Prevenzione

I pericoli dei disturbi della nutrizione svelati agli studenti dell’istituto Ravizza di Novara

Il progetto “The Image Dilemma” si è chiuso oggi. L'iniziativa dell'associazione Animenta ha potuto contare sul supporto di Fondazione De Agostini e Fondazione Comunità Novarese. In Italia circa 3,6 milioni di persone hanno disturbi legati all'alimentazione e nutrizione

di Redazione

Questa mattina all’Istituto professionale di Stato “Giuseppe Ravizza” di Novara si è svolto l’evento conclusivo del progetto “The Image Dilemma”, dal titolo “Let’s talk together”, che ha coinvolto circa 140 ragazze e ragazzi del biennio e ha visto la partecipazione di Valeria Vedovatti, content creator conosciuta per il suo ruolo sui social media e per essere guarita da un disturbo del comportamento alimentare – Dca, su cui l’iniziativa intende sensibilizzare i giovani e più in generale i cittadini. Il progetto è realizzato da Animenta, associazione non profit che dal 2021 si occupa di Dca, la quale ha potuto contare sul supporto di Fondazione De Agostini e Fondazione Comunità Novarese.

Quello odierno rappresenta il momento finale di un percorso di cinque incontri da due ore ciascuno che, da novembre 2024 a febbraio 2025, ha visto protagoniste due classi dell’Istituto Ravizza con il coordinamento e la supervisione di Laura Montanari, vicepresidentessa di Animenta e psicologa clinica. La conduzione è stata affidata a Chiara Mistretta, associata di Animenta e laureata in Scienze psicosociali della comunicazione. Il tema sviluppato è stato quello dei Dca e delle tematiche correlate, quali l’insoddisfazione corporea, il ruolo dei social media nella percezione di sé e l’impatto di tutto questo sulla salute mentale.

I disturbi dell’alimentazione e nutrizione – Dan, comunemente noti come Dca, sono patologie multifattoriali complesse che in Italia riguardano circa 3,6 milioni di persone. Per la maggior parte sono adolescenti, prevalentemente di genere femminile; è in aumento l’insorgenza anche nel genere maschile. Ecco perché è sempre più importante investire sulla prevenzione: l’intercettazione precoce della malattia determina una prognosi migliore nelle persone che la affrontano, ed è in forza di ciò che le due Fondazioni hanno deciso di sostenere il progetto di Animenta, il quale rappresenta una proposta concreta che coinvolge le scuole, gli studenti e i loro genitori per attivare strumenti di riconoscimento tempestivo di queste malattie e incentivare la creazione di una rete di ascolto, aiuto e supporto ai giovani.

Un momento dei leboratori che si sono svolti all’Istituto professionale Ravizza

Oggi l’attenzione è stata catalizzata su famiglie e docenti, che sono stati informati su campanelli d’allarme, fattori di rischio, professionisti di riferimento e risorse territoriali per accrescere gli strumenti di riconoscimento tempestivo di queste malattie. Non a caso, i progetti di Animenta agiscono in un’ottica sistemica e coinvolgono destinatari diretti ed indiretti.

«Abbiamo supportato Animenta e il progetto “The Image Dilemma” perché la nostra Fondazione è attenta al benessere dei giovani e in costante ascolto dei loro bisogni e

difficoltà», spiega Marcella Drago, segretario generale di Fondazione De Agostini. «Durante l’adolescenza, i modelli estetici imposti dai social media giocano un ruolo cruciale nello sviluppo dell’identità e nell’accettazione del proprio cambiamento fisico, fino anche a portare a disturbi del comportamento alimentare. La scuola ha un ruolo fondamentale nell’intercettare questo disagio e nell’affrontarlo attraverso l’informazione e la prevenzione. Ringrazio Animenta per la competenza con cui ha condotto gli incontri e Fondazione Comunità Novarese per avere condiviso con noi l’urgenza di affrontare questa tematica».

