Non profit

I privati? Più costi e meno efficienza

Marco Bersani (Attac Italia)

di Redazione

L’acqua è un business che fa gola, perché dà rendite sicure attraverso «una bolletta ogni due mesi che garantisce liquidità monetaria. Un mercato appetibile perché è a domanda rigida. Per fare comprare un prodotto devo costruire una cultura attraverso la pubblicità. Mentre per l’acqua non ne ho alcun bisogno. È già una necessità». Inevitabile, quindi, secondo Marco Bersani, di Attac Italia, uno dei promotori del Forum dei movimenti per l’acqua, che susciti l’interesse delle multinazionali.
Vita: La privatizzazione è già un dato di fatto?
Marco Bersani: Il mercato privatizzato ad oggi in forme differenti è già all’interno delle gestioni di almeno metà del Paese. Perché quasi tutte le grandi multiutility hanno al loro interno chi Suez chi Veolia, o poteri forti nostrani, come Caltagirone, il sistema bancario e i fondi finanziari.
Vita: Spingere verso la privatizzazione è anche un modo per il governo e i Comuni di fare cassa…
Bersani: Da 15 anni lo Stato riduce i trasferimenti agli enti locali. Il patto di stabilità ogni anno è sempre più restrittivo. Le entrate degli enti locali arrivano dalle multe, dal consumo del territorio e dalla messa sul mercato dei loro monopoli. La progressiva privatizzazione dei servizi è in qualche modo obbligata per gli enti locali. È un elemento per fare cassa subito.
Vita: Si dice sempre: più privatizzazione più investimenti. È vero?
Bersani: I numeri, che arrivano da Coviri e dalla Fondazione Civicum di Mediobanca, dicono che prima della legge Galli, nel decennio 1986-1995 quando le gestioni erano municipalizzate, gli investimenti sulle reti idriche erano pari a 2 miliardi l’anno. Dal 1996 al 2005 con l’avvento delle spa e l’ingresso dei privati gli investimenti sono crollati a 700 milioni l’anno. La favola che il privato porta soldi non è vera. Basta guardare al caso Latina che ha dentro Veolia: diminuiscono gli investimenti ma aumentano le tariffe. I dati di Cittadinanzattiva svelano che le tariffe sono aumentate negli ultimi dieci anni del 68% mentre l’inflazione è cresciuta del 22%. E anche sulla dispersione non ci sono stati miglioramenti, proprio per la mancanza di investimenti.
Vita: Però se il privato non funziona anche il pubblico non sembra meglio…
Bersani: Se il pubblico è inefficiente la risposta non è il privato. Non diciamo di tornare al pubblico come lo conoscevamo. Per noi la gestione pubblica è una condizione necessaria ma insufficiente. Se per 20 anni è passata l’idea che l’acqua si poteva mettere sul mercato senza che i cittadini si sentissero espropriati è perché il pubblico è stato distante dagli interessi dei cittadini. L’acqua va gestita in maniera pubblica ma attraverso una gestione partecipativa dei cittadini e delle comunità locali.

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