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I vescovi a fianco del Papa “irriso e offeso”

Forte presa di posizione di Bagnasco dopo gli attacchi dei media e dei governi occidentali

di Franco Bomprezzi

Il Papa torna in Italia dopo un trionfale e intenso viaggio in Africa e i vescovi italiani prendono posizione forte a sua difesa contro le “irrisioni e le offese”. E’ un tema che non sfugge all’attenzione dei quotidiani di oggi.

Oggi la rassegna stampa si occupa anche di:

All’alzata di scudi dei vescovi “Basta irrisioni e offese a Benedetto XVI”, il CORRIERE DELLA SERA riserva due pagine interne (la 4 e la 5) e un richiamo in prima a fianco del titolo principale appaltato all’euforia delle Borse dopo il piano Obama. Durissimo il presidente della Cei Angelo Bagnasco: contro il Papa «irrisione e volgarità» e sulla polemica su aids e preservativi  «francamente non aveva ragion d’essere», ma ha sovrastato «fin dall’inizio» il viaggio del Papa in Africa «nell’attenzione degli occidentali». Sempre Bagnasco sul testamento biologico coglie l’occasione per chiedere alla vigilia del voto in Aula «un inequivoco dispositivo di legge». Per tornare a Benedetto XVI vengono additate responsabilità precise: «L’insistenza pregiudiziale delle agenzie internazionali» e «le dichiarazioni di alcuni esponenti politici europei  e di organismi sovranazionali, cioè di quella classe che per ruolo e responsabilità non dovrebbe essere superficiale nelle analisi né precipitosa nei giudizi». Una bacchettata – interpreta il quotidiano – rivolta soprattutto a Francia, Germania e Commissione europea. Il CORRIERE  a pag. 5 intervista, come spesso ultimamente nelle questioni vaticane, il fondatore della comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi che fin dal titolo dice: «Diamogli tempo, conformista chi lo critica». E ancora: «Nei confronti di Benedetto XVI c’è un vero e proprio conformismo della critica. Appena parla si dice che sbaglia  e in qualunque cosa dice si cerca qualcosa di sbagliato. C’è poi il paragone continuo con Giovanni Paolo II. Eppure Ratzinger non dice cose diverse da Wojtyla». Riccardi poi a proposito delle critiche che arrivano dall’interno della Chiesa parla di «vero e proprio leghismo ecclesiale. Il fatto è che paradossalmente nell’era della globalizzazione il mondo si è contemporaneamente frantumato nelle varie identità nazionali e religiose».

Di spalla, in prima: “I vescovi all’attacco «Basta offese a Ratzinger»”. Riferisce così LA REPUBBLICA la posizione della Cei, approfondita a pagina 10. “«Il Papa è stato derivo e offeso» vescovi al contrattacco sull’Aids è il titolo del pezzo di Orazio La Rocca. Il cardinale Bagnasco ha fatto una ampia e appassionata difesa del Papa dagli «attacchi pretestuosi, discutibili e insolenti» di chi non era d’accordo con Benedetto XVI su preservativi e lefebvriani. Non solo: ha parlato anche del caso Englaro che ha scatenato «un’operazione tesa ad affermare un diritto di libertà inedito quanto raccapricciante, il diritto a morire». Sul viaggio in Africa, Bagnasco ha sottolineato che «fin dall’inizio è stato sovrastato nell’attenzione degli occidentali da una polemica sui preservativi che francamente non aveva ragion d’essere». In appoggio, pezzetto di Silvia Fumarola che riferisce dello show di Luciana Littizzetto a Che tempo che fa: “«Il preservativo non serve? Bugia» Litizzetto scatenata su Raitre”. Più impegnativo l’editoriale di Stefano Rodotà, “L’egemonia perduta”. Sostiene Rodotà che «un mondo vastissimo, compresi molti cattolici, è rimasto sbalordito di fronte ad alcune affermazioni del Papa» e che mentre altrove governi e istituzioni hanno protestato, in Italia i vescovi hanno lanciato «un vero e proprio diktat al quale Parlamento e politica italiana dovrebbero inchinarsi. Non è nuova l’arroganza di una politica vaticana che, debole nel mondo, cerca occasioni di rivincita nel giardino di casa». «La pretesa vaticana di dettare al mondo la linea etica su grandi temi della vita viene respinta ed emerge un isolamento che non è solo diplomatico, ma rivela una perdita di egemonia culturale», scrive Rodotà dopo aver ricordato le prese di distanze, in altre occasioni, da parte di Germania, Francia e quella di Obama (che vuole firmare un documento sui diritti degli omosessuali). Prosegue analizzando la bozza in discussione sul testamento biologico. Insufficiente e «ammasso di incostituzionalità, di regressioni normative».

