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I pensionati Cisl rilanciano il Fondo per la non autosufficienza

Obiettivo: "mettere la questione al centro dell'attenzione del Governo e del Paese, visto che il fenomeno interessa tutte le generazioni". Ecco come dovrebbe essere il Fondo

di Benedetta Verrini

La Federazione Nazionale Pensionati Cisl rilancia una proposta per la non autosufficienza. “La difesa del potere di acquisto delle pensioni e l’istituzione del fondo per la non autosufficienza sono esigenze ineludibili, che la Fnp vuole mettere al centro dell’attenzione del Governo e del Paese, considerato che il fenomeno interessa trasversalmente tutte le generazioni”. Così Antonio Uda, responsabile dei pensionati della Cisl, al Consiglio generale della Fnp che ha approvato una proposta organica e compiuta sulla non autosufficienza, da offrire in primis alla Cisl, “affinchè diventi patrimonio dell’intera organizzazione” spiega una nota. Per Valeria De Bortoli, della segreteria nazionale della Fnp “non basta aver chiaro l’urgenza e l’indispensabilità del problema. Occorre fare una proposta con i punti strategici che caratterizzano il fondo stesso, ossia aver chiaro a chi è riservato, cosa deve sostenere, dove reperire le risorse”. CONTENUTI PROPOSTE FNP Natura e finalità del fondo. Il fondo sia e rimanga di natura socio assistenziale e non diventi sostitutivo di interventi, funzioni e servizi sanitari, che vanno salvaguardati dai LEA sanitari. Destinatari e livelli di gravità. Il fondo è rivolto a tutte le persone non autonome. Ossia persone che per una minorazione singola o plurima hanno subìto una riduzione dell’autonomia personale, così da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale. I criteri per l’individuazione e l’accertamento della non autosufficienza da parte delle Commissioni mediche, la loro definizione ed i livelli di gravità, si individuino tenendo conto dei criteri previsti dalla classificazione internazionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (O.M.S.), al fine di ricomprendere anche le condizioni socio economiche e familiari delle persone colpite, riconsiderate all’interno di un progetto complessivo di welfare. Copertura di prestazioni e servizi. Le risorse del fondo contribuiscano innanzitutto a: creare e rafforzare il numero e la qualità dei servizi socio assistenziali rivolti alle persone non autonome, privilegiando quelli rivolti a garantire la domiciliarità dell’assistenza; consentire alle famiglie di fruire dei servizi o di provvedere in proprio alle cure. Avvalendosi delle risorse economiche che il fondo assegna loro, all’interno del progetto personalizzato di cura; un sistema misto: utilizzo dei servizi forniti e dell’assistenza garantita in proprio; finanziare il costo della retta assistenziale per le persone istituzionalizzate in RSA, in Case Protette, in Case Famiglia anche per periodi temporanei; coprire i costi assistenziali, per chi fruisce dei centri diurni; assicurare la copertura dei contributi previdenziali ai componenti del nucleo familiare per i periodi in cui si fanno carico del congiunto; garantire ai familiari preparazione adeguata e sostegno necessario per svolgere l’impegno intrapreso; assicurare, attraverso servizi di sollievo, periodi di respiro alla famiglia; prevedere un rigoroso servizio di controllo sia sull’utilizzo delle risorse assegnate alle famiglie dedite alla cura, sia sulla qualità dei servizi erogati. Dotazione del Fondo e suo finanziamento. Il fondo nazionale, per la natura giuridica ed etica della gestione della non autosufficienza, sia alimentato prioritariamente dalla fiscalità generale, cui aggiungere le risorse previste dagli artt. 15 e 24 della legge 328/00 e quelle trasferite dallo Stato al territorio per le persone non autosufficienti. Nel processo di riordino degli emolumenti, così come previsto dalla 328/00, siano comunque garantiti i diritti acquisiti. Al raggiungimento dell’ammontare complessivo del fondo, concorra la fiscalità generale. Gestione. La gestione del fondo nazionale sia affidata al Ministero del Welfare d’intesa e con il diretto coinvolgimento della Conferenza unificata. Lo stesso Ministero attivi un servizio per il monitoraggio periodico dei bisogni e dei servizi necessari alle persone non autonome. Alle Regioni si affidi, come previsto dal nuovo titolo V della Costituzione, la gestione dei fondi regionali. Le OO.SS. più rappresentative siano sempre coinvolte nella concertazione e presenti negli organismi di verifica e controllo a tutti i livelli. Criteri di riparto. Il riparto del fondo nazionale tra le Regioni sia così governato e attuato: la quota ponderata contenga forti principi di solidarietà interregionale e si basi su proporzioni demografiche e socio economiche dei territori; per ridurre le differenze strutturali tra le diverse aree del Paese, si preveda l’istituzione di un fondo perequativo che realizzi riequilibrio e uniformità delle prestazioni. In Italia i disabili (in famiglia e nei presidi) sono poco più di 2 milioni e 800mila, conclude la nota Cisl. Oltre 2.600.000 (pari al 48,5 per mille della popolazione) ha dai 6 anni in su e vive in famiglia. Tra questi circa 2 milioni sono anziani, con prevalenze che aumentano progressivamente tra i molto-anziani. Le donne disabili anziane sono più di 1.700.000, gli uomini poco meno di 900.000. La perdita di autonomia funzionale tra le persone di 65 anni e più riguarda quasi un anziano su cinque. Dato l’incremento del tasso di invecchiamento della popolazione, nei prossimi 30 anni le spese per cure mediche saranno pari all’1,3% del PIL. Secondo l’O.M.S. in Italia l’attesa con disabilità è di circa 9 anni accompagnata da maggiori bisogni complessi, non lineari e non facilmente prevedibili. Un tale contesto di invecchiamento-cronicità-disabilità-complessità richiede un sistema di welfare attrezzato.


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