Migranti

Quei cimiteri della Rotta Balcanica che l’Europa non vuole vedere 

I corpi dei migranti trovati carbonizzati in Grecia non sono un caso isolato. «La rotta balcanica», spiega Silvia Maraone, project coordinator in Bosnia Erzegovina dell'organizzazione non governativa Ipsia, «è una rotta letale tanto quanto quella del Mediterraneo centrale, ma è dimenticata da tutti. Si stima che dall'inizio del 2023 gli arrivi sulla rotta siano stati 200mila. Nelle foreste in Grecia e Bulgaria i migranti muoiono anche disidratati, nelle acque del fiume Evros annegati»

di Anna Spena

Sale a 26 il numero di corpi che sono stati trovati bruciati a Lefkimmi, vicino alla foresta di Evros in Grecia, al confine con la Turchia.
Giannis Artopioros, portavoce dei vigili del fuoco greci aveva riferito che i corpi sono stati ritrovati in gruppo, ora si lavora sull’ipotesi che si tratti di persone entrate illegalmente nel Paese. «Anche la Rotta Balcanica è un cimitero», dice Silvia Maraone, project coordinator in Bosnia Erzegovina dell’organizzazione non governativa Ipsia, delle Acli. «I confini di terra», aggiunge, «sono pericolosi così com’è letale la traversata del Mediterraneo Centrale. Solo che questa è una tragedia che si consuma in silenzio, a cui nessuno presta attenzione. Con il passare degli anni le condizioni della rotta peggiorano, e quindi le persone continuano a cercare percorsi alternativi: tutto ciò si traduce in aumento delle violenze e anche più vittime lungo la strada». 

Il confine tra la Grecia e la Turchia

Il passaggio dal confine turco a quello greco è diventato estremamente pericoloso: «sono aumentati i controlli da parte della polizia e questo ha spinto i migranti e i trafficanti di uomini a scegliere percorsi alternativi assolutamente poco sicuri». In modo particolare nell’ultimo anno: «la Grecia», spiega Maraone è diventata un Paese inospitale. Quando trova i migranti li rinchiude in prigione o li rispedisce nei campi chiusi, o ancora li riporta in Turchia. Per evitare la Grecia parte della rotta si è spostata in Bulgaria. Ma la Bulgaria è uno dei Paesi più violenti dei Balcani: l’uso della violenza contro i migranti qui è sistemico. Chi riesce ad arrivare in Bosnia porta i segni delle torture sul corpo, tra cui anche morsi di cani». 

Le stime crescono

Nel 2022 hanno percorso la Rotta Balcanica circa 150mila persone, nel 2023 le stime sul numero delle persone che hanno provato ad attraversarla o ci stanno provando sono salite: «Parliamo di circa 200mila arrivi», aggiunge Maraone. L’80% delle presenze è ancora composto da single man e un 20% è rappresentato con famiglie con minori. «Per quanto riguarda la provenienza», spiega Maraone, «rimane costante quella degli afghani, dei palestinesi, dei siriani, degli iraniani. E poi negli ultimi mesi abbiamo incontrato molto marocchini, algerini e anche cubani. I Marocchini possono arrivare in Turchia con un visto turistico e poi iniziano il percorso dalla Grecia, i cubani, invece, possono arrivare in Serbia».

La Rotta Balcanica è cambiata

La rotta è cambiata, se prima era la Bosnia Erzegovina a rappresentare un limbo per le persone, adesso nel Paese ci sono solo duemila migranti, e se negli scorsi anni questi rimanevano bloccati per mesi interi nel cantone di Una – Sana, al confine con la Croazia, ora la permanenza è di pochi giorni: «Dal primo gennaio del 2023 la Croazia è entrata ufficialmente nell’area Schengen. Negli ultimi anni chi intraprendeva il percorso dei Balcani era soggetto a violenze e torture da parte della polizia croata. Violenze e torture che sono state ampiamente registrate e denunciate. É molto probabile che – una volta entrati nell’area Schengen – l’indicazione sia stata quella di “calmarsi”. Però rimangono attivi gli accordi bilaterali tra la Croazia e la Bosnia Erzegovina e a fine marzo c’è stato un respingimento di massa dei migranti verso la Bosnia. Gli stessi respingimenti che avvengono dalla Francia all’Italia. Ad oggi i Paesi più complessi, dove spesso i migranti perdono la vita sono la Grecia e la Bulgaria».

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I punti più pericolosi

I corpi trovati in Grecia non sono un caso isolato: «Ogni giorno arrivano notizie di migranti rimasti vittime lungo il percorso. Insieme alla foresta al confine tra la Grecia e la Turchia ci sono altri due punti letali per chi si mette in viaggio: la Bulgaria, nota non solo per la violenza che esercita sui migranti che intercetta ma anche perché molti di loro – nel tentativo di sfuggire ai controlli – si nascondono nelle foreste e muoiono disidratati e il confine settentrionale del fiume Evros, sempre al confine tra la Grecia e la Turchia, il fiume che restituisce come il Mediterraneo – o spesso non lo fa come il Mediterraneo – i corpi dei migranti morti».

In apertura: Bosnia Erzegovina, Cantone di Una Sana. Foto di Anna Spena

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