Politica

I servizi sociali? Roba da esperti di traffico…

La polizia municipale "bacino" dei dirigenti

di Francesco Dente

La promozione, in un certo senso, se la sono guadagnata sul campo. Da consulenti di fatto dei servizi sociali comunali a dirigenti. Fino a qualche decennio fa, quando gli strumenti di verifica delle condizioni reddituali non erano così affinati e l’Isee (indicatore della situazione economica equivalente) era di là da venire, erano gli specialisti a cui gli uffici si rivolgevano per verificare le effettive condizioni di povertà dei beneficiari dell’assistenza municipale. Conoscevano vita, morte e miracoli dei cittadini, specie nei centri piccoli e medi, e garantivano che i richiedenti meritassero davvero il contributo per l’acquisto dei libri, per sfamare i figli o per pagare le visite e gli interventi medici. Oggi, invece, guidano il welfare locale. Stiamo parlando dei vigili urbani. Con una mano stringono il fischietto e con l’altra firmano la concessione di un contributo o l’accordo di programma del Piano di zona.
Vita ha provato a dare un’occhiata ai curricula dei dirigenti dei servizi sociali pubblicati sui siti comunali grazie all’«operazione trasparenza» del ministro Brunetta. In non pochi casi, questa la scoperta: al vertice delle ripartizioni ci sono i comandanti delle polizie municipali. Non un’indagine statistica, certo, né campionaria. Il panorama dei dirigenti, in generale (non solo i vigili), non è esaltante. Curricula “leggeri”, percorsi di studio non sempre coerenti con l’impiego, limitata partecipazione a corsi di formazione, precedenti esperienze in altre ripartizioni comunali che poco hanno a che vedere con il welfare, scarse o nulle pubblicazioni. «Sì, i servizi sociali utilizzano spesso dirigenti che vengono dai vigili urbani o sono diretti da vigili urbani. Un altro settore che si scambia molto con i servizi sociali è l’anagrafe. Naturalmente le cose sono più gravi nei piccoli Comuni. I dirigenti, se di ruolo, non svolgono sempre lo stesso lavoro e può capitare di ruotare in altri settori. Questo vale per i dirigenti di ruolo e non per quelli incaricati che invece hanno un curriculum specifico per il posto che occupano pro tempore», spiega Franco Pesaresi, dirigente del Comune di Ancona, presidente dell’Anoss e redattore di Prospettive sociali e sanitarie.
La selezione dei dirigenti avviene per concorso o per incarico. Quest’ultimo spesso è preceduto da un bando pubblico a cui segue una scelta motivata del sindaco sulla base dei curricula ricevuti. «Gli incarichi oggi sono sempre più frequenti e questo fa sì che prevalgano gli specialisti». Serve più attenzione, secondo Pesaresi, al management sociale e alla formazione. «Una scuola non c’è e le lauree specialistiche non si occupano di questo aspetto. La ricetta è un percorso specifico e poi un meccanismo di formazione continua». Meglio un percorso di studi ad hoc o la formazione in itinere? Pesaresi, che ha seguito la seconda via, non esclude la prima. «Il guaio», taglia corto, «è che i percorsi formativi oggi ognuno deve arrangiarseli come può». Le seconde schiere degli uffici, se preparate, possono tuttavia compensare un dirigente debole? «Un dirigente da solo risolve poco. Ma se è in grado di creare un gruppo forte l’efficienza del servizio sarà trasformata». C’è il rischio, conclude Pesaresi, che il dirigente impreparato demotivi completamente i quadri intermedi.

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