Non profit

I pionieri dell’intercultura 2.0

In una scuola superiore milanese 25 ragazzi raccontano, con telecamera e microfoni, la Milano multietnica grazie a un progetto pilota messo a punto dall'ong Acra e dall'associazione Nocetum

di Daniele Biella

Si chiamano Gabriel, Celine, Gianluca, Gabriele, Luca, hanno tra i 16 e i 20 anni, abitano a Milano e dintorni e sono teenager italiani, stranieri e seconde generazioni: sono loro i protagonisti di uno dei più riusciti progetti pilota a livello nazionale di “intercultura 2.0”, ovvero l’educazione alla diversità promossa nelle scuole applicata alle tecnologie e ai nuovi media. a lanciare l’iniziativa “Questo è il mio paese” l’organizzazione non governativa Acra, l’associazione nocetum e la scuola superiore Itsos Albe Steiner, in zona Mazzini- Corvetto, sud est del capoluogo lombardo, che hanno vinto un bando di Fondazione Cariplo.

«Almeno 25 ragazzi, telecamera e microfono alla mano, cercano in città storie di forte impatto sociale e le divulgano attraverso la voce dei protagonisti», spiega Giordano Golinelli, consulente di Acra e coordinatore del progetto. È lui, con Giuliano Ciarambino, docente Itsos di Linguaggio e storia del cinema, e gli studenti a scegliere le storie migliori che, una volta intercettate, vengono realizzate e poi montate su video, che viene riversato sul blog ufficiale del progetto, Milano 2.0. Un sito vivace, pieno di contenuti che riesce a muovere massa critica fra i ragazzi su temi “difficili”.

«Il più seguito, per esempio, è quello di una ragazza egiziana della scuola che racconta la sua esperienza quotidiana con il velo e l’immagine che gli altri hanno di lei», spiega Golinelli. «Mi ha emozionato l’intervista a una donna del Senegal che, dopo anni in Italia, è tornata in patria e da lì, trovato quel lavoro che in Italia mancava, mantiene il marito e i figli rimasti qui», spiega Celine Beranger, 18 anni. «Di solito sono molto riservata, ma con il microfono alla mano sono riuscita a relazionarmi con lei e altre persone in un modo che non conoscevo», spiega la ragazza. Gli studenti coinvolti nel progetto lavorano a piccoli gruppi, ognuno dei quali comprende giornalisti e videomaker.

Uno dei video prodotti dai ragazzi di Milanoduepuntozero

«Mettersi a confronto con il diverso non è facile, in questo modo mi sono interessato a problemi che neanche mi immaginavo», spiega Gabriel Reyes, 19 anni, ecuadoriano da sette anni in Italia. «Io sono entrato nel progetto quasi per caso, ma ora considero una fortuna far parte di questo gruppo e poter realizzare questi video», ragiona il 17enne Gabriele Giannini, che assieme al prof Ciarambino monta i filmati realizzati, per esempio, da Gianluca Colombo, 19 anni: «Quando ho parlato a casa di questa iniziativa ho visto i miei molto contenti e interessati, non me l’aspettavo», racconta. «Il trattare temi sociali con questi ragazzi, facendoli sentire protagonisti, tocca un punto nevralgico della loro crescita, soprattutto perché siamo in una delle superiori più multietniche di Milano, con il 25% di studenti di origine straniera», analizza Ciarambino. L’iniziativa potrà essere l’apripista livello nazionale? «Sì, l’importante è recuperare i fondi: c’è da rimboccarsi le maniche», chiosa Golinelli.
 

Il servizio è sul numero di Vita in edicola. Lunedì 13 maggio i giovani reporter hanno visitato la redazione di Vita.

 


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