Famiglia

I suoi nuovi profitti sono le vite salvate

«Il suo segreto? Quello di portare nella Fondazione le stesse metologie che hanno fatto il successo dell’azienda»

di Paolo Manzo

di Paolo Manzo
«Q uella di Bill è una scelta che ribalta le sue priorità». Chi chiama Mr. Gates semplicemente Bill è l?uomo che in Italia lo conosce meglio, ossia Umberto Paolucci, romagnolo, 61enne, Cavaliere del lavoro, manager dell?anno nel 2005 ma, soprattutto, fondatore (nel 1985) e presidente di Microsoft Italia. Dopo l?annuncio fatto da Gates di volere dedicarsi a tempo pieno alla sua Fondazione, a partire dal 2008, Vita ha intervistato Paolucci, per cercare di capire qualcosa di più del suo amico che, per inciso, è diventato da qualche anno il filantropo più generoso ?all times?.

Vita: Non le spiace un po? che Gates si allontani, di qui a due anni, da Microsoft?
Umberto Paolucci: Affatto. Credo sia una buona notizia per tutti: avere una persona del suo calibro, con le capacità di incontrare persone d?alto livello e finanziare a tempo pieno la sua Fondazione, credo dia solo benefici al mondo.

Vita: Come si è costruito il Gates filantropo?
Paolucci: Bill applica alla filantropia metodologie simili a quelle che l?hanno portato al successo in azienda. Ha messo persone di fiducia nelle posizioni chiave della sua Fondazione, ha curato molto il rapporto con partner locali e affidabili e solo con loro fa progetti sul territorio, concordando gli obiettivi e verificandone regolarmente il successo o meno. Insomma la sua strategia non è semplicemente donare soldi, bensì mettere a disposizione delle capacità progettuali notevoli.

Vita: Ci racconta qualche aneddoto ?filantropico? di Gates?
Paolucci: Ne ho tantissimi ma ci tengo in particolare al rapporto profondissimo e al quale ho assistito che ha instaurato con Nelson Mandela. È stato ospite a casa sua e con lui abbiamo inaugurato una serie di ?villaggi digitali?, ovvero dei centri di formazione informatica nelle zone più deboli del Sudafrica.

Vita: Ma la Fondazione non fa progetti solo sul territorio ma anche sulla ricerca molecolare, con donazioni a molte università…
Paolucci: Certo, e nella ricerca sui vaccini ha fatto un bando affinché si focalizzi la ricerca non solo sul ritorno sull?investimento. Il suo obiettivo, infatti, è ribaltare la filosofia del Roi (Return on investment) affinché i risultati della ricerca siano misurate in termini di vite salvate più che sui profitti prodotti. Penso alla malaria che colpisce persone non in grado di pagarsi i farmaci e che sono state trascurate sinora: Bill Gates sta mettendo tramite bandi di gara un significativo ammontare di soldi per ribaltare questa situazione.

Vita: Possiamo dire che, lasciando Microsoft per la sua Fondazione, Gates sia passato dal credo nel copyright a quello nel copyleft?
Paolucci: Tendo a rifuggire da semplificazioni eccessive su temi che, in realtà, sono complessi. Il lavoro che riguarda l?innovazione e la ricerca credo che vada avanti bene se c?è una spirale virtuosa che si autoalimenta tra investimenti, ritorno e l?occupazione generata. Ciò vale per qualunque tipo di innovazione e ricerca, anche nel settore dei farmaci che di solito si avvale di una protezione come quella della proprietà intellettuale e di brevetto. Certo è giusto che alcuni elementi di questi ciclo di creazione di valore e d?innovazione possano essere a disposizione su base non onerosa, ovvero solidaristica. Ma senza negare il principio che a determinati investimenti possano rispondere determinati ritorni sugli investimenti. Non c?è niente di sbagliato in questo principio, né è obiettivo della Fondazione o di Microsoft metterlo in discussione quando fanno attività di valenza sociale. Ciò che si deve fare in determinati contesti geografici, geopolitica ed economici, è spingere di più sulla vela della solidarietà e di meno sull?altra vela. Ma tutte e due le vele ci devono essere e la miscela dev?essere saggia e, naturalmente, variabile nel tempo e nello spazio.

Vita: Ma c?è anche una logica di business nella scelta di Bill Gates
Paolucci: Sinceramente stavolta non vedo business.

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