Non profit

I progettatori sociali con sede a Pechino

La coop Lama di Firenze: «Abbiamo superato i 400mila euro di fatturato»

di Maurizio Regosa

Consulenza strategica e organizzativa, attività di progettazione, assistenza e monitoraggio per conto terzi. Sono queste le attività che costituiscono il core business di Lama, una realtà cooperativa costituita nel 2007 da tre giovanissimi economisti dello sviluppo: Marco Tognetti (nella foto al centro), Lapo Tanzj e Andrea Rapisardi (all’epoca 23enni). «Da subito abbiamo scelto un profilo anche internazionale, rivolgendoci a realtà profit e non profit, fra le quali le fondazioni private e di origine bancaria, le ong attive nei settori salute, educazione ed energia, specialmente rinnovabile», premette Tognetti, presidente dell’Agenzia Lama, «in particolare per queste ultime organizzazioni realizziamo il monitoraggio di progetti che si svolgono in diversi Paesi». Ad esempio nell’Africa del Nord e subsahariana (Senegal, Ghana, Benin, Etiopia, Guinea, Camerun, Marocco, Palestina, Libano), ma anche in India, Vietnam, Bolivia. Luoghi cui va aggiunta la Cina: a Pechino Lama ha aperto un vero e proprio ufficio di corrispondenza (lavora stabilmente col ministero della Salute per favorire l’internazionalizzazione delle imprese italiane). Esperienze importanti ed estremamente articolate grazie alle quali la cooperativa ha potuto comprendere quanto profondamente siano cambiati i rapporti tra l’Italia e i cosiddetti Paesi in via di sviluppo.
«In Italia offriamo assistenza e accompagnamento all’imprenditoria sociale e in particolare alle start up giovanili, che puntano sulle nuove tecnologie oppure intendono riprendere in forma moderna vecchi lavori come quelli artigianali. Con l’Università di Firenze abbiamo fondato il laboratorio di ricerca Arco che si occupa di impresa sociale, sviluppo locale, valutazione», prosegue il presidente della cooperativa che oggi conta 9 soci lavoratori e 6 collaboratori. Tutti under 30, con l’eccezione di due senior advisor: «Essere giovani va bene, ma l’esperienza conta». Esattamente come è importante aver costituito una cooperativa e non una società qualsiasi. «Ha voluto significare privilegiare il lavoro rispetto al capitale, incentivare tutti a dare il proprio apporto stando sul campo, intrecciando molteplici competenze e integrando discipline socio-economiche, sanitarie e umanistiche». Saperi che è bene, sottolinea ancora Tognetti, avere all’interno perché in questo modo possono contribuire a pensare la struttura e le modalità d’intervento. «Certo la partecipazione è costosa. Un decisore unico potrebbe sembrare una scelta più rapida, ma poi se scopri i benefici della condivisione ti rendi conto che ripagano ampiamente». Un bilancio positivo che vale per l’interno e per l’esterno: «Anche i nostri clienti possono avvalersi di questa modalità operativa fondata sulla condivisione degli obiettivi».
Quanto al bilancio economico, la cooperativa ha avuto una fase di avvio durata un paio d’anni nella quale non c’è stata la possibilità di remunerare il lavoro («eravamo ancora studenti universitari e quindi facevamo affidamento al sostegno familiare»). Gradualmente però le cose hanno cominciato a migliorare grazie al versamento del capitale sociale da parte dei soci e dell’uso generalizzato del finanziamento (cioè del prestito da parte degli stessi soci nei confronti della cooperativa).
«Abbiamo scelto di non ricorrere a finanziamenti esterni o a soci sovventori, preferendo piuttosto il coinvolgimento diretto dei soci lavoratori». Dal 2009 però la musica, diciamo così, è cambiata e nel 2011 il fatturato ha superato i 400mila euro. Risultato che ha reso possibile l’apertura di un secondo ufficio italiano a Milano, che si è affiancato alla sede fiorentina: «All’inizio andavamo spesso nel capoluogo lombardo, ma certo essere presenti è meglio, vista l’importanza che la metropoli ha sia per quanto riguarda il profit che il non profit».

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