Welfare

I poveri possono aiutare i poveri? Sulla carta no. E invece…

Le pratiche generative sono esperienze dove non è chiaro chi aiuta e chi è aiutato, se insieme “si aiutano”, se il pendolo del potere riesce a valorizzare la forza e la fragilità di ogni persona. Se il valore dipende dalle persone anche i poveri possono sperimentare la gioia di dare senza dover ricevere. Poter dare significa poter contare, esserci, rivendicare dignità e capacità

di Tiziano Vecchiato

«C’è più gioia nel dare che nel ricevere». È un invito rivolto ad ogni persona, per portare al limite la sfida e chiedere a tutti di sperimentarla, anche a chi pensa di non poterla affrontare. Le ragioni sono semplici: può dare chi non ha? Chi è povero? Chi ha bisogno di ricevere? In teoria no, ma non è detto.

Nelle pratiche generative non è così. Sono esperienze dove non è chiaro chi aiuta e chi è aiutato, se insieme “si aiutano”, se il pendolo del potere riesce a valorizzare la forza e la fragilità di ogni persona.

La soluzione del problema non è quindi necessariamente a senso unico. Quando il valore dipende dalle cose è normale che sia così, ma se il valore dipende dalle persone anche i poveri possono sperimentare la gioia di dare senza dover ricevere. Poter dare significa poter contare, esserci, rivendicare dignità e capacità.

Si può dare ogni giorno nella normalità delle relazioni rendendo semplice e immediato tutto quello che potrebbe invece trasformarsi in relazione di forza tra chi può dare e chi deve solo ricevere. Per questo non è facile dare senza che il dono si trasformi in qualcosa di innaturale. Le pratiche generative cercano che non sia così e fanno di tutto per bonificare le relazioni dai pregiudizi del potere, dai blocchi culturali che condannano il povero a vivere la povertà come deprivazione materiale e come dipendenza esistenziale.

Nel tempo, e troppo spesso, è diventata cronicità, consuetudine che impedisce di rivendicare il diritto di poter dare. Le azioni a corrispettivo sociale sono un antidoto contro questo rischio e sono un potenziale a disposizione per bilanciare i rapporti di potere, renderli generativi così che “dare e ricevere” possano diventare bene a disposizione di tutti. Il poco può cioè diventare tanto, le risorse a disposizione possono trasformarsi in investimento moltiplicativo di valore sociale, gioia di dare e ricevere nei sistemi territoriali di welfare.


Dalla rubrica “Welfarismi” del numero del Magazine di aprile
*Tiziano Vecchiato è direttore della Fondazione Zancan

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