per puntare tutto sulla prevenzione. Gli attori principali, secondo Magno, di questa nuova fase sono proprio i volontari che con il loro carico di umanità devono coinvolgere chi è potenzialmente pronto a delinquere e farlo desistere. Infine, Gianvittorio Pisapia, docente di criminologia dell’università di Pavia, ha presentato il progetto Nexus, che il Seac ha deciso di sostenere. Si tratta, in sintesi, di realizzare una struttura logistica dove coesistano giudici, forze dell’ordine, avvocati, servizi sociali, volontariato, dove sia possibile grazie all’interazione di questi soggetti emettere sentenze individualizzate nel giro di poche ore.


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