Innovazione
I primi sei mesi di Borgo Digani, dove il welfare è per tutti
Il centro multiservizi nella città metropolitana di Bologna, hanno preso avvio diverse attività, da una comunità alloggio per persone con disagio psichico, all'agriturismo per l'inclusione lavorativa. Si tratta di un luogo aperto al territorio, che vorrebbe contaminarlo e farsi contaminare
A Borgo Digani, ormai, fervono le attività. Il centro multiservizi, realizzato ad Argelato – nella città metropolitana di Bologna – con un progetto della Fondazione Carisbo, è stato inaugurato alla fine dello scorso anno (qui l’articolo); ora Chiara Ricciardelli, presidente della cooperativa sociale La Venenta, una delle quattro realtà che costituiscono la Società di tipo consortile che gestisce la struttura, tira le prime somme sul lavoro svolto.
Ricciardelli, com’è la giornata tipo a Borgo Digani?
Trattandosi di un centro multiservizi, ci sono varie attività all’interno del complesso immobiliare. Quando si entra dal cancellino pedonale, ci si può dirigere o in quello che era l’ex fienile, dove ora al piano terra è un agriturismo in cui vengono sviluppati progetti di inclusione lavorativa, con un bar dove è possibile fare colazione oppure aperitivo e una cucina che prepara i pasti per il ristorante. Al primo piano, invece, si può andare verso la sala polifunzionale, che viene affittata a istituzione, aziende e convegni, in un’ottica di apertura verso il territorio e di incontro, in modo che anche realtà che si occupano di tutt’altro possano venire a contatto con noi e con quanto accade nella struttura.
L’idea iniziale prevedeva anche una comunità alloggio per adulti in carico ai servizi di salute mentale. È funzionante ora?
Certo, in un’altra zona del complesso, chiamata “Villa”. È una comunità alloggio a media intensità, dove attualmente sono ospitate 11 persone adulte (su 15 posti letto disponibili, ndr) in carico ai centri di salute mentale. La vita quotidiana della comunità inizia presto: il turno dell’educatore comincia alle sette del mattino, quando sveglia gli utenti, per fare colazione tutti insieme al piano terra. Poi, con l’aiuto degli operatori, le persone ospitate mettono apposto le loro camere e fanno delle piccole pulizie domestiche; questo aiuta a far acquisire – a seconda del livello di ciascuno – più competenze possibile agli adulti seguiti, in prospettiva di una vita autonoma, o comunque più autonoma, nel futuro. L’idea è quella di creare le condizioni per cui ogni persona possa provvedere a sé stessa, sia dal punto di vista igienico e sanitario, che della gestione del proprio spazio, quindi la camera col bagno e le parti comuni.
Quali sono le parti comuni?
La cucina, il salotto, la zona relax, l’area dove vengono svolte le attività e la biblioteca. Dopo aver sistemato gli spazi, ci si prepara alle uscite. A seconda della giornata ci sono degli appuntamenti, che possono essere visite specialistiche, magari con l’assistente sociale o con lo psichiatra, oppure impegni personali. Si frequenta il centro socio-occupazionale, dove si fanno varie attività, dal giardinaggio al laboratorio tessile, fino ad arrivare alle attività in cui utilizziamo l’arte per esprimere emozioni che a parole non riescono a essere raccontate.
Come continua la giornata al Borgo?
Gli operatori – di solito sono sempre in due – e gli utenti preparano insieme i pasti e si mangia tutti insieme nei tavoli al piano terra, poi si riordina la cucina e ci si prepara al momento del riposo o attività di relax. Alle 16:30 c’è la merenda, poi si va nei paesi limitrofi, cambiando meta a seconda della giornata. Se c’è un mercato, per esempio, si fa un giro tra le bancarelle oppure, se qualcuno ha bisogno di fare acquisti, va in un negozio. Alla sera si torna in struttura per la preparazione della cena, dopo la quale si riassetta e ci si prepara per la notte.
Tiriamo un po’ le somme di quanto è stato fatto sinora?
Siamo ancora in fase di avvio: le attività previste sono svariate, perché gli spazi sono tanti. Stanno via via partendo, ma abbiamo scelto di dedicarci a una alla volta, per averne più cura possibile, perché tra la fase di ideazione e quella di realizzazione e implementazione vengono sempre alla luce aspetti concreti che non si erano valutati prima. Ci siamo dedicati da gennaio a maggio alla comunità alloggio, che sicuramente è il servizio più delicato e complesso, che va svolto con la direzione sanitaria di Bologna per le malattie mentali e le dipendenze patologiche. A marzo è partito l’agriturismo, dove l’obiettivo è preparare pasti sani, con materie prime a chilometro zero, ma soprattutto fare inclusione lavorativa, quindi dare l’opportunità a persone in situazione di fragilità di fare esperienza di formazione, tirocinio o lavoro vero e proprio. Ora ci concentreremo sull’avvio dei tre appartamenti nell’ex fienile dedicati a persone in carico ai servizi di salute mentale, ma con un livello di autonomia maggiore rispetto alla comunità alloggio e quindi con un’intensità educativa più bassa. Parallelamente ci occuperemo di promuovere la sala polifunzionale per le aziende del territorio: vogliamo far conoscere il luogo, fare in modo che venga frequentato e far partire collaborazioni, o anche solo consapevolezze e arricchimenti reciproci.
Foto fornite dall’ufficio stampa di Fondazione Carisbo
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