Economia

I sindaci delle banane

Il consorzio delle Botteghe del mondo promuove una campagna per spingere i Comuni italiani ad acquistare frutti equi. Come Roma, Genova e altri 32.

di Francesco Agresti

Coinvolgere le pubbliche amministrazioni nella promozione del commercio equo e solidale per rompere l?oligopolio delle multinazionali e garantire migliori condizioni economiche ai coltivatori del Sud del mondo. Ctm Altromercato, consorzio che riunisce le oltre 300 Botteghe del mondo, promuove per tutto maggio la campagna Diritti che parlano. Per liberare i diritti, per regolare i mercati, una serie di iniziative per sensibilizzare gli enti locali ad assumere un ruolo di guida nelle scelte dei consumatori e per promuovere, attraverso l?inserimento nei capitolati degli appalti pubblici, prodotti equo e solidali.
Ctm Altromercato attualmente fornisce prodotti del commercio equo a 34 Comuni, tra cui Genova, Roma, e Firenze. Snack, biscotti ma soprattutto banane stanno esaudendo le richiesta di garanzie etiche e sociali del cosiddetto fair procurment. E proprio le banane saranno uno dei prodotti-simbolo di questa campagna. Il ciclo produttivo del frutto giallo e dolce, così gradito ai bambini, presenta drammatiche condizioni dal punto di vista delle condizioni di lavoro, della tutela dell?ambiente, del diritto di sindacalizzazione dei lavoratori.

C?è anche una raccolta di firme
Tra le tante iniziative spicca quella del 7 maggio a Genova, dove Ctm ha organizzato un convegno internazionale cui parteciperanno rappresentanti degli enti locali, dei produttori dell?Ecuador, delle maggiori multinazionali e dei sindacati latinoamericani. Il 7 e 8 maggio nelle piazze di tutta Italia, poi, le Botteghe del mondo promuoveranno una raccolta di firme da indirizzare alle pubbliche amministrazioni e organizzeranno eventi con assaggi e distribuzione di materiale informativo. Le firme sono raccolte anche sul sito del consorzio:www.altromercato.it.
Dal commercio delle banane dipende la sussistenza di milioni di persone in 40 Paesi, tra Africa, Asia e America Latina. L?80% del mercato mondiale è in mano a cinque multinazionali: la United Brands (Usa), con il marchio Chiquita detiene il 26%, Dole Food Company (Usa) il 25%, Del Monte Fresh Produce (Uae/Mexico) il 15%, Noboa (Ecuador) e Fyffes (Irlanda) l?8% ciascuna. Queste società controllano l?intera filiera: dalla proprietà delle piantagioni al trasporto dei frutti sui mercati. Ai piccoli coltivatori non rimane che il 5% del prezzo che viene pagato sui mercati occidentali. Per un cartone di banane da 18 chili in Ecuador il prezzo medio non supera i 4,5 dollari, e talvolta i coltivatori non riescono a spuntare più di un dollaro.

Europa e Usa alla guerra commerciale
Il mercato è tale da far gola. La banana è il quarto prodotto agricolo al mondo per volume d?affari; nel 1993 la Commissione Europea ha approvato un regolamento (404/93) che prevede l?armonizzazione degli Stati membri nella commercializzazione delle banane, un complesso sistema di quote di importazione e di licenze che permette ai produttori di banane delle ex colonie in Africa, Caraibi e Pacifico (Acp) di avere sbocchi commerciali sul Vecchio continente altrimenti chiuso dalle forniture provenienti dal Sud America e controllate dalle multinazionali. L?iniziativa di Bruxelles ha irritato gli Stati Uniti, Paese dove hanno sede le due società che da sole controllano il 50% del mercato mondiale, e che per ritorsione impone sanzioni commerciali su una serie di prodotti europei. L?Organizzazione mondiale del commercio ha riconosciuto l?utilità di un accesso preferenziale delle banane Acp al mercato europeo, ma ha anche stabilito che le regole Ue sono «discriminatorie» verso alcune compagnie. Dal 1° gennaio 2006 dovrebbe dunque entrare in vigore la revisione del regime tariffario della Commissione Europea, che accoglierà i rilievi del Wto mettendo a repentaglio la sussistenza di migliaia di coltivatori dei Paesi Acp. Tranne di quelli inseriti nella filiera del commercio equo.
Info:www.altromercato.it.

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