Volontariato

I “nuovi volontari” restano attivi anche dopo la pandemia

Migliaia di persone, spesso alla prima esperienza di impegno gratuito, si sono rese disponibili per la comunità durante il lockdown. Ora i Centri di servizio cercano in vari modi di non disperdere questa “eredità” lasciata dal Covid. I casi di Parma e Cosenza

di Redazione

In piena emergenza sanitaria si sono avvicinati per la prima volta al volontariato offrendo il proprio aiuto alle persone più fragili, con gesti semplici ma che in quel periodo sono stati fondamentali. Dotati di guanti e mascherine, hanno consegnato a domicilio spesa, farmaci e beni di prima necessità ad anziani, persone rimaste sole o in quarantena, o costrette a casa perché particolarmente a rischio di contagio; oppure hanno fatto loro compagnia a distanza, con un’assistenza specifica, intrattenimenti di ogni genere o semplicemente con delle telefonate.

Oggi questi neo volontari rappresentano una vera e propria “eredità positiva” lasciata dalla pandemia. La loro crescita è stata constatata da tutti i Centri di servizio per il volontariato: migliaia e migliaia di uomini e donne, spesso giovani, non provenienti dal mondo dell’associazionismo organizzato, o che non avevano mai avuto esperienza di impegno gratuito per la loro comunità.

Un patrimonio che i Csv cercano ora “capitalizzare”, affinché quella che molti hanno definito come una grande ondata emotiva di solidarietà non sia dispersa con il ritorno alla desiderata normalità.

A Parma, ad esempio, tanti di questi nuovi volontari, insieme a quelli “tradizionali” che possono tornare ad operare, saranno impegnati nel piano caldo previsto dall’amministrazione comunale. Giovani e meno giovani che, nell’ambito del progetto Parma welFare del Centro di servizio, continueranno a svolgere le mansioni sperimentate durante il lockdown per assistere la fascia di popolazione, spesso sola, che nei mesi estivi ha difficoltà a uscire per le normali commissioni, per colpa del caldo intenso, di varie patologie.

La sinergia tra amministrazione pubblica e terzo settore (la sede parmense del Csv Emilia è uno dei soggetti che collabora con il comune) è riuscita insomma a far tesoro di parte delle nuove energie attivate durante l’emergenza sanitaria per convogliarle sui tipici bisogni estivi. E l’eredità del Coronavirus è anche strumentale: oltre alle persone (sono 16 quelle già attivate per il piano caldo, di cui 9 nuovi volontari) anche i mezzi saranno gli stessi. Infatti, per gestire l’emergenza sanitaria il comune aveva attivato con il Csv e gli altri soggetti una piattaforma web tramite cui scambiare i dati e le informazioni relative alle persone da assistere. La stessa piattaforma viene utilizzata anche per il piano caldo, e anche i recapiti telefonici del comune sono quelli utilizzati durante il lockdown: 339 685 9982 o 0521 218970, che resteranno attivi fino al 15 settembre, 24 ore su 24.

Anche a Cosenza il Csv provinciale si sta adoperando perché le nuove energie non vadano perdute. Qui tra marzo e maggio sono stati 110 i cittadini che si sono attivati volontariamente per l’emergenza tramite il Centro. Di questi, 77 erano persone già impegnate in altre attività di volontariato, ma le cui associazioni di riferimento erano ferme a causa delle disposizioni governative; gli altri invece si erano avvicinati al volontariato per la prima volta nella vita.

Molti di loro attendono la ripartenza delle associazioni per impegnarsi in diversi ambiti, soprattutto con i bambini in ospedale o nei centri per minori, con gli anziani e gli immigrati. E proprio per non sprecare questa disponibilità il Csv ha avviato una serie di incontri motivazionali con i volontari e dei laboratori metterli direttamente in relazione con le associazioni. Il Centro darà anche un supporto tecnico a queste ultime su come poter usufruire, in modo corretto, delle nuove forme di volontariato in base al Codice del terzo settore. Informazioni: promozione@csvcosenza.it, 0984 464674. (Alessia Ciccotti, CSVnet)

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