Non profit

I ritardi del Belpaese

Presentata oggi l'indagine Ocse-Dac sulla cooperazione allo sviluppo dell’Italia

di Maurizio Regosa

La nuova Peer Review dell’Ocse-Dac (Development Assitance Committe), presentata oggi a Roma, in un convegno organizzato dalla Task force della società civile per l’efficacia degli aiuti (Tfsc, creata nel 2009 e composta da Aoi – Associazione Ong Italiane, Cini – Coordinamento italiano network internazionali e Link 2007 – Cooperazione in rete), ribadisce la validità delle 16 Raccomandazioni formulate nel 2004, per la maggior parte rimaste inattuate, e aggiunge 19 nuove raccomandazioni. Secondo il Dac, solo attuando tutte le raccomandazioni l’Italia potrà riportare la sua cooperazione allo sviluppo in linea con le migliori prassi dei paesi Ocse. La lista delle riforme da realizzare entro il 2013 è però ben più lunga di quella del 2004: le raccomandazioni sono diventate 35.

La Tfsc si è unita all’Ocse-Dac nel chiedere a governo e a Parlamento italiano di dimostrare una forte leadership politica per elaborare ed attuare una strategia di cooperazione allo sviluppo affidabile che consenta al paese di rispettare gli impegni internazionali assunti. La Tfsc ha chiesto inoltre a governo e Parlamento italiano di approvare nel primo semestre 2010 un piano di scadenze pubblico per la realizzazione di tutte le riforme raccomandate dal Dac entro il 2013.  

Le dieci priorità secondo la Tfsc

Nel corso del convegno, al quale hanno partecipato anche Eckhard Deutscher, presidente del Dac,  Vincenzo Scotti, sottosegretario agli Esteri, i senatori Roberto Della Seta e Barbara Contini, Elisabetta Belloni, direttore generale Cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri, la Tfsc ha presentato dieci azioni prioritarie da realizzarsi entro il 2010. Esse sono:

1) Approvare un piano legalmente vincolante di “riallineamento quantitativo” dell’aiuto pubblico italiano per il raggiungimento dell’obiettivo europeo dello 0,7% del Pil entro il 2015.

2) Istituire una figura di responsabilità politica diretta ed esclusivamente dedicata alla cooperazione allo sviluppo, così come indicato nella Peer Review del 2004, con la nomina di un vice-ministro o di un Sottosegretario con delega unica alla cooperazione.

3) Riavviare il percorso di riforma della legge che disciplina la cooperazione allo sviluppo, partendo dai risultati dell’indagine conoscitiva del Senato, svoltasi durante la XV° legislatura.

4) Preparare, attraverso un’ampia consultazione, un documento strategico di vision della cooperazione allo sviluppo italiana, che, approvata dal Consiglio dei Ministri, diventi la cornice di orientamento impegnativo per tutti gli attori pubblici della cooperazione allo sviluppo.

5) Approvare in Consiglio dei Ministri una dichiarazione sulla coerenza delle politiche di relazioni esterne
dell’Italia con il perseguimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, in linea con le conclusioni del Consiglio europeo del maggio 2005 e chiarire i mandati dei differenti organi nel promuovere e monitorare la coerenza delle politiche italiane.

6) Creare condizioni d’impiego competitive per mantenere il personale tecnico esperto, riportando il numero degli esperti a 120, quanto originariamente previsto dalla legge 49/87.

7) Approvare in stretta collaborazione con la società civile e il Ministero della Pubblica Istruzione, una strategia d’informazione, educazione e mobilitazione rivolta al pubblico per accrescere la consapevolezza e la visibilità delle ragioni e dei risultati della cooperazione allo sviluppo, sull’esempio del “Consenso europeo in materia di sviluppo: il ruolo dell’educazione e della sensibilizzazione allo sviluppo” del 2007.

8) Garantire le risorse umane e finanziarie adeguate all’Unità di Valutazione per realizzare valutazioni dei risultati ex-post delle attività di cooperazione, che siano recepite nelle nuove formulazioni delle strategie, snellendo i controlli amministrativi ex-ante per le iniziative.

9) Realizzare le azioni previste dal Piano Efficacia adottato nel 2009, incluso lo slegamento dell’aiuto, facendo progredire la consapevolezza sui temi dell’efficacia degli altri attori pubblici della cooperazione allo sviluppo.

10) Approvare un piano che renda operativi i principi umanitari cui s’ispira l’azione d’emergenza dell’Italia, favorendo la transizione tra azione umanitaria ed intervento di sviluppo, chiarendo le procedure per ’impiego della Protezione Civile in scenari d’emergenza e aumentando la prevedibilità dei fondi con la riduzione dei tempi d’approvazione delle iniziative, in linea con i principi del Consenso europeo sull’aiuto umanitario del 2007.

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