Cultura

I preti sociali: «Impariamo dai dj a parlare ai giovani»

Secondo un sondaggio, infatti, i dj influenzano il 57% dei giovani, i preti solo il 13%

di Gabriella Meroni

I sacerdoti dovrebbero piantarla di usare l’ecclesialese e ”andare incontro ai giovani usando il loro linguaggio”, come raccomanda don Mazzi, anzi ”il prete dovrebbe sapere imitare il dee-jay”, si spinge piu’ in la’ don Felice Riva. Si tratta di un vero e proprio rovesciamento di ruoli, piuttosto, per i re delle discoteche, visto che ormai ”la figura del dee-jay puo’ sembrare a volte quella di un sacerdote -dice il leader dei deejay Linus- perche’ da un pulpito fa una sorta di predica”. Il parallelo fra ”il grado di influenza” di preti e rapper sui giovani e’ stato studiato dall’agenzia di comunicazione Klaus Davi, che in un sondaggio rileva come il livello di influenza dei dee-jay sui ragazzi rasenta il 57% mentre quello dei sacerdoti si attesta sul 13%. ”Il che significa -si legge in una nota dell’agenzia- che i veri sacerdoti moderni per i giovani sono i dee-jay”. ”Forse i ragazzi ascoltano i dee-jay -dice don Gino Rigoldi- perche’ hanno difficolta’ ad avere un dialogo con un sacerdote, dato che partono dal presupposto che noi preti non diciamo nulla. A volte non ascoltiamo e parliamo, mentre loro hanno bisogno di ascolto. Quanto ai dee-jay, certo ascoltano, ma non danno risposte e o le danno terrene, senza neppure sfiorare la ‘cappa dell’infinito”’. ”Per attrarre i ragazzi -dice don Mazzi- i sacerdoti dovrebbero uscire dalla Chiesa e smettere di aspettarli, adoperare il lor linguaggio. E’ piu’ facile che sia il Papa ad andare allo stadio, ad ascoltare i cantanti, a parlare di internet o di televisione piuttosto che i sacerdoti. I preti devono trovare la capacita’ di testimoniare, di essere credibili, piu’ affascinanti, aprire una comunicazione moderna proprio come i dee-jay”. ”Il prete -dice don Felice Riva, dell’Opera don Guanella- deve proporsi al giovane proprio come il dj, trasmettendogli la carica positiva, la gioia, l’equilibrio e la serenita’ tipici del dj. Il prete deve saper stare vicino ai ragazzi, soprattutto in un momento come questo di assenza dei genitori”. La spiegazione, secondo il famoso dee-jay Linus, sta nel fatto che ”i dj affascinano i giovani perche’ siamo in un’epoca in cui tutti vorrebbero avere i famosi quindici minuti di notorieta’ e per averla ci sono molte strade: quella del dee-jay sembra piu’ vicina”. Fabiana di Radio 105 aggiunge che ”i ragazzi si confrontano piu’ facilmente con i dj o con quelle figure che lavorano a stretto contatto con loro” ma non e’ vero ”che i ragazzi ascoltano i dj piu’ dei preti”. ”Forse i sacerdoti dovrebbero attirare di piu’ i ragazzi con attivita’ collettive, che dimostrino quello che predicano e che siano attivi in mezzo ai giovani, che parlino di religione e di Dio ma usando una comunicazione diversa”. Il sondaggio non ne parla, ma la Chiesa italiana promuove da pochi mesi l’attivita’ di una discoteca a Lodi, nei pressi di Milano, che rappresenta il primo ”oratorio notturno” italiano e dovrebbe fare da apripista per altri spazi educativi per ”il popolo della notte”. Al locale ”M’interessi”, infatti, meta crescente di frotte di ragazzi dai primi week-end dello scorso ottobre, si alternano alla consolle dee-jay professionisti e rapper, mentre ballano o parlano o mangiano i ragazzi della parrocchia di don Emanuele Brusati e i loro amici. Chi vuole, trova gli animatori dell’oratorio e puo’ avvicinare degli educatoriri. Su tutto, l’egida del Servizio pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana.


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