Famiglia
I tablet coi fondi del Ministero? Arriveranno a giugno
Sono nelle disponibilità delle scuole i 70 milioni di euro stanziati per l'acquisto di tablet e device da dare in comodato d'uso agli studenti, per metterli nelle condizioni di seguire la didattica a distanza. Bene l'investimento e la scelta di non distribuirlo a pioggia, ma l'intervento deve essere tempestivo. Perché se andiamo a settembre, una toppa non basta: serve ripensare tutta la scuola
4mila, 6mila, 10mila, al massimo 15mila euro. È questa la cifra che le scuole hanno ricevuto da pochissimi giorni (lunedì 6 marzo, come detto dalla stessa ministra Azzolina, «Entro lunedì mattina saranno tutti accreditati sui conti delle scuole») per l’acquisto di tablet e connessioni da dare in comodato d’uso agli alunni, per seguire la didattica a distanza. Peccato che i tablet arriveranno – se va bene – a giugno. Che equivale a dire ad almeno mezzo milione di studenti “arrivederci e grazie, ne riparliamo l’anno prossimo”.
Le cifre
Il Cura Italia ha stanziato 85 milioni per implementare la DAD, che accompagnerà i nostri figli fino al termine di questo anno scolastico e – già si comincia a dire – forse anche per l’inizio del prossimo (qui il decreto del MI del 26 marzo 2020, n. 187, con il dettaglio delle cifre scuola per scuola). Degli 85 milioni, 10 milioni potranno essere utilizzati dalle istituzioni scolastiche per l’utilizzo di piattaforme e-learning e per dotarsi di strumenti digitali utili per l’apprendimento a distanza (o per potenziare quelli già in loro possesso); 75 sono destinati all’acquisto di dispositivi digitali e per la connettività di rete; la quota rimanente per la formazione del personale scolastico. Su uno stanziamento di 10mila euro, a spanne, significa che 8.500 andranno per l’acquisto di tablet, mille per le piattaforme e 500 per la formazione di docenti. Per le scuole che hanno ricevuto 6mila euro, 4.700 sono per i tablet, 400 per la formazione e 900 per le piattaforme. L’ordine di grandezza è questo. A scuole di Castevolturno e Caivano, per dire, sono arrivati 15mila euro.
Con la piattaforma per gli acquisti della Pubblica Amministrazione i tempi sono lunghissimi, la consegna dei dispositivi è prevista per giugno. Per i ragazzi che vivono nelle famiglie più fragili, quelli che già in queste settimane non hanno potuto seguire la didattica a distanza messa in campo dalle scuole, significa restare “tagliati fuori” per ancora un altro mese e mezzo. È una situazione tragica
Alberto Barenghi, Mission Bambini
I tablet? A giugno
«Il problema è che utilizzando la piattaforma per gli acquisti della Pubblica Amministrazione i tempi sono lunghissimi, la consegna dei dispositivi è prevista per giugno. Per i ragazzi che vivono nelle famiglie più fragili, quelli che già in queste settimane non hanno potuto seguire la didattica a distanza messa in campo dalle scuole, significa restare “tagliati fuori” per ancora un altro mese e mezzo. È inaccettabile. È una situazione tragica, infatti le scuole con cui collaboriamo ci stanno sollecitando per avere i tablet», afferma Alberto Barenghi, responsabile dell’Ufficio Progetti Italia di Fondazione Mission Bambini. La Fondazione ha già distribuito 250 device tra tablet, notebook e tavolette grafiche, a Milano, Padova, Torino e Brescia, assicurandosi contestualmente che tutti avessero a disposizione una connessione. «Il dato del Ministero, che parla del 6% di alunni che non sta seguendo la didattica a distanza, mi sembra un po’ ottimista, nel Sud Italia ci sono interi quartieri e palazzi senza connessione e senza device e anche avendoli le famiglie non hanno le competenze per usarli, tant’è che noi stessi, con i nostri partener, lì stiamo studiando un intervento diverso, che punti sulla formazione dei docenti e delle famiglie. Un altro tema da affrontare è quello del wifi gratuito, anche lì si è perso tempo, forse perché ci siamo immaginati – sbagliando – che tutti in Italia avessero la connessione a casa».