«Siamo fermamente convinti del valore del progetto, che nasce per creare momenti di ascolto, confronto e accoglienza per chi, durante una fase già complessa come l’adolescenza, si trova ad affrontare un disturbo del comportamento alimentare», commenta invece Gianluca Vacchini, direttore generale di Fondazione Comunità Novarese. «Siamo consapevoli sia del numero di casi in aumento sul nostro territorio, sia dell’età che tende sempre più ad abbassarsi, quindi riteniamo fondamentale l’avvio, nelle scuole, di un percorso come questo. Il progetto nasce per agganciare i giovani e le giovani che fanno fatica ad affrontare apertamente questo tema e utilizza, per questo, metodi e strumenti che si pongono vicini al loro linguaggio, nella speranza che ciò apra un dialogo utile ed efficace. Siamo consapevoli che i casi più gravi abbiano necessità di altri tipi di interventi, ma qui si vogliono gettare le basi per costruire uno spazio comune di comunicazione e raffronto, con la speranza che l’esperienza del “Ravizza” sia solo la prima e che altri istituti vogliano cogliere questa opportunità».

«Da quattro anni Animenta si occupa di prevenzione e sensibilizzazione nelle scuole, e ogni anno abbiamo la conferma dell’importanza di dedicare spazio e tempo a queste iniziative per intercettare precocemente il disagio giovanile, nonché della rilevanza di un approccio dinamico, interattivo e creativo nella promozione della salute psicofisica delle persone, siano esse i giovanissimi o gli adulti di riferimento, quali famiglie e personale docente», dichiara la vicepresidentessa di Animenta, Laura Montanari. «Ringraziamo le Fondazioni per la volontà di creare questa sinergia e l’Istituto per l’accoglienza e l’impegno dimostrati nel portare avanti questo progetto».

«Lavorare con gli adolescenti è un’esperienza profondamente arricchente», sottolinea Chiara Mistretta, conduttrice del progetto. «Ogni volta che entro in aula, la mia speranza è quella di lasciare in loro un piccolo segno, qualcosa che possa accompagnarli nel loro percorso di crescita. E ogni volta mi rendo conto che questo scambio non è mai unilaterale. Anche io imparo da loro: dalla loro curiosità, dalle loro domande e dalla loro capacità di mettersi in gioco con autenticità. Grazie a questo progetto, ho avuto l’opportunità di seguire due classi all’interno di un percorso di cinque incontri, osservando la loro evoluzione e il modo in cui, insieme, abbiamo costruito qualcosa di bello».

«Per la scuola si è trattata di una nuova collaborazione rispetto a un progetto di sensibilizzazione e prevenzione dei disturbi alimentari, rivolto ai nostri allievi che si trovano in una fascia d’età estremamente delicata, soggetta a un continuo bombardamento di immagini provenienti dalla frequentazione dei social media. In età evolutiva, ciò può produrre gravi distorsioni nella percezione di sé», è il parere di Fulvia Carbonera, dirigente scolastica dell’Istituto Ravizza. «Il progetto si inserisce, quindi, in un percorso di educazione alla salute e a corretti stili di vita, in coerenza con le linee caldeggiate dallo stesso ministero dell’Istruzione e del Merito in appoggio al ministero della Salute. Inoltre, soprattutto per la classe del Sociosanitario, destinataria del progetto, e per le seconde dell’indirizzo Enogastronomico, coinvolte nella giornata di oggi, il tema rientra nei percorsi didattici, perché si intreccia con le mete di apprendimento disciplinari, e converge nell’azione formativa utile alla costruzione del profilo educativo e professionale degli allievi».

«Le due classi coinvolte, la 2A Ss e la 2A Sc, rispettivamente dell’indirizzo Servizi per la Sanità e l’assistenza sociale e Servizi commerciali, hanno seguito con interesse la serie di incontri tenuti dagli esperti di Animenta», aggiunge Silvia Pitoni, docente di Discipline sanitarie. «Si sono sentiti ascoltati e liberi di fare domande, facendo emergere il loro bisogno di confrontarsi tra pari e adulti. La visione di cortometraggi ha funzionato da esperienza generatrice e attivatore di un percorso di conoscenza rispetto al tema dei disturbi del comportamento alimentare, mentre l’attività laboratoriale, improntata alla creazione di un opuscolo informativa cartaceo o digitale, ha reso la partecipazione attiva e focalizzata».

Credit: foto dell’associazione Animenta

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