Sostenibilità

I reati contro l’ambiente entrano nel codice penale

La soddisfazione del WWF: un atto di grande importanza che aiuterà a contrastare i gravi reati contro la natura

di Redazione

Codice penale, si cambia: nel testo entrano i reati contro l’ambiente. Storica vittoria, dunque, per gli ecologisti e l’ampio e trasversale cartello di quanti, in questi anni, hanno chiesto di inserire i reati ambientali nel codice penale. Il Consiglio dei ministri, su proposta dei ministeri dell’Ambiente e della Giustizia, ha varato il testo di modifica che la ‘Dire’ aveva anticipare ieri. “Disposizioni concernenti i delitti contro l’ambiente. Delega al governo per il riordino, il coordinamento e l’integrazione della relativa disciplina”: si tratta, di fatto, di cinque articoli rivoluzionari. Al primo – come spiega un’agenzia della Dire – ‘Modifiche al codice penale’, si legge: “Dopo il titolo VI del libro secondo del codice penale e’ inserito il seguente ‘titolo VI-bis dei Delitti contro l’ambiente'”. Multe salate e carcere, dunque, per chi danneggia l’ecosistema. In particolare, le pene piu’ severe riguardano il “Traffico di materiale radioattivo o nucleare”: in questo caso, e’ punito “con la reclusione da due a sei anni e con la multa da 50.000 a 250.000 euro chiunque illegittimamente cede, acquista, trasferisce, importa e esporta sorgenti radioattive o materiale nucleare. Alla stessa pena -si legge ancora nel ddl- soggiace il detentore che si disfa illegittimamente di una sorgente radioattiva”. La pena e’ aumentata “di un terzo se dal fatto deriva pericolo concreto di una compromissione durevole o rilevante” del suolo, delle acque o- sempre per fare qualche esempio- della flora. E’ punito con la reclusione fino a cinque anni e 30.000 euro anche chiunque (art.452-bis) immette nell’ambiente “sostanze o energie cagionando o contribuendo a cagionare pericolo concreto di una compromissione durevole o rilevante” della flora e della fauna. Anche sottrarre o danneggiare minerali sara’ reato penale punibile con una multa fino a 20.000 euro e da uno a tre anni di carcere.

Giro di vite rivoluzionario, dunque, per chi si macchia di reati contro l’ambiente. Nel ddl varato dal Cdm si parla anche di ‘circostanze aggravanti’. La pena – spiega ancora la Dire – e’ aumentata di un terzo se la compromissione o il pericolo di compromissione dell’ambiente “ha per oggetto aree naturali protette o beni sottoposti a vincolo paesaggistico, ambientale, storico artistico, architettonico o archeologico”. Novita’ interessanti anche per il traffico illecito di rifiuti (art.452-septes). Chiunque- illegittimamente- cede, acquista, riceve, trasporta, importa, abbandona o smaltisce ingenti quantita’ di rifiuti e’ punito con la reclusione fino a cinque anni e con la multa da 10.000 a 30.000 euro. In caso di rifiuti pericolosi la reclusione sale fino a sei anni e la multa fino a 50.000 euro. Novita’ anche per i reati “in forma organizzata”: quando c’e’ associazione (anche non esclusiva o prevalente) allo scopo di commettere reati contro l’ambiente le pene “sono aumentate di un terzo”. All’articolo 3 del ddl sui reati ambientali varato oggi dal Cdm, la parte relativa alla delega al governo. L’esecutivo, si legge, “e’ delegato ad adottare, entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore” della legge “uno o piu’ decreti legislativi concernenti il riordino, il coordinamento e l’integrazione delle disposizioni legislative concernenti illeciti penali ed amministrativi in materia di difesa dell’ambiente e del territorio”. Entro i due anni successivi alla data di entrata in vigore dei decreti, si legga ancora, il Governo puo’ emanare disposizioni integrative o correttive. Dall’esecuzione della nuova legge “non derivano nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato”.

L’approvazione del disegno di legge – commenta il WWF – è un atto di grande importanza che aiuterà certamente a contrastare i gravi reati che arrecano danno alla salute dei cittadini e al patrimonio naturale. «In 20 anni di tenace e costante attività legale«, commenta Patrizia Fantilli responsabile dell’Ufficio legale del WWF Italia, «il WWF non può che esprimere grande soddisfazione oggi. Nel nostro Convegno ?Giustizia e ambiente? tenuto a Roma il 21 aprile scorso denunciavamo appunto l’anacronismo e l’enorme ritardo dell’Italia nel ritenere i crimini ambientali reati di serie B. L’introduzione nel codice penale di tali delitti consentirà di difendere in modo sistematico la salute dei cittadini e tutelare il patrimonio naturale nel nostro Paese, di punire con il carcere e inasprire le pene di chi devasta l’ambiente, offrire alla magistratura strumenti adeguati per contrastare la piaga delle eco-mafie».Ora la parola passa al Parlamento che – si auspica – in tempi brevi e spirito ‘bipartisan’ dovrà giungere all’approvazione di una legge che l’Italia aspetta da 15 anni, con una riforma del codice penale prima della prossima legge finanziaria.


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