La tempestività è un must. Altrimenti…
La tempestività, è questo il punto. Perché per la scuola, giugno vuol dire a settembre. «Ma se stiamo ragionando di didattica a distanza su aprile è un conto, su settembre è diverso. Per settembre bisogna che si faccia un intervento strutturale, non episodico: bisogna pensare la scuola digitale, che significa anche garantire tecnologie per tutti e fare formazione dei docenti… Quello messo in campo invece non è un intervento strutturale, è un intervento in emergenza, deve avere un’altra velocità. Se invece pensiamo di farlo andar bene per settembre… diciamocelo. Sapendo che è un atto consapevolmente dannoso», afferma Ivano Abbruzzi, direttore generale di Fondazione Albero della Vita.
Per settembre bisogna che si faccia un intervento strutturale, non episodico: bisogna pensare la scuola digitale, che significa anche garantire tecnologie per tutti e fare formazione dei docenti… Quello messo in campo invece non è un intervento strutturale, è un intervento in emergenza, deve avere un’altra velocità. Se invece pensiamo di farlo andar bene per settembre… diciamocelo. Sapendo che è un atto consapevolmente dannoso
Ivano Abbruzzi, Albero della Vita
I ragazzi che lui ha in mente sono gli 1,2 milioni di minori in povertà assoluta d’Italia: «Non solo non hanno un tablet, non hanno l’elettricità, non hanno genitori nelle condizioni di seguirli, non hanno da mangiare… Tre mesi lontani da scuola equivale a perdere chances educative ma anche limitare la loro possibilità di socializzazione e di inclusione sociale». Persino, benché dircelo faccia molto male, perdere l’unico pasto equilibrato della giornata. In Italia, nel 2020. Per questo Fondazione Albero della Vita insieme ai 500 tablet (cui si aggiungeranno settimana prossima altri 600 device) che ha distribuito fra le famiglie che segue a Milano, Genova, Catanzaro e Palermo, ha messo in atto anche un intervento di sicurezza alimentare. «Già un mese fa si capiva che per queste famiglie dover rinunciare anche solo per una settimana ai lavoretti su cui basavano la loro vita, significava avere fame: per questo già da due settimane diamo dei buoni spesa, oppure un mix fra buoni e ceste alimentari», racconta Abbruzzi. «In molti casi abbiamo dato alle famiglie un codice via sms, condiviso con i supermercati, che ha dato loro accesso a una spesa di 50 euro a settimana. I beneficiari sono famiglie già conosciute attraverso i nostri progetti o segnalate dai servizi sociali. Per il mese di aprile daremo 100mila euro in buoni spesa e andremo avanti anche a maggio».
Neanche uno di meno
Carlotta Bellomi è la responsabile scuola di Save the Children. L’organizzazione proprio oggi ha denunciato il rischio che con l’emergenza Coronavirus un altro milione di minori scivolino in povertà assoluta. Per contrastare l’esclusione di una fetta significativa di alunni dalla didattica a distanza, Save the Children ha già distribuito 750 tablet e connessioni gratuite ai bambini e ai ragazzi delle famiglie più in difficoltà, per consentire loro di seguire le attività scolastiche a distanza e partecipare ad altre attività educative al di fuori dal contesto scuola (tutte le attività educative dell’associazione infatti proseguono a distanza). Nell’ambito del progetto Fuoriclasse in Movimento, ad esempio, sono stati distribuiti 220 tablet, che di fatto mettono tutti i bambini e i ragazzi dei centri educativi Fuoriclasse di Aprilia, Bari, Milano e Torino nelle condizioni di accedere alla didattica a distanza. Una mappatura condotta tra i ragazzi che frequentano questi servizi infatti, ha svelato che il 46% non aveva PC/Tablet e il 51% non aveva la connessione.
Tablet e sim sono stati accompagnati da una guida per famiglie sull’uso sicuro e consapevole del web tradotta in 5 lingue, per facilitare i genitori di origine straniera, e da tutorial educativi specifici. «Le risorse stanziate dal Ministero dell’Istruzione, non sono sufficienti per rispondere al bisogno reale. Le scuole con cui collaboriamo ci portano questo tema, oltre a quello delle difficoltà di approvvigionamento, con una offerta scarsa rispetto alla domanda, per cui i device arriveranno a giugno. Noi chiediamo con urgenza al Ministero di procedere all’immediato aggiornamento dell’Anagrafe nazionale degli studenti, in modo da conoscere con esattezza tutti i bambini e ragazzi oggi disconnessi dalla loro classe. Da lì si parta per attivare ogni sforzo per raggiungerli, perché nessun bambino sia lasciato indietro», dice Bellomi. E poi… «bisogna alzare il tiro sulla della didattica a distanza, che non è l’invio di compiti o il fare lezioni frontali. È necessario lavorare sugli apprendimenti e sulla motivazione dei bambini e dei ragazzi»: per questo Save The Children ha realizzato dei webinar che hanno coinvolto 1.800 docenti e da settimana prossima partirà in 45 scuole di contesti a rischio con tutoraggio fatto dalla Bicocca per progettare una DAD di qualità, inclusiva e partecipativa.
Le risorse stanziate dal Ministero dell’Istruzione, non sono sufficienti per rispondere al bisogno reale. Chiediamo con urgenza al Ministero di procedere all’aggiornamento dell’Anagrafe nazionale degli studenti, in modo da conoscere con esattezza tutti i bambini e ragazzi oggi disconnessi dalla loro classe. Da lì si parta per attivare ogni sforzo per raggiungerli, perché nessun bambino sia lasciato indietro
Carlotta Bellomi, Save the Children
Qui Torino, per esempio
L’ultimo tema legato all’utilizzo risorse assegnate dal MI («positivo che non siano stati distribuiti a pioggia ma tenendo conto per il 30% del numero di studenti e per il 70% dell’indice socio-economico Ocse Escs», sottolinea Bellomi), riguarda i criteri scelti dalle scuole per decidere a chi assegnare i famosi tablet. Ci sono scuole che hanno affidato il compito ai coordinatori di classe, altri che hanno chiesto ai rappresentanti dei genitori di portare alla scuola le esigenze delle famiglie, «c’è anche qualche scuola, per fortuna poche, che ha usato criteri di merito», annota Bellomi. Alcune scuole virtuose hanno fatto una scelta di trasparenza, definendo criteri che sono stati resi pubblici.
Benedetto Spagnuolo è un docente dell’IC Corso Vercelli di Torino, una scuola afferente a Fuoriclasse in Movimento. La scuola – tra primaria e secondaria di primo grado – ha 1.100 alunni, di cui quasi il 15% con l’emergenza Covid-19 sono «spariti dai nostri radar». Telefonando alle famiglie, un 5% è stato recuperato, ma «resta ancora un 8-10% di alunni che non partecipa alla didattica a distanza», ammette il prof. La mancanza di dispositivi e connessioni, gioca un ruolo importante. «Abbiamo immediatamente messo a disposizione tutti i tablet e i computer portatili della scuola, che sarebbero rimasti inutilizzati. Il Comune di Torino ha respo disponibili alcuni portatili, altri li ha dati Save the Children…. Avremo coperto una cinquantina di famiglie, con i fondi del ministero potremmo fare un device ad altre 50-60 famiglie e coprire così tutto il bisogno».
I soldi del Ministero sono arrivati puntuali, 14.379 euro: già mercoledì sera la scuola aveva chiuso lo screening delle offerte. «Il fornitore ci ha garantito la consegna per fine aprile/inizio maggio, pare che prima sia impossibile», dice il professore. «Per noi era necessario garantire la trasparenza nell’assegnazione dei tablet. Un primo criterio è l’Isee, anche con una autodichiarazione. Internamente poi, a parità di Isee, abbiamo chiesto agli insegnanti, che conoscono bene le famiglie, di definire atri criteri, che sono stati condivisi nello staff allargato a tutti i referenti di plesso e pubblicati con una circolare».
In copertina, Credit @Priscilla Tangari per Save the Children.
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