Non profit

I sudamericani fanno scuola

Il punto di vista di Gianni Mura

di Redazione

Per Gianni Mura, decano dei giornalisti sportivi italiani, firma di punta di Repubblica e consolidato presidente di giuria de “L’altro pallone”, il pallone d’oro contro il razzismo, per l’integrazione e la multiculturalità, «questo discorso sulla moda dei giocatori solidali, proprio non sta in piedi».
Vita: Un grande bluff?
Gianni Mura: Al contrario, è il termine moda che è fuori posto. Ormai mi sembra un trend consolidato. Solo qualche anno fa era diverso.
Vita: In che senso?
Mura: Rivera che andava da Telefono Amico o, più recentemente, Malgioglio che apriva un centro per disabili raccogliendo i fondi nello spogliatoio da Klinsmann, Berti o Serena erano le eccezioni, oggi mi sembra che oltre alle fondazioni dei calciatori ci siano diverse squadre impegnate. Quello dell’impegno sociale è ormai una tendenza consolidata. Le dirò di più, ora che mi ci fa pensare. Ormai non passa domenica in cui in televisione non si veda una maglietta sollevata da qualche calciatore a favore della lotta al cancro piuttosto che a sostegno delle associazioni.
Vita: Come spiega questa svolta?
Mura: Spesso si tratta di iniziative legate alle persone. Al tempo della guerra nella ex Jugoslavia, la Roma, grazie a Tommasi e Di Francesco, raccoglieva fondi per Sarajevo, un’eredità che oggi ha raccolto Totti.
Vita: Che cosa fa il capitano della Roma?
Mura: Mi dicono che senza farsi troppa pubblicità sostenga diversi ospedali della città e abbia finanziato direttamente anche operazioni private di persone che ne avevano bisogno. Poi c’è un altro aspetto da tenere in considerazione.
Vita: Ovvero?
Mura: Il grande numero di stranieri che giocano nel nostro campionato.
Vita: In che senso?
Mura: La maggior parte di loro non arriva certo dalla Svizzera, ma da Paesi del mondo dove le povertà sono molto evidenti. Il legame con la comunità di provenienza rimane forte. Non è un caso che i sudamericani sono davvero d’esempio. E le iniziative di Zanetti e Cordoba, oggi, e Zamorano qualche anno fa sono lì a dimostrarlo. Fra gli italiani il più vicino a questo modo di pensare mi sembra invece Gattuso, con la sua Calabria.

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