Su AVVENIRE il pronunciamento dei vescovi a sostegno del papa è marginale rispetto agli ultimi eventi africani e ai discorsi che Benedetto XVI ha tenuto in Angola, dall’invito alla riconciliazione e alla solidarietà dopo le tragiche «nuvole del male» che hanno provocato guerre, tribalismo, rivalità etniche; al richiamo per «la parità e dignità di diritti delle donne», dai messaggi di pace e di speranza (“Il Papa: Africa, alzati e mettiti in cammino”) al discorso d congedo di ieri mattina, in cui ha invitato a dedicarsi ai bisognosi. Poi, nel viaggio di ritorno, alcune considerazioni a caldo sul viaggio («Impressionato dalla cordialità» e dall’accoglienza che l’Africa gli ha riservato). Della prolusione di ieri del presidente della Cei, Angelo Bagnasco, AVVENIRE pubblica il testo integrale (due pagine intere, la 7 e la 8). Mentre Salvatore Mazza, a pagina 6, riporta soprattutto i passaggi sulla salvaguardia della vita, sulla «gravissima crisi economica» («l’impressione è che purtroppo non si sia ancora toccato il fondo, o per lo meno che non ci sia nessuno in grado di dire con certezza a che punto si è della perigliosa attraversata»), sulla necessità di stare «dalla parte delle persone reali, delle famiglie, dei lavoratori, degli indigenti…», e anche, ma solo alla fine, sul «pesante lavorio di critica dall’Italia e soprattutto dall’estero» nei riguardi del papa: «non accetteremo che il papa, sui media o altrove, venga irriso o offeso».  A corredo, intervista a Zamagni, secondo cui economia e welfare in crisi rilanciano la dottrina sociale: «Oggi parroci e associazioni sui territori sono molto vicini ai poveri, come nel 1800».

Andrea Tornielli in prima pagina de IL GIORNALE scrive «Visitando l’Africa, nei suoi sei giorni di permanenza, Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto diversi tra loro. Il primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle del Camerun e dell’Angola. L’altro viaggio è quello virtuale, quello su cui si sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti occidentali che hanno accusato Ratzinger di irresponsabilità per avere detto ciò che tutti dovrebbero ormai riconoscere: la distribuzione del preservativo non è il metodo efficace per combattere la diffusione dell’Aids in questi Paesi». E ancora: «La macchina mass mediatica una volta messa in moto non si è più fermata. Così in Francia, dove impallinare il Pontefice è diventato lo sport nazionale hanno fatto sondaggi per dimostrare che almeno la metà dei cattolici chiede le dimissioni del Papa. La sensazione è che il Papa sia diventato un capo partito, sottoposto al tiro incrociato delle quotidiane dichiarazioni tipiche del pastone politico. Così 16 discorsi pronunciati in terra africana si sono ridotti a due frasi, la prima pronunciata in maniera estemporanea durante la conferenza stampa sull’aereo. L’impressione è che Benedetto XVI non sia eccessivamente preoccupato. E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie non ha precedenti recenti, bisognerà ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi ani del suo pontificato. Così come va ricordato l’isolamento di Paolo VI quando prese decisioni coraggiose come l’Humanae vitae». Infine: «Cosa resta del viaggio di Benedetto in Camerun e Angola? Prima ancora dei messaggi lanciati dal Papa per la lotta alla povertà, resta una presenza e una straordinaria corrente di simpatia umana che ha avuto il suo culmine in Angola». Il servizio di cronaca sulle dichiarazioni di Bagnasco, presidente della Cei, è a pagina 10. Sulla notizia anche Filippo Facci che in prima pagina nella sua rubrica scrive: «Il capo della Cei dice che il vero scontro di civiltà è fra credenti e non credenti. Eppure fra tutti gli scontri che ci dilaniano, quello fra credenti e non credenti è l’ultimo che vedo. Gli italiani sono credenti a modo loro, credenti o meno a seconda della circostanza. Sono divisi in se stessi, impossibile dividerli gli uni dagli altri su questo». Facci cita un sondaggio che dimostra che «su certi temi stare con la Chiesa e stare con la maggioranza degli italiani non è matematicamente impossibile».

Il  capo dei vescovi italiani Angelo Bagnasco, sta portando avanti un proclama politico. E’ la tesi dell’editoriale in prima pagina del MANIFESTO firmato da Ida Dominijani. Ecco gli argomenti:  c’era un tempo in cui la cultura cattolica sapeva costruire, sulle proprie istanze, un terreno di mediazione con il mondo laico. Quel tempo, par di capire, è finito, e non certo per sola responsabilità dei laici; si tratta dell’ennesima bordata contro il paradigma evoluzionistico darwiniano non da oggi individuato da questo papato (e dal precedente) come causa prima della deriva materialistica del mondo contemporaneo; il Vaticano deve e può prendere atto della obsolescenza del discorso dello “scontro di civiltà” che presupponeva una matrice religiosa del conflitto fra occidente e resto del mondo. Ma in compenso alza la posta sulle matrici culturali del conflitto  interno alla cultura occidentale, fra visione religiosa e visone secolare del mondo e della natura umana. In sostanza, il testo di Bagnasco, secondo l’analisi del Manifesto, fa propri i peggiori argomenti già sentiti nell’arena politica e mediatici, sulla morte di Eluana ed evoca alla Chiesa il monopolio del discorso sull’umano, negando alla cultura secolarizzata qualsiasi competenza in merito. Il MANIFESTO, popone anche un’intervista ad Adriano Prosperi, professore ordinario alla Normale di Pisa, per il quale la presa di posizione di Bagnasco «meriterebbe una seria una seria risposta da parte delle autorità statali, messe di fronte a un’esigenza integralista secondo la quale solo un obbligo religioso tradotto in legge impedirebbe agli individui di eliminare i sofferenti e i malati». Prosperi, accusa  Bagnasco anche di presentare come dati di fatto alcune cose che non sono vere, che lo Stato tace davanti alle posizioni “integraliste”,  che in Italia c’è una maggioranza che  si fregia di un rapporto privilegiato con la Chiesa, che l’ascolta con rispetto e qualche volta ne anticipa i desideri, ma c’è anche un’opposizione che come scelta tendenziale dà libertà di coscienza ai propri deputati.

LA STAMPA dedica alla questione vescovi un taglio in prima “Aids, la rabbia dei vescovi, ‘Il pontefice irriso e offeso'” e un pezzo di pura cronaca a pag. 13, di Giacomo Galeazzi.

 

E inoltre sui giornali di oggi:

 

CAFFARELLA

LA REPUBBLICA – “Siamo noi gli stupratori della Caffarella”. Alexandru Jean Jonut e Gavrila Oltean confessano inchiodati dalla prova del Dna. Il Tribunale del riesame scarcera Racz che stasera sarà ospite a Porta a Porta.

AVVENIRE – “Caffarella, i due romeni confessano” (Pag. 13). La vicenda è riassunta per punti in uno schemino a corredo del pezzo di cronaca sulla colpevolezza di Ionut Jean Alexandru e Oltean Gravila, e sulla scarcerazione di Racz. Nessun commento.

 

GUERRA AI RICCHI

LA STAMPA – Il fondatore di Slow Food Carlo Petrini commenta il blitz degli anarchici al Ristorante il Cambio e il volantinaggio a Eataly: «Sarei quasi d’accordo con loro (seppur non nel metodo) se la guerra fosse contro il consumismo. Ma il consumismo è ovunque, è al supermercato. In nome del consumismo mangi roba fetida da grande distribuzione. Invece no, si va dove individui quello che ti sembra un problema di classe sociale. Esco da una trattoria nelle Langhe dove a mezzogiorno si fa il pranzo di lavoro per gli operai a nove euro con cibi egregi. La sera si fa una cucina più complessa a trentacinque euro. Questa è civiltà. Si viene a fare un pasto veloce ma sano, si viene a gustare qualcosa di prelibato. Con le mode, con il reddito, la ricchezza proprio non c’entra. Se cercano la lotta di classe nei ristoranti non hanno capito proprio nulla. Dovrebbero battersi perché tutti diventino protagonisti, loro per primi, anziché consumatori».



EDILIZIA

LA REPUBBLICA – “Si allarga il fronte del no, contro il piano già 13 Regioni”. In pratica le regioni non governate dal Pdl criticano perché incostituzionale o perché sono contrarie al decreto, il piano casa di Berlusconi. Gli ampliamenti che rischierebbero di devastar il territorio. Il pugliese Vendola lancia un appello per confrontarsi con serietà; Burlando, che è a capo della Liguria, c’è il rischio di eccessi inaccettabili per il paesaggio e i patrimoni urbani storici. Fitto getta acqua sul fuoco.

 

SARDEGNA

LA STAMPA – Il primo atto della giunta Cappellacci: «La tassa sul lusso, dalla prossima estate, non esisterà più. I proprietari dei maxi yacht che attraccano a Porto Cervo e dintorni non dovranno più pagare l’imposta istituita, nel 2006, dalla Giunta regionale sarda guidata allora da Renato Soru. Non ci sarà più, dunque, l’obbligo di sborsare fior di quattrini per approdare nelle coste dell’isola e per atterrare (con i jet privati) negli aeroporti sardi».

 

CRISI

LA STAMPA – A pag. 3 L’allarme di Strauss-Kahn ” Le guerre sono il prossimo pericolo”. «Il direttore del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn, ha ammesso ieri a Ginevra che la situazione è “gravissima”, c’è pericolo di un’esplosione della disoccupazione, con milioni di nuovi poveri nelle aree più deboli che, disperate, potrebbero causare conflitti sociali e anche peggio. Pensava sopratutto al Sud del globo. “Quando ci sono tensioni la democrazia è in pericolo e la guerra diventa una minaccia reale”».

 

OBAMA

SOLE24ORE – Fondo di Luigi Zingales che “svela” «da che parte sta Obama», ovvero a che cosa mirano i suoi più recenti provvedimenti anticrisi: il tetto ai bonus dei manager e l’eliminazione dei titoli tossici. La tesi – sconcertante – è che Obama, accontentando da una parte la gente arrabbiata (colpendo i manager), abbia dall’altra parte fatto un regalo a Wall Street. La spiegazione non è semplice, provo a riassumere: in pratica,  i titoli tossici se li ricompreranno non solo lo Stato, ma questo con l’aiuto di privati, ovviamente non disinteressati. Si calcola che questa operazione creerà degli hedge funds in cui i privati metteranno solo 7 dollari per ogni 100 di investimento, ottenendo in cambio il 50% di qualsiasi guadagno e senza rischiare di perdere i 7. «L’unico a perderci», dice il SOLE, «sarà il contribuente, che paga il conto del sussidio senza ricevere nulla in cambio». Interessante la chiusa: da che parte sta Obama? Dalla parte dei pensionati impoveriti, o da quella dei ricchi insider che dopo aver approfittato del boom si arricchiranno anche con la crisi? «Purtroppo da entrambe», è la risposta, «i periodi di profonda crisi facilitano la formazione di una pericolosa alleanza tra diseredati ed élite dominanti. Il rischio di suscitare la rabbia popolare giustifica la mancanza di trasparenza al vertice».

 

DALAI LAMA

CORRIERE DELLA SERA – Il Sudafrica nega il visto al Dalai Lama (il leader tibetano era astato invitato a una conferenza su calcio e razzismo) e il comitato di Oslo dei nobel parla di delusione. Più duro l’arcivescovo Desmond Tutu: «Vergogna. Siamo servi della Cina, così si rinnega il principio di libertà su cui si fonda la società sudafricana». E Il governo di Pretoria ammette: «È vero, teniamo al nostro rapporto con Pechino».

IL GIORNALE – Pag. 15: niente visto per il Dalai Lama, bufera sul SudAfrica. Su richiesta della Cina il governo nega l’ingresso al leader tibetano: «La sua presenza non è nell’interesse del Paese». Proteste dei premi Nobel per la pace, Tutu e De Klerk. Preoccupazione per i prossimi campionati del mondo.

 

CURE PALLIATIVE

AVVENIRE – Entro il 2009 al Policlinico Gemelli di Roma, nascerà un reparto di 200 mq dedicato ai bambini con malattie congenite. Nella fase di progettazione l’ospedale universitario ha incontrato le associazioni di famigliari dei pazienti pediatrici per ascoltarne le necessità e capire come impostare il lavoro. Ci sarà un’assistenza integrata che aiuterà i famigliari a usare macchinari e apparecchiature mediche utili ai figli e li assista nel percorso di conoscenza, accettazione e integrazione scolastica dei bambini: praticamente un servizio di family care assistant. L’originalità del progetto sta nel fatto che per la prima volta si porta dentro un ospedale una struttura dedicata alle cure palliative.

 

MALATTIE

IL GIORNALE – pubblica un passo dal libro “Le avventure di un padre di famiglia” scritto da Luigi Amicone (in prima pagina e poi a pag. 33). «Quando mi dissero: sua figlia muore» è il titolo di pag. 33 in cui il giornalista racconta l’esperienza della sua secondogenita, sopravvissuta alla leucemia, davanti alla malattia: «Le situazioni più tragiche sono le più semplici. Perché si può, si deve, solo accettare. Così s’impara a vivere».


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