Economia

I tre giorni a bordo della crociera sull’impresa sociale

Hanno attraccato a Civitavecchia questo pomeriggio intorno alle 19.30 i 382 partecipanti alla Social Enterprise Boat Camp, il primo camp sull’impresa sociale a bordo di una nave ideato e promosso da Acra e Cgm. Vita.it era a bordo per seguire i gruppi di lavoro e gli incontri con alcuni dei big dell’impresa sociale a livello mondiale. Il bilancio dell'iniziativa

di Redazione

Hanno attraccato a Civitavecchia questo pomeriggio intorno alle 19.30 i partecipanti al primo boat camp sull’impresa sociale ideato e promosso da Acra e Gruppo Cgm. Le ultime ore sono state dedicate alla conclusione dei lavori di gruppo sugli otto casi di impresa individuati alla partenza e alla plenaria conclusiva dedicata alla presentazione degli storytelling elaborati dagli stessi gruppi di lavoro sulla sporta anche degli incontri con alcuni dei big dell’impresa sociale a livello mondiale come fra gli altri Peter Holbrock (Social enterprise UK), Jack Sim (Wto Singapore), Harish Hande (Selco) Kago Kagichiri (Eneza Education), Jordina Arcal (Healthapp), Sebastian Mitchell (Ushahidi), Illac Diaz (liter of light) e Martin Burt (Fundacion Paraguaya)

Vita.it che ha seguito tutti i tre giorni di lavori insieme alle 382 persone che sabato 28 maggio si sono imbarcate da Civitavecchia (fra loro anche l’ex allenatore della nazionale di pallavolo Mauro Berruto, oggi amministratore delegato della scuola Holden di Torino, che ha tenuto una apprezzatissima lectio sul coaching) alla volta di Barcellona direttamente sulla Cruise Roma della Grimaldi, ha tracciato un primo bilancio a caldo con la numero uno di Acra, Elena Casolari e il presidente di Cgm, Stefano Granata, i due ideatori del viaggio.

«L’aspetto che mi ha più sorpreso è stata la capacità dei gruppi di lavorare insieme, malgrado la diversità dei profili: con noi c’erano circa un centinaio di persone impegnate nella cooperazione internazionale, altrettanti in quella sociale, ma tutti gli altri venivano da esperienze e percorsi di studi differenti, alcuni per esempio erano professionisti impegnati nel mondo corporate for profit che però erano interessati a conoscere il mondo dell’impresa sociale», esordisce Casolari. In particolare un aspetto. «Quello della tecnologia applicata al social business», precisa Casolari che ha colto l’occasione per presentare l’ultimo proprio sulla nave l’ultimo progetto di Acra, quello dell’Academy.

1/8

Un bilancio positivo lo traccia anche Granata. «Noi cooperatori abbiamo la necessità vitale di conoscere altri mondi, di contaminarci, di assumere una prospettiva di impresa, l’esperienza del camp di ha dato questa possibilità, sono stati tre giorni importanti per cambiare anche la nostra forma mentis». Per questo Granata ha voluto portare a bordo soprattutto giovani. «Cambiare la mentalità a per da tutta la sua vita professionale ha lavorato nella prospettiva di vincere un bando ha naturalmente una resistenza a mettersi sul mercato, rispetto a chi invece è al principio della sua carriera». Granata non ha timore a marcare una differenza fra i casi studio. «Ho notato che le esperienze italiane sono state ancora molto, troppo, concentrate sull’aspetto del valore sociale degli interventi, mentre gli stranieri hanno focalizzato il loro intervento più sulla capacità di stare sul mercato con numeri anche rilevanti: abbiamo toccato con mano le potenzialità dell’economia sociale, che in Italia si stanno incominciando a scorgere, ma sui cui forse scontiamo ancora un ritardo culturale».

Sulla stessa lunghezza d’onda si sono posizionati anche la neo direttrice dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo che in più occasione ha sottolineato come «il nuovo paradigma della cooperazione internazionale prevede la collaborazione fra enti profit ed enti non profit» e Fabio Terragni, presidente di M4 Milano, ma intervenuto in questa occasione nelle vesti di ideatore e fondatori di Alchema/Co + Fabb Milano (coworking per imprese sociali a Sesto san Giovanni): «Non solo per ragioni di cassa, ma anche di farraginosità delle procedure, il pubblico ha e in futuro avrà sempre più bisogno di esternalizzare le sue funzioni e di misurare l’impatto che genera: alcune esperienze e ragionamenti che abbiamo apprezzato durante il boat camp sono senz’altro l’avanguardia di temi e tendenze che nel prossimo futuro saranno in cima all’agenda-paese».

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.