Non profit

I volontari dell’emergenza, meglio la pala della polemica

di Antonio Sgobba

«È il punto più basso della storia della Protezione civile». Lo dice Elvezio Galanti, storico dirigente del dipartimento, attivo sin «dai tempi di Zamberletti», agli inizi degli anni 80. «Se l’emergenza neve è stata gestita così, è perché ormai abbiamo le mani legate», continua Galanti, «i ritardi sono dovuti alle nuove procedure che limitano la nostra azione». Lo sfogo del dirigente è sulla stessa linea di altri che conoscono bene il dipartimento. L’ex capo Guido Bertolaso ha detto: «Hanno messo le manette al dipartimento». Per il suo braccio destro, ora capo delle Protezione civile europea, Agostino Miozzo, è «una camicia di forza».
Dopo le polemiche romane con il sindaco Alemanno, i malumori del dipartimento sono diventati visibili a tutti. Nessuno ha digerito la legge 10 del 2011, inserita il 17 febbraio dello scorso anno nel decreto Milleproroghe (vedi box). Da molti visto come un commissariamento imposto dall’allora ministro Giulio Tremonti, si era arrivati al provvedimento dopo le polemiche legate alla gestione Bertolaso. «Ma gli eccessi erano legati ai cosiddetti Grandi eventi», ricorda Galanti, «non alla gestione dell’emergenza. Invece si sono modificate solo le procedure legate all’emergenza, rendendole più macchinose. La cosa assurda è che la legge che invece regolava i Grandi eventi, entrata in vigore nel 2001, non è stata toccata. Insomma, si è buttato via il bambino e si è tenuta l’acqua sporca». Secondo il dirigente, responsabile anche dell’Ufficio relazioni istituzionali, se si volevano evitare gli sprechi non c’era bisogno di modificare la gestione dell’emergenza. «Quella funzionava benissimo, era riconosciuto da tutti. Eravamo invidiati dal mondo, ora invece dobbiamo affrontare procedure ingarbugliate».
L’iter attuale da seguire prevede che ogni intervento venga autorizzato prioritariamente dal ministero dell’Economia e che l’emergenza sia dichiarata dalle Regioni. «Si rende conto? Molte Regioni non hanno neanche le competenze per farlo. E per sostenere le operazioni dal punto di vista finanziario dovrebbero ogni volta aumentare le tasse. Poi al ministero noi dobbiamo dare i dettagli di ogni spesa, di quanti soldati spostiamo, di quali mezzi usiamo. Così la nostra operatività viene enormemente rallentata», afferma Galanti.
Ma quanto influiscono questi cambiamenti sul cuore della protezione civile, ovvero il lavoro dei volontari? «L’impressione è che con la nuova legge si sia ingabbiata l’attività del dipartimento», conferma Paolo Diani, direttore Ugem, la sezione delle Misericordie che mette a disposizione della Protezione civile i suoi volontari. «La scelta di affidare le decisioni alle Regioni non aiuta», continua Diani, «funzionava meglio quando c’era un coordinamento unico». Comunque i volontari delle Misericordie sono stati fondamentali anche durante le recenti nevicate: «A L’Aquila mancava un’ambulanza 4×4 e abbiamo messo a disposizione la nostra», ricorda Diani. La Protezione civile può contare su circa 300 volontari delle Misericordie, ma per le grandi emergenze se ne sono messi in moto fino a ottomila. Nonostante la legge. «Noi pensiamo a rimboccarci le maniche e basta», dice Diani.
La pensa così anche Fausto Casini, presidente Anpas – Associazione nazionale Pubbliche assistenze, circa 100mila iscritti, quasi la metà a disposizione delle varie Regioni per la Protezione civile. Rispetto ai cambiamenti dell’ultimo anno, però, è meno critico del “collega”. «Gli eccessi ci sono stati in passato anche nelle dichiarazioni dell’emergenza, non solo nei Grandi eventi. I rifiuti a Napoli o gli sbarchi a Lampedusa non sono questioni da Protezione civile», dice il presidente. E c’è soprattutto un aspetto, secondo Casini, per cui il giudizio sulla nuova Protezione civile è sicuramente positivo: «La relazione tra dipartimento e volontari. Forse sarà un effetto collaterale delle ristrettezze, ma da quando c’è Gabrielli siamo più coinvolti nell’organizzazione e nelle decisioni. Bisogna dire, a onor del vero, che anche se con il precedente capo dipartimento i rapporti erano ottimi, è la prima volta che registriamo un coinvolgimento di questo tipo». Insomma, per Casini c’è stato «un vero e proprio cambio di passo». Per gli attuali dirigenti. «i volontari non sono un braccio operativo da usare ma una risorsa per fare sistema, lavorando soprattutto sulla prevenzione».

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