Welfare
I senza dimora crescono del 70% in Europa
Viene presentata oggi - 22 marzo - a Bruxelles, il 3 aprile a Parigi la quarta panoramica sull’esclusione abitativa realizzata da Feantsa (la federazione europea degli organismi che lavorano con gli homeless) e dalla Fondation Abbé Pierre. Le stime parlano di 700mila senza tetto che dormono in strada o in alloggi di emergenza. In crescita negli ultimi dieci anni
L’esclusione abitativa colpisce tutta Europa e causa un aumento spettacolare dei prezzi, la grave carenza di alloggi a costi accessibili. I senza etto stanno raggiungendo numeri record. Non sono che alcune delle emergenze che stanno colpendo i diversi Paesi dell’Unione che si mostrano con tutta la potenza dei numeri nella quarta panoramica sull’esclusione abitativa in Europa di Feantsa (European Federation of National Organisations Working with the Homeless) e Fondazione Abbé Pierre (in allegato il report in inglese). Le due organizzazioni, del resto, mettono anche in evidenza la diminuzione dell’efficacia della lotta dell’Ue contro la povertà.
Feantsa e la Fondazione Abbé Pierre si chiedono, infatti, come si possa parlare di “coesione europea” quando un’altra Europa – quella dei senzatetto e delle persone non adeguatamente alloggiate, i cui numeri sono cresciuti a livelli senza precedenti negli ultimi anni – viene esclusa? E i dati segnalati nella relazione parlano di un aumento del 150% dei senzatetto in Germania, nel Regno Unito sia a un +71% e in Irlanda si arriva a un +160%. In una nota stampa si osserva anche che: “in Francia almeno una persona senza dimora muore ogni giorno, a un’età che è di 30 anni inferiore a quella del resto della popolazione, e quando nel Regno Unito la quantità di tali casi è aumentata del 24% tra il 2013 e il 2017?”.
Guardando alle cifre il rapporto segnala che:
23.017.924 famiglie – circa il 10,4% della popolazione totale dell’Ue – spende eccessivamente per il costo della casa (almeno il 40% del reddito familiare).
8 853.048 famiglie – circa il 4% della popolazione totale – vive in alloggi inadeguati.
17.263.444 famiglie – circa il 7,8% della popolazione totale dell’Ue – non è in grado di mantenere una temperatura adeguata nelle proprie case.
E infine, ogni notte, almeno 700mila senzatetto dormono in Europa. Questo, secondo le stime di Feantsa, equivale ad un aumento del 70% dal 2009. Per quanto riguarda l’Italia le statistiche ufficiali Istat parlano di oltre 50mila le persone che hano richiesto assistenza base (docce, cibo, un letto). Un aumento del 6% tra il 2011 e il 2014.
L'altra Europa (da FondationAbbéPierre.fr) in cifre
Si tratta di cifre allarmanti, ma non vanno lette come una fatalità, né sono inevitabili: in Finlandia, per esempio, il numero di senzatetto è passato da più di 20mila negli anni '80 a 6.615 nel 2017. Nessuno dorme per strada e solo il 6% di loro vive in alloggi di emergenza (84% sono senzatetto temporaneamente ospitati da amici o parenti). Quindi porre fine alla condizione di senzatetto combattendo l’esclusione è possibile, ma serve una volontà politiche e una pianificazione strategica. Le due organizzazioni sottolineano, del resto che la “gestione stagionale che risponde alle condizioni meteorologiche” va a minare “la necessità di adottare strategie continue e costanti nella lotta contro i senza tetto”. Del resto, la sistemazione di emergenza è “una soluzione a breve termine, quindi inadatta ai bisogni a lungo termine: dai dormitori sovraffollati alle sistemazioni "umanizzate",i servizi non tendono ad evolversi per soddisfare le esigenze degli utenti, causando effetti dannosi e prolungando l'esperienza individuale di homelessness”
Ogni inverno, gli stati membri dell’Ue tentano di fornire accoglienza a migliaia di senzatetto quando i servizi sono già al limite delle loro capacità e nonostante il fatto che la gestione stagionale della povertà estrema – viene ricordato – si sia già dimostrata inefficiente. L’Unione Europea deve confrontarsi con la realtà: i servizi di emergenza sovraffollati si trovano di fronte a richieste di alloggio sempre più numerose, non sono attrezzati per affrontare la diversificazione della popolazione dei senzatetto e mancano soluzioni abitative durature ed economicamente convenienti.
Feantsa e la Fondazione Abbé Pierre sostengono che porre fine al problema dei senzatetto e dell’esclusione abitativa è possibile “mobilitando una base legale, la volontà politica, i fondi europei e una pianificazione strategica”. La fine dell’homelessness e dell’esclusione abitativa deve diventare una priorità, non solo per il bene della dignità umana, ma anche per motivi di credibilità quando si tratta del progetto sociale europeo.
L'esclusione abitativa deve diventare una priorità dell'agenda politica europea per i prossimi anni. Nel 2017, le famiglie dell'Unione Europea hanno speso oltre 2.000 miliardi di euro in "alloggi, acqua, elettricità, gas e altri combustibili", ossia il 13,1% del Pil dell'Ue.
La spesa per l’alloggio continua ad assorbire quantità crescenti di bilancio delle famiglie, in particolare nelle famiglie povere: nella maggior parte dei Paesi europei, la disuguaglianza è aumentata per quanto riguarda la spesa per l'alloggio. Negli ultimi dieci anni, l’esistenza di alloggi inadeguati continua a incidere sulla qualità della vita di molti europei, con alcuni gruppi più vulnerabili particolarmente colpiti dall'esclusione abitativa: bambini e giovani tra i 18 e i 24 anni, extracomunitari, o genitori soli con figli a carico.
Se si guarda all’Italia, le famiglie del nostro Paese sono quelle che, rispetto alla media europea, hanno maggiori problemi per sovraffollamento e impossibilità di mantenere la casa adeguatamente calda.
Raffronto dati tra Italia e media europea – Fonte report Feantsa, Fondation Abbé Pierre
In Italia, la quota di famiglie (povere e non povere) che non sono state in grado di mantenere la casa adeguatamente calda è aumentata del 42% tra il 2007 e il 2017 – l'efficienza energetica degli edifici è un problema forte con una proporzione di abitazioni inefficienti (con un indice di energia di E, F o G) aumentata dal 68% nel 2011 al 73% nel 2014.
In alcuni paesi dell'Ue (Danimarca, Austria, Italia, Francia, Repubblica Ceca, Ungheria e Portogallo), le risorse spese per la casa sono diminuite per la popolazione nel suo complesso tra il 2007 e il 2017, ma aumentate per le famiglie povere.
Tra il 2007 e il 2017, il 25% delle famiglie povere ha subito un sovraccarico del costo abitativo in Italia. Inoltre, nel nostro Paese, come nel resto dell'Unione, le famiglie monoparentali sono le più vulnerabili agli eccessivi costi abitativi e al sovraffollamenteo. Inoltre, il sovraffollamento abitativo colpisce il 50% degli stranieri (rispetto al 22% dei cittadini italiani) con un aumento del 25% rispetto al 2007.
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