Mondo

I sequestrati di Bagdad

Il prelato caldeo denuncia: "Sono centinaia i rapiti di nazionalità irachena. Ma nessuno ne parla. Intervista a Monsignor Ishlemon Warduni.

di Paolo Manzo

Da 40 giorni Minas Ibrahim al Yussufi, presidente del partito Cristiano democratico iracheno con passaporto svedese, è nelle mani di sconosciuti rapitori. In Occidente, però, nessuno ne parla. Ecco il vero blackout sull?Iraq, che rischia di aumentare da quando stampa e associazioni umanitarie occidentali hanno abbandonato Bagdad e dintorni. Vita ha chiesto quali potrebbero essere le conseguenze di questa ?fuga? all?unica ?organizzazione? rimasta sul campo che con Roma ha dei saldi legami, ovvero la Chiesa caldea. «Quest?abbandono mi spiace, soprattutto perché qui la situazione sta migliorando, seppur lentamente», spiega il Patriarca di Bagdad, Emmanuel III Delly, che si toglie anche qualche ?sassolino?: «Speriamo che i giornalisti tornino presto qui, e dicano la verità. Ai media chiediamo di non sviare la realtà a seconda dei loro interessi, soprattutto perché ci sono tante cose belle in Iraq, mica solo attentati». Forse sta pensando a Minas Ibrahim al Yussufi. Il tema merita un approfondimento, e per farlo Vita ha contattato Ishlemon Warduni, vescovo caldeo di Bagdad, in prima linea da quando, il primo agosto scorso, furono attaccate dai terroristi le chiese cattoliche della capitale irachena. Vita: Monsignor Warduni, è vero che da dopo le elezioni del 30 gennaio scorso le cose vanno meglio in Iraq? Ishlemon Warduni: In genere sì. Certo, non mancano atti terroristici, autobombe e kamikaze che fanno saltare in aria la gente innocente, ma prima si sentiva uno scoppio ogni ora. Adesso ogni due giorni. Non è una vita degna per gli uomini del Terzo millennio, perché la vita non vale nulla, perché manca l?elettricità, ma, tutto sommato, le cose vanno un po? meglio. Vita: Nonostante ciò, giornalisti e ong occidentali hanno lasciato il Paese. Siete rimasti l?unica testimonianza, militari a parte. Come vivete questo momento? Warduni: Pesa, pesa tantissimo. Anche perché viene meno un?informazione più indipendente. È rimasta solo quella dei militari e quella araba. Questo blackout dei media occidentali è negativo per l?Iraq perché soprattutto Al Jazeera vuole sempre far vedere la situazione più negativa. I media possono sensibilizzare la psicologia della gente e la volontà di far del bene, soprattutto quando ci sono così tanti disagi come oggi in Iraq. Però bisogna trasmettere a chi legge e guarda la giusta realtà. Che in Iraq ci sono anche molte cose positive e che la maggior parte dei rapiti sono iracheni. Vita: Cominciamo dalla prima. Quali sono le cose positive? Warduni: Gli studenti vanno a scuola, il lavoro sta ripartendo, il mercato è in ripresa. Dopo gli attentati nelle nostre chiese dell?agosto scorso, la gente non veniva più a messa. Anche qui c?è un miglioramento e, seppur lentamente, il numero aumenta. Le faccio l?esempio del catechismo che abbiamo iniziato da tre settimane in vista della Pasqua. La prima settimana nella mia chiesa del Sacro Cuore, i bambini erano una trentina, adesso sono circa 80. Vita: E il problema degli iracheni rapiti, di cui poco si parla in Occidente? Warduni: I nostri sequestrati sono centinaia. Rapiti come la Sgrena, da mesi. Li rapiscono per chiedere il riscatto, poi li lasciano dopo un mese, una settimana, tre giorni. Dipende se i rapitori sono ladri, associazioni fanatiche, ribelli, terroristi. Dipende. Solo nel mio distretto sono oltre 10 i cristiani rapiti: bambini, giovani, adulti. Pensi che abbiamo il presidente del partito Cristiano democratico iracheno che, da 40 giorni, è nelle mani dei rapitori e non si sa che ne sarà di lui… Vita: Già, Minas Ibrahim al Yussufi. Come si spiega questo silenzio? Warduni: Non me lo spiego. Giorni fa ho lanciato un altro appello per questo rapito di cui nessuno parla, nonostante abbia un passaporto dell?Unione europea. È svedese. Però, dopo la caduta di Saddam, era rientrato in Iraq, per portare avanti un?attività politica con il suo partito. Vita: La partenza delle associazioni umanitarie dall?Iraq è un fardello per voi, o no? Warduni: Assolutamente sì. Loro facevano tanto qui, anche se non direttamente per le Chiese, pur pensando di aiutare tutti. Sa, le attività musulmane sono per i musulmani, mentre le nostre sono per tutti quindi, qualche volta, le Chiese cristiane sono per così dire maltrattate. Le associazioni umanitarie facevano tantissimo e, purtroppo, questo ci manca enormemente. Speriamo tornino presto. Per ricominciare a fare del bene.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA