Cultura
I senza tetto? Antenne wi-fi
E' successo in Texas grazie all'idea di un gigante della comunicazione. Giusto o sbagliato?
Alla fiera dell’hitech South by Southwest technology di Austin, in Texas, hanno letteralmente fatto il botto: non si parlava che di loro, e non sempre in termini postivi. Sono i barboni wi-fi, ovvero senza tetto “affittati” da una società di comunicazione e muniti di antenna wi-fi per offrire a chiunque un accesso gratuito e mobile alla rete. Oddio, gratuito: un’offerta è sempre ben accetta, informano gli homeless, che comunque vengono retribuiti per la loro disponibilità 20 dollari al giorno.
Bieco sfruttamento del bisogno a fini di marketing, opportunità di lavoro per chi non ce l’ha o semplice idea bizzarra? La domanda corre inistente in queste ore sui giornali (New York Times e Guardian tra gli altri) e in rete. Ma ecco i dettagli della vicenda: l’iniziativa è targata BBH Labs, la divisione innovation dell’agenzia internazionale di pubblicità BBH, che ha reclutato 13 volontari provenienti da un centro di accoglienza per senza tetto e li ha mandati in giro per i padiglioni della fiera di Austin con addosso un trasmettitore wireless, un biglietto da visita e una t-shirt su cui era scritto il nome di ciascuno e il resto: “Salve, sono Clarence, un hotspot 4G”. La missione delle antenne umane era di mischiarsi alla folla de visitatori e offrire loro accesso alla rete in cambio di un’offerta libera. BBH, che ha retribuito ogni partecipante con 20 dollari al giorno, ha chiamato il progetto “Homeless Hotspots”, definendolo un’iniziativa di beneficenza.
Le polemiche, tuttavia, sono scoppiate subito. A molti infatti è sembrato inopportuno trasformare persone in difficoltà in antenne wireless; per Wired l’iniziativa “pone diversi problemi” e “sembra uscita dal laboratorio di uno scienziato pazzo”. E tra gli stessi fruitori del servizio nonché del blog di BBH non è mancata l’ironia: “La mia antenna se ne va qua e là come le pare, così mi rovina il trading online”, ha scritto un utente. Saneel Radia, un dirigente di BBH Labs, si è affrettato a spiegare che l’agenzia non trae profitto dal lavoro degli homeless, e che non è la prima volta che lavora con i senza tetto: in un altro progetto a New York aveva regalato ad alcuni clochard degli smartphone con accesso a twitter perché condividessero con altri la loro condizione. E la direttrice del centro di accoglienza in cui vivono gli homeless wifi ha espresso pubblicamente il proprio sostegno all’iniziativa, esprimendo stupore per le critiche suscitate. <<E’ un’occasione di lavoro per i nostri ospiti>>, ha commentato.
I protagonisti, dal canto loro, sembrano soddisfatti. il New York Times ha intervistato uno di loro, il 54enne Clarence Jones di New Orleans, rimasto senza casa dopo l’uragano Katrina. <<Per me è solo lavoro E poi mi piace parlare con la gente>>, ha detto serafico.
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