Non profit

I volontari: Il servizio civile sta morendo, siamo infuriati

Ecco le dure, incisive parole dei rappresentanti nazionali di ragazze e ragazzi in servizio. "Non ci stiamo a vivere sotto ricatto a causa dell’inadempienza delle istituzioni"

di Redazione

Il battito del Scn, Servizio civile nazionale, è sempre più lento e fiacco. Siamo vicini al punto di non ritorno? le spie rosse accese abbondano: il bando che non arriva, la probabile impasse della questione dell'apertura agli stranieri (che probabilmente, a causa di prevedibili ricorsi, bloccherà l'esecuzione del bando poco dopo la sua chiusura), la difficoltà dell'Unsc, Ufficio nazionale servizio civile, nell'interpretare le scelte politiche di chi governa (in questo senso potrebbe essere letto l'esito negativo della richiesta da parte di vita.it, pochi giorni fa, di intervistare l'attuale Capo dipartimento). Un tentativo di defibrillazione, nel frattempo, arriva da chi più di tutti paga direttamente le conseguenze della situazione odierna: i giovani e la rappresentanza nazionale dei volontari in servizio. "Il Servizio Civile Nazionale in Italia sta morendo. E noi, che rappresentiamo i volontari, siamo stanchi di questa situazione. Un Paese che non trova soldi per la propria difesa non armata e non violenta, per la cooperazione, che preferisce investire in macchine da guerra come gli F35 invece di prevenire il disagio sociale, è destinato al fallimento, all’atomizzazione, allo sgretolamento del tessuto sociale", sottolineano in una dichiarazione congiunta Margherita Vismara, Antonella Paparella, Silvia Conforti e Yuri Broccoli, i quattro attuali rappresentanti nazionali dei volontari.

"Siamo infuriati per l’ennesimo rinvio della pubblicazione del nuovo bando, a distanza di due anni dall’ultimo: la noncuranza dei vari livelli di gestione, nello specifico, ritardi nella consegna delle graduatorie da parte di alcune Regioni, sta portando a perdere ulteriore tempo e a impedire a una larga fetta di giovani di partecipare e vivere un’esperienza unica. Poi c’è la questione stranieri: dopo il rinvio dell'ultimo bando a causa di un ricorso per discriminazione presentato da un ragazzo pachistano (per svolgere il Scn, infatti, la legge richiede la cittadinanza italiana), si profila all’orizzonte una situazione analoga. Le associazioni di avvocati che seguirono il ragazzo nel ricorso prevedono nuove azioni legali se il bando non verrà aperto anche ai giovani stranieri, con conseguente blocco e probabile paralisi di un sistema già al collasso", ribadiscono i rappresentanti nazionali. "E i volontari? E le persone che da due anni attendono i ragazzi che dovranno assisterli? Noi non ci stiamo a vivere sotto ricatto a causa dell’inadempienza delle istituzioni: le Regioni ritardatarie non si sono assunte la responsabilità delle loro azioni e chi doveva preoccuparsi di risolvere la questione stranieri, non l’ha fatto. Risultato: i giovani devono attendere. Ancora e ancora, senza ricevere nessuna informazione certa da chi di dovere".

Ancora: "Siamo favorevoli all’apertura del SC ai giovani stranieri, soprattutto in un'ottica europea, ma vogliamo che ciò avvenga con criteri precisi, condivisi, sensati e non sotto minaccia di ricorso o per il rotto della cuffia. Siamo stanchi delle decisioni prese all'ultimo minuto. Vogliamo, soprattutto, che il Parlamento affronti una volta per tutte la questione della cittadinanza, senza usare il Scn per lavarsi la coscienza dalla macchia di non aver affrontato un problema sociale che con il tempo si aggraverà sempre più", concludono i quattro rappresentanti.


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