Non profit

I pirati affondano gli aiuti

Il Pam lancia il grido d'allarme: il 90% degli aiuti al Corno D'Africa arriva via mare, sempre più a rischio le missioni umanitarie

di Emanuela Citterio

Gli attacchi dei pirati nel Golfo di Aden stanno rendendo sempre più difficili le operazioni umanitarie in tutto il Corno d’Africa. È uno degli effetti collaterali della pirateria: il 15 aprile la Liberty Sun, attaccata a colpi di granate e armi da fuoco automatiche, trasportava un carico di aiuti umanitari del Programma alimentare mondiale (Pam), della ong Care e di altre organizzazioni internazionali, caricati in un porto del Sudan e diretti a Mombasa in Kenya. L’8 aprile, il carico della Maersk Alabama battente bandiera Usa comprendeva 400 container di cibo del Pam per la popolazione del Corno D’Africa colpita dalla crisi alimentare ed è stato salvato per un pelo dall’intervento del cacciatorpediniere Usa USS Bainbridge.
Il 90 per cento degli aiuti diretti verso i Paesi del Corno d’Africa, colpiti dalla crisi alimentare più dura degli ultimi trent’anni, arrivano via mare.
Le navi con carico umanitario dirette verso i porti della Somalia hanno una scorta dal novembre del 2007 (attualmente fornita dall’Unione europea). Il problema è che il raggio d’azione dei pirati si è allargato e sta minacciando anche le navi dirette a Mombasa in Kenya e a Djibouti, i due porti di riferimento del Programma alimentare mondiale. «Se i pirati dovessero continuare a colpire le navi dirette a Mombasa, nei prossimi mesi vedremo la fame colpire milioni di persone a causa dei ritardi nella fornitura di aiuti alimentari» afferma il portavoce del Pam Peter Smerdon.
Quest’anno il Pam dovrebbe portare aiuti a 3 milioni e mezzo di persone in Kenya, a 3 milioni e mezzo in Somalia e a 970mila abitanti della regione Karamoja nel nord-est dell’Uganda, dove la siccità e l’impennata dei prezzi dei prodotti alimentari stanno diffondendo fame e malnutrizione fra le popolazioni locali.
Per mettere una pezza sul problema, il Pam starebbe espandendo la capacità di stoccaggio dei suoi magazzini nel porto di Berbera, nella regione del Somaliland, che si è auto-dichiarata indipendente all’interno della Somalia. Ma il portavoce dell’autorità portuale ha fatto sapere che al porto non c’è più posto e che tutti i magazzini sono già pieni e ha suggerito al Pam di costruire magazzini mobili in un’altra parte della città. Cosa che, secondo la stampa locale, il Pam starebbe già facendo, con la costruzione di enormi magazzini per stoccare il cibo nella parte sud-ovest della città somala.
Gli espertii dicono le organizzazioni umanitarie più piccole possono fare poco a breve termine per ridurre i rischi. Ma ritengono che una rinnovata attenzione alla Somalia potrebbe facilitare anche le operazioni umanitarie se andrà diretta alle radici del problema, tra cui la mancanza di alternative dei giovani e in generale della popolazione locale che appoggia le operazioni dei pirati.
«Il problema della pirateria che monopolizza i mass media internazionali è sintomatico di questioni più profonde che non sono state affrontate dalla caduta del governo (di Siad Barre)nel 1991» afferma Robert Maletta, consigliere politico di Oxfam. L’ong ha chiesto ai donatori di concentrare i loro sforzi per garantire l’accesso all’acqua potabile, per far fronte alla carenza di generi alimentari e per contrastare le violazioni dei diritti umani. «È urgente che la comunità internazionale impegni i propri mezzi per aiutare i milioni di persone che sono in condizioni di bisogno» sottolinea Maletta.
Durante la conferenza dei donatori organizzata il 22 aprile dalle Nazioni Unite, dall’Unione africana e dall’Unione europea a Bruxelles, la comunità internazionale ha messo a disposizione della Somalia, per il sostegno della missione dell’Unione Africana (Ua) Amisom, il rafforzamento delle forze di sicurezza somale, la cooperazione internazionale e la lotta alla pirateria, 213 milioni di dollari (163 milioni di euro). L’esistenza di un non-Stato come la Somalia, con il governo che non ha il controllo del territorio, è una delle “radici del problema” che la comunità internazionale ha il compito di affrontare.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA