La Fed pensa a sé. E a noi?
C?è il partito pro Fed e quello anti. Tutti a battagliare, pochi a raccontare. Ai primi di marzo la banca centrale americana ha annunciato una nuova immissione di liquidità per 100 miliardi di dollari. La reazione della Borsa (quella americana, ma anche tutte le altre nel mondo) è stata di un nuovo crollo. Leggendo i giornali però la colpa non veniva addebitata da nessuno alla mossa di Bernanke, ma ai dati americani sull?occupazione usciti lo stesso giorno. Nessuno racconta che l?economia americana va male anche perché è governata dalla Fed. Ogni volta che fa un annuncio, deprime le Borse: per una volta si può dire che ciò avviene perché il mercato si aspettava qualcosa di più, ma quando succede sempre così, il segnale non può che essere uno. La Fed non interviene per sostenere l?economia, ma per conto di altri interessi. Ora si può anche dire che Bernanke pensi solo – com?è giusto – al mercato Usa: quello che è certo è che ogni suo intervento deprime l?Europa. Attenti allora a chi fa campagna elettorale invocando modelli americani: cerchiamo gente che governi in Europa. Obama, Hillary e McCain, da questo punto di vista, contano poco.
Popolari in movimento. Malgrado la pausa dovuta alle elezioni, c?è ancora fibrillazione fra le banche, in particolare nel settore delle popolari. Fra l?Emilia Romagna e la Milano grandi manovre ancora in azione, anche perché sono due grandi deluse del risiko: sono finora rimaste a bocca asciutta.
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