Welfare

I sogni di Diliberto? Incubi per i detenuti.

Il nuovo ordinamento penitenziario rimarrà carta straccia? Lo sospettano i volontari e loconfermano le cifre.

di Cristina Giudici

Sarà un carcere da sogno. Dove le celle si chiameranno stanze e non saranno più tristi e cupe, ma illuminate dal sole, il vitto non verrà più preso dagli scarti dei supermercati, ma sarà di qualità e ogni ?stanza? avrà doccia, lavabo e bidet annessi, ci sarà persino la tv digitale. Che bello! Sarà una prigione umana, dove tutti i detenuti potranno studiare, lavorare e coltivare il proprio spirito e i rapporti affettivi, incluso i rapporti sessuali con i propri coniugi. Che bello! È quel che prevede il nuovo regolamento di esecuzione dell?ordinamento penitenziario, presentato giovedì 23 settembre dal sottosegretario alla Giustizia Franco Corleone, che ha portato a compimento il lavoro avviato dall?ex direttore delle carceri Alessandro Margara (licenziato su due piedi dall?attuale ministro) e, come tutte le grosse riforme e innovazioni che riguardano il carcere, è destinato a rimanere carta straccia.

Sempre più dietro le sbarre
Perché, semplicemente, la realtà va da tutt?altra parte. Come ci fa notare il presidente dell?associazione Antigone, Stefano Anastasia, che da sempre si batte per i diritti dei detenuti. «L?aumento delle persone detenute rischia di inficiare i buoni propositi. Ci sono segnali di chiusura che arrivano sia dalla direzioni carcerarie che dai tribunali di sorveglianza e sembrano seguire le decisioni del governo in materia di sicurezza». Insomma, mentre si scrive il libro dei sogni attraverso un?improbabile riforma dell?ordinamento penitenziario, all?interno degli istituti tira una brutta aria. L?aggressiva campagna estiva del governo e del ministero della Giustizia contro l?impunità dei microcriminali e la legge Simeone si va spegnendo sui giornali, ma intanto in carcere i detenuti aumentano. In agosto, mese in cui generalmente si registra il minor numero di presenze a causa dei permessi premio estivi, c?erano 51.427 detenuti, quasi mille in più rispetto a luglio. Cosa è successo? Innanzitutto in tutt?Italia ci sono state numerose revoche delle misure alternative, soprattutto per i detenuti affidati ai servizi sociali agli arresti domiciliari che hanno violato le prescrizioni e sono stati trovati fuori dall?abitazione. Poi è aumentata la pressione da parte dai pubblici ministeri delle Procure nei confronti dei direttori degli istituti. A Rebibbia, la direzione della terza casa che ospita detenuti semiliberi e ammessi al lavoro esterno ha stabilito che tutti i detenuti devono comunicare in forma scritta, con un giorno di preavviso, tutti i loro spostamenti, annullando di fatto tutti i trattamenti individuali previsti dalla legge e inserendo un controllo a tappeto di tutti i carcerati, non solo quelli ?a rischio?.

L?agosto dei permessi annullati
Ma non finisce qui. La Procura di Roma in agosto ha impugnato ben 100 permessi premio per vizi di forma. Roberto Cerami per esempio, detenuto per reati comuni, che dopo anni di lavoro con gli assistenti sociali e gli educatori era riuscito a riprendere il filo dei suoi rapporti familiari, aveva chiesto di uscire un pomeriggio per avere il primo incontro con la famiglia in una sede della Caritas, ma ha dovuto rassegnarsi a perdere questa grande occasione perché il Pm di turno gli ha rifiutato l?istanza concessagli dal magistrato di sorveglianza «perché non aveva una casa propria su cui appoggiarsi». E poi ancora motivazioni futili e incongrue che giungono ogni giorno dalle Procure per cercare di vanificare i benefici di legge additate da parte del governo e della destra come causa dell?aumento della microcriminalità. Così, mentre il nuovo direttore generale delle carceri, Giancarlo Caselli, si affanna a difendere la credibilità di pentiti e magistrati, Alessandro Margara, che è tornato al suo antico mestiere di magistrato di sorveglianza, afferma con sarcasmo: « Qualcuno addirittura ha azzardato l?ipotesi di voler limitare i benefici della legge Simeone ai non recidivi. Ma che si credono questi? Non sanno che chi finisce in carcere non è certo incensurato? E poi fanno un gran parlare della legge Simeone che lascia fuori i criminali dal carcere, ma i dati dicono un?altra cosa. A Milano per esempio ci sono 2000 pratiche di sospensione pena previsti dalla legge Simeone che non sono mai state sbrigate. Se il meccanismo funzionasse, oggi circa il 45% di queste richieste sarebbe stato trasformato in misure alternative, il resto in carcerazione e invece stanno tutti fuori ad aspettare i magistrati che facciano il loro lavoro».
E i malati di Aids aspettano ancora
Ultimo appunto per i falsi riformatori delle carceri italiane: il 12 luglio 1999 è stata approvata la legge che prevede (anche se su discrezione del giudice) la sospensione della pena per i detenuti affetti da Aids conclamata. Una legge che stata enfatizzata come un grande traguardo da parte di tutto l?entourage governativo, ma ad oggi non è stato fatto ancora nessun decreto attuativo e i malati sono ancora nelle loro celle, senza avere la possibilità di curarsi.
Eccolo il carcere che cambia. ?

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