Welfare

I posti vuoti? Sono 50 mila

Le aziende cercano, ma non trovano. Perché gli italiani certi mestieri li rifiutano. E allora ha ragione Fazio quando dice che gli immigrati sono una risorsa: il 2% del Pil

di Francesco Maggio

Altro che rubare il lavoro agli italiani, drogare la concorrenza e altre corbellerie del genere. Se non ci fossero loro, gli immigrati extracomunitari, molte nostre aziende non riuscirebbero a tirare avanti, ad approvvigionarsi di manodopera e, probabilmente, dopo un po’ sarebbero costrette a chiudere. Perché, per un motivo o per un altro, è ormai un dato di fatto che gli italiani disposti a “sporcarsi le mani”, a fare i cosiddetti mestieri “umili” sono sempre meno e quelli che ci sono bisogna andarli a cercare con il lanternino. Gli ultimi dati Unioncamere sui fabbisogni professionali delle imprese sono decisamente eloquenti al riguardo: per il biennio 1999-2000 le aziende, in particolar modo settentrionali e di piccole dimensioni (con meno di 50 dipendenti, cioè) prevedono di effettuare 820 mila nuove assunzioni che, a fronte di uscite dal mercato del lavoro stimate in 616 mila addetti, dovrebbero far registrare un saldo positivo di oltre 200 mila unità, pari al 2,2% del totale degli occupati dipendenti. D’altro canto, però, le stesse imprese dichiarano di incontrare serie difficoltà a reperire almeno un terzo delle figure professionali ricercate, soprattutto quelle meno qualificate nei settori delle costruzioni, dei trasporti, del commercio, della lavorazione dei metalli, dei servizi alle imprese, in campo turistico-alberghiero. In sostanza, muratori, autisti, facchini, operai, addetti alle pulizie, camerieri. Per questo esse prevedono di assumere fino al 25% di personale extracomunitario che, nel biennio in questione corrispondono alla bella cifra di circa 200 mila nuove entrate e ad un saldo positivo di 50 mila unità. Al bando dunque logori quanto infondati luoghi comuni e ben vengano moniti autorevoli come quello del Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio che a Loreto, nel corso del secondo meeting sull’integrazione, senza mezzi termini ha definito l’immigrazione «una risorsa da inserire e integrare come fonte di ricchezza e di sviluppo economico e sociale per il nostro sistema». Ma a quanto ammonta questa ricchezza? È possibile fare una stima, seppur approssimativa? All’associazione “Nessun luogo è lontano” ci hanno provato e i risultati, presentati anch’essi a Loreto, sono davvero sorprendenti. «Rielaborando i dati Inps sul numero di lavoratori dipendenti extracomunitari iscritti all’ente previdenziale», afferma Concetta Maria Vaccaro, responsabile dell’ufficio studi dell’associazione, «abbiamo valutato in 37 mila miliardi di lire, pari a circa il 2% del Pil, il contributo che il lavoro degli extracomunitari dà alla produzione di ricchezza nazionale. Ma altrettanto prezioso», aggiunge subito la ricercatrice, «è l’apporto che essi danno alla collettività sotto il profilo del riequilibrio demografico visto che il 71% degli extracomunitari presenti nel nostro Paese è compreso nella fascia d’età che va dai 19 ai 40 anni». Un dato che acquista ancor più significatività se si tiene conto delle recenti proiezioni Eurostat secondo le quali nel 2025 quattro delle cinque Regioni più anziane d’Europa saranno italiane (Liguria, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana) mentre fra le dieci più giovani non ne figurerà neanche una. Con buona pace delle nostre casse previdenziali, a serio rischio di bancarotta, se non giungessero dall’Inps segnali confortanti che prevedono per il ventennio 1990-2010 circa 70 mila miliardi di versamenti previdenziali degli extracomunitari. «Infine», conclude la Vaccaro, «non bisogna dimenticare che gli extracomunitari forniscono un impagabile contributo in termini di cura prestato agli anziani, ai bambini, ai soggetti più deboli e con problemi di autosufficienza. Si tratta di lavori che, soprattutto nelle grandi aree metropolitane, vengono delegati agli immigrati i quali, contribuiscono così, a mantenere saldo una sorta di patto familiare e di solidarietà tra generazioni.». C’è ancora chi si azzarda a sostenere che l’arrivo degli extracomunitari nel nostro Paese vada scongiurato?